La polizia ha il compito di garantire la tutela delle libertà costituzionali di tutti i cittadini, compresa quella di manifestare dissenso. Le cariche sono il derivato di un clima repressivo e autoritario che la destra-destra al governo alimenta

I fatt(acc)i di Pisa e Firenze. Succede, nell’Italia percorsa da tensioni sociali destinate a crescere ulteriormente, che durante i recenti cortei degli studenti pro-Palestina siano inopinatamente partite le cariche della polizia. E, così, chi deve tutelare l’ordine ha sfoderato i manganelli e picchiato durissimo, disseminando di feriti (e immagini terribili) le strade delle due città toscane. Un evento inaccettabile per uno Stato di diritto e democratico, dove la forza pubblica ha il compito di garantire la sicurezza di tutti i cittadini – ragazzi che sfilano inclusi – e la salvaguardia delle libertà costituzionali, tra le quali c’è anche quella di manifestare il dissenso.

 

E se si sono verificate delle deviazioni dei cortei dal percorso stabilito, gli agenti di Ps – da professionisti specializzati nel mantenimento dell’ordine pubblico anche in contesti difficili – avrebbero giustappunto il compito di far sì che tutto si svolga in maniera tranquilla. E non dovrebbero mai (dicesi mai…) farsi prendere la mano da risposte muscolari, ancor più perché si trovavano di fronte dei ragazzi pacifici, e non dei guerriglieri.

 

Non interessa in questo frangente quali fossero le posizioni sul conflitto in Medio Oriente rivendicate dagli studenti poiché, quand’anche – come potrebbe essere – non ci trovassimo d’accordo con alcune di esse, è loro assoluto diritto quello di professarle pubblicamente e di scendere in piazza per testimoniarle in modo non violento. Si chiama libertà di espressione, e rappresenta una conquista irrinunciabile della civiltà giuridica scaturita dal costituzionalismo liberale, nonché la condizione che fonda la convivenza in seno a una società pluralista.

 

Ovviamente nessuno pensa in questa sede di criminalizzare il corpo della Polizia di Stato, ma si sta discutendo di quello che si è presentato, al medesimo tempo, come un episodio specifico (che non avrebbe comunque mai dovuto avere luogo) e l’effetto di un clima autoritario e repressivo che si sta purtroppo facendo sempre più generale. A ogni livello, e sul quale – come evidente – si scaricano le concezioni e i riflessi pavloviani delle destre arrivate al governo.

 

Destra-destra, perfino più che destracentro, e ben lontano da quello che dovrebbe essere l’orientamento maggiormente equilibrato e pragmatico di un centrodestra autentico. Per giunta, si tratta di destre-destre in competizione fra loro e in campagna elettorale permanente, e quindi propense a cavalcare certi loro abituali (e pavloviani) cavalli di battaglia. E, infatti, non si può non notare come le voci governative che esaltano il ricorso al manganello siano le stesse che elargiscono bonus e sussidi alle categorie a loro più fedeli.

 

A essere precisi, inoltre, e per restare dalle parti di una cultura politica che si vorrebbe (come da autodefinizione) «conservatrice», il pestaggio di studenti inermi da parte di chi detiene il monopolio della forza per conto dello Stato – ovvero di tutti noi – non c’entra nulla con la visione di «law and order». Tanto da avere indotto un preoccupato presidente Sergio Mattarella a rivolgere nuovamente un appello alla saggezza, chiedendo di abbassare i toni e stigmatizzando ogni violenza verbale. Nell’auspicio che chi comanda adesso non faccia, come già altre volte, orecchie da mercante…