Chi sale e chi scende
Flavio Briatore e quel canone ridicolo pagato dal Twiga allo Stato
Lo scontro tra l'imprenditore e Bonelli. Zaia che rischia di cadere tra due poltrone. La performance di Mentana. Le pagelle della settimana
CHI SALE
GABRIEL ATTAL
Eletto deputato solo sette anni fa, è stato scelto da Macron prima come portavoce, poi come ministro e ora come capo del governo. A 34 anni è dunque il più giovane premier (e anche il primo omosessuale dichiarato) della Quinta Repubblica. Il presidente francese si affida a lui – che come ministro dell’Istruzione ha vietato la tunica musulmana nelle scuole e ha ripristinato la bocciatura agli esami – per far dimenticare la durissima opposizione popolare al governo di Elisabeth Borne.
ENRICO MENTANA
Il Tg1 ha perso 336 mila telespettatori, ma tutti i telegiornali – dal Tg2 al Tg5 – hanno visto calare le loro percentuali di share. Tutti tranne uno, il Tg La7 dell’inossidabile Mentana – il recordman delle maratone televisive – che ha raggiunto al 5,8 per cento il tg della seconda rete Rai. Non ha i potenti mezzi dei concorrenti, però oggi è l’unico anchorman della tv italiana, uno dei pochi a non dare un sapore partigiano alle notizie di giornata. E se sbaglia, lo fa di testa sua.
PAOLO BENANTI
Un religioso alla presidenza di una commissione governativa non si vedeva da un pezzo, ma grazie alle polemiche dimissioni di Giuliano Amato il dossier italiano sull’Intelligenza artificiale sarà preparato sotto la guida di questo teologo francescano esperto di neuroetica, postumano, algoretica e algocrazia che tra utopia e distopia ha scoperto il paraferno, ha scritto un libro sulla «carne sintetica» e crede nel complotto gender. Anche l’Intelligenza artificiale sarà di destra?
CHI SCENDE
RENATO SCHIFANI
Chi pensava che con un governo amico l’ex presidente del Senato avrebbe trovato le porte aperte a Roma s’è dovuto ricredere. Il presidente della Regione Siciliana proprio non riesce a farsi ascoltare: il governo gli ha tolto un miliardo e 300 milioni di euro per destinarli al Ponte di Messina e il suo predecessore Nello Musumeci, ora ministro, gli ha negato lo stato di emergenza (e i conseguenti rimborsi) per gli incendi dell’estate scorsa. Uno sgarbo che ha il sapore della rivalsa.
LUCA ZAIA
Sei mesi fa il governatore leghista del Veneto si godeva il primo posto nella classifica Swg dei presidenti di Regione più graditi dai loro elettori (69 per cento di consensi), oggi rischia di cadere in mezzo a due poltrone. Non vuole prendere il posto di Matteo Salvini alla guida del partito, ma rischia di perdere anche quello a Venezia, visto che Giorgia Meloni è contraria al terzo mandato dei governatori (e ha già un nome per la successione: Luigi De Carlo, uno dei suoi fedelissimi).
FLAVIO BRIATORE
È difficile capire cosa abbia spinto un furbo comunicatore come Briatore a lanciarsi in una gara di insulti con il verde Angelo Bonelli («Sei uno scappato di casa», «E tu un cafone»). Perché nel botta e risposta poi viene fuori che oltre ad avere la residenza fiscale a Monte Carlo lui paga solo 23.984 euro di concessione demaniale per il Twiga, appena lo 0,29 per cento di un fatturato annuo di 8,2 milioni. Un clamoroso autogol, nel pieno della battaglia sulle concessioni balneari.