Dopotutto anche all’inferno c’è speranza

Sandman è una saga a fumetti e una serie televisiva di Neil Gaiman, bellissime entrambe. La scena che ci interessa avviene all’inferno, dove il protagonista Dream, il signore dei sogni, sfida a duello Lucifero in persona per riconquistare un prezioso oggetto che gli appartiene. La sfida viene chiamata The Oldest Game, il gioco più antico: ognuno fa la propria mossa dichiarando di essere un qualcosa che diventa molto concreto nel momento in cui si gioca. Se Lucifero diventa un lupo e quello viene trafitto dalla freccia del cacciatore immaginato da Dream, sanguinerà davvero, e Dream verrà intossicato dal veleno del serpente che uccide il cacciatore, e così via, aquila contro serpente, batterio contro aquila, andando di rilancio in rilancio. Quando Lucifero dichiara di essere l’anti-vita, e dunque la fine di ogni cosa, il duello sembra al termine. Ma Dream si rialza opponendo l’unica cosa che può sconfiggere la morte: Hope, dice, Speranza. E vince, perché persino all’Inferno c’è speranza.

Il gioco più antico è quello a cui giochiamo tutti i giorni, consapevoli o no, da quando eravamo bambini e dicevamo «facciamo che io ero», immaginandoci di diventare altro da noi. In senso positivo, il gioco è alla base della narrazione. In senso negativo, è alla base della politica così come la stiamo vivendo. «Facciamo che io ero» un difensore di bambini: ed ecco Pro Vita & Famiglia che credendo sul serio (forse) di salvare vite ne insidia moltissime, da quelle dei bambini nati dalla gestazione per altri e ridotti a pedine su una scacchiera a quelle di chi non rientra nel loro modello di famiglia (eterosessuale). Ancora. «Facciamo che io ero» la salvezza delle donne: ed ecco la ministra Eugenia Roccella che durante il G7 Pari Opportunità del mese scorso promette una rete contro i femminicidi aggiungendo che è bello che la riunione si svolga a Matera, perché «c'è infatti la possibilità che il nome Matera venga dalla parola mater e quindi abbiamo ritenuto che fosse significativo visto che parliamo di pari opportunità, di conciliazione e di violenza». Come dire, se non siete madri non ci interessate: e infatti negli ultimi giorni a morire sono state donne che madri non erano ancora o non potevano più esserlo, perché avevano 13, 18, 62 anni e sono state ammazzate in vari modi dai propri amici o ex: buttate da un tetto, trafitte da coltellate, annientate da un colpo d’arma da fuoco in testa. Del resto, è noto da tempo il pensiero della ministra in materia: un anno fa, dopo la morte di Giulia Cecchettin, invitò «le madri» a educare i figli maschi. Possiamo andare avanti, e il «facciamo che io ero» riguarda un ministro che promette di mettere al centro il decoro nella scuola mentre il suo governo riduce l’organico degli insegnanti di quasi seimila unità, o una premier che sostiene di governare un Paese in crescita mentre taglia il welfare.Allora, la cosa preziosa di oggi è quella che ci permette di mettere insieme passato, presente e futuro, ovvero Gli uomini pesce di Wu Ming 1, che esce per Einaudi, e racconta la storia di ieri (l’eccidio del Castello a Ferrara e la fila di persone che subito dopo corrono a iscriversi al fascismo repubblichino), di oggi (i fiumi in secca, la crisi ambientale, il post-covid). Quanto al futuro: ci ricorda che ne esiste uno, formulando la stessa parola di Dream che chiude il duello con Lucifero. Hope. Speranza.

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