La propensione dei Fratelli d’Italia a inneggiare al Ventennio non è di oggi. E ci sono alcuni testi che forse dovrebbero leggere

"Simulacri e simulazione” è il titolo di un libro di Jean Baudrillard sui simboli e sui segni che Neo, nelle prime scene del primo “Matrix”, apre per estrarne un dischetto. Nel film, l’allusione è all’inganno di quella che crediamo realtà. Ai giorni nostri, Neo dovrebbe tirarci dietro tutto il libro imprecando e invitandoci a studiare.

 

Non si è ancora spenta l’indignazione su Gioventù nazionale e sulla propensione di alcuni suoi membri a inneggiare alle svastiche, ai nazisti e al principe Vlad: eppure, da qualche decennio, siamo pieni di simulacri che testimoniano esattamente la stessa propensione. Per esempio, abbiamo addirittura un mausoleo eretto ad Affile per celebrare un criminale di guerra, Rodolfo Graziani, il massacratore di Debra Libanòs, soprannominato «macellaio del Fezzan» e firmatario del “Manifesto della razza”. Fu il nostro impagabile Francesco “Flanders” Lollobrigida, allora assessore alla Regione Lazio, a volerlo e a finanziarlo nel 2012. Motivo: «Per noi della Valle dell’Aniene l’affetto per il generale Rodolfo Graziani è stato sempre un punto di riferimento». Per quel monumento vennero usati fondi che erano stati stanziati per altra destinazione: la riqualifica del parco di Radimonte e un generico sacrario «al Soldato». Il sindaco Ercole Viri disse però che «ad Affile quando si dice “il Soldato” si intende solo Graziani».

 

Ancora. Neanche il tempo di riprendersi per l’imposizione di un francobollo dedicato a Italo Foschi, squadrista ed entusiasta sodale dell’assassino di Giacomo Matteotti (proprio nel centenario di Matteotti: un tempismo, occorre riconoscerlo, notevole), che arriva la notizia della pioggia di milioni su Latina, nata come Littoria nel 1932 e simbolo culturale del fascismo. I milioni sono almeno otto, uno all’anno, secondo il disegno di legge proposto dal coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Nicola Calandrini: è stato approvato prima in commissione Bilancio e poi in Senato e prevede «ingenti finanziamenti pubblici, ma anche privati» da gestire attraverso la Fondazione Latina 2032, costituita dal ministero della Cultura e con la probabile partecipazione di Regione Lazio, Provincia e Comune di Latina. Quale sia «la serie imponente di iniziative» finanziate non è dato sapere: nei fatti, la faccenda odora di omaggio al Ventennio, pratica in cui Calandrini non è nuovo. Se oggi sul suo profilo Facebook posta, nel giorno che commemora la strage di Capaci, le immagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 2017 disertò la cerimonia dove si davano i loro nomi al parco comunale di Latina, prima intitolato ad Arnaldo Mussolini, dicendo che «la storia non si cancella».

 

Tutto questo risale a tempi recenti, ma basta guardare il sito di “Resistenze in Cirenaica”, che da anni conduce una battaglia culturale e politica sui nomi delle vie e delle piazze ancora intitolate a fascisti e criminali di guerra, per capire che non è possibile stupirsi sul flirt dei fratellini d’Italia con Adolf Hitler. Per questo, la cosa preziosa di oggi è “Gioventù degli antenati” di Alessandro Giammei, uscito per Einaudi. Un altro genere di gioventù, come si vede: una dotta, intelligente analisi che ci insegna a vedere che il fascismo è radicato nella cultura di cui ci sentiamo eredi, ma che i protagonisti stessi di quella cultura insegnano a difenderci dalle appropriazioni che il fascismo ne fa. Studiamo, maledizione.