Opinioni
1 ottobre, 2025Dalla sindaca di Rovigo che accosta Kirk a Matteotti alle celebrazioni con omissioni di Palma Bucarelli
«Corruzione autorizzata, il mafioso ufficialmente in Parlamento, l’evasore al governo, e in galera solo i ladri di pollame albanesi. Le persone per bene continueranno a votare per i furfanti perché non crederanno». Esattamente dieci anni fa, nel suo ultimo romanzo, Umberto Eco aveva visto lungo, ma si può ancora aggiungere qualcosa alla vicenda raccontata in Numero zero, che si svolge nella redazione di un giornale che non uscirà mai e ha come protagonista un ghostwriter fallito, Colonna.
Oggi di ghostwriters si può parlare in due modi: per esempio nell’inchiesta sconvolgente del documentario The Shadow Scholars (visibile nel Regno Unito) ripresa dal Guardian, dove si racconta di un’industria segreta di studiosi ombra soprattutto keniani, che scrivono saggi accademici e tesi di dottorato per gli studenti inglesi che li spacciano per propri. Sono bravissimi e molto più affidabili dell’Ia: ma, come dice uno di loro, «vogliono le nostre idee. Semplicemente non vogliono noi».
C’è un secondo modo, più grossolano e forse meno drammatico, di utilizzare le opere altrui, e ovviamente riguarda la destra italiana, che in questo weekend si gioca la partita delle Marche su cui ha investito tutto quel che poteva, promettendo soldi e mirabilia. Da Pordenone, per esempio, il solito ministro Giuli ha fatto sapere dell’investimento 2025 «di 54,8 milioni di euro a favore delle biblioteche e della filiera editoriale italiana», mentre, come si è già scritto, nella legge di bilancio 2025 si taglia con più foga dei disboscatori di alberi nelle periferie romane. «Non crederanno», diceva Eco, ma magari sì.
Almeno, non si dovrebbe credere a quel tipo di appropriazione indebita che si moltiplica da ultimo, e che riguarda la storia e la cultura. Non contenti di aver messo le mani su Tolkien, tocca ora a due antifascisti di provata fede come Giacomo Matteotti e Palma Bucarelli. Qualche giorno fa, infatti, la sindaca di Rovigo Valeria Cittadin ha accostato il deputato assassinato dai fascisti nel 1924 a Charlie Kirk, usando le parole di Matteotti medesimo («Uccidete me, ma l’idea che è in me non la ucciderete mai»). Paradossale, è vero: ma Cittadin è anche colei che voleva usare Bella ciao contro gli immigrati, che a suo parere andavano paragonati ai nazi-fascisti. Veniamo a Palma Bucarelli, straordinaria direttrice della Galleria nazionale di arte moderna a Roma dal 1942 al 1975, e a cui molto deve la storia dell’arte, e anche la Storia, dal momento che dal 1933 si oppose fieramente a Mussolini. Bene, nelle serate che oggi la Gnam, anzi Gnamc come si dice da ultimo, dedica a Bucarelli, di antifascismo non si parla. Si specifica, in comunicati e articoli, che era bella ed elegante. Ma antifascista no, figurarsi. Eppure, nel suo diario, annotò: «Mi convocarono alla Galleria Borghese […] per un incontro che Mussolini aveva fissato con tutti i soprintendenti d’Italia. Io però ero antifascista convinta; […] all’obbligo di indossare […] almeno il distintivo del fascismo, io rifiutai decisamente. Fui l’unica assente». Per questo, la cosa preziosa di oggi è Un luogo soleggiato per gente ombrosa di Mariana Enriquez, che esce per Marsilio nella traduzione di Fabio Cremonesi. In uno dei racconti, I miei tristi morti, si narra del fantasma di un ragazzo che bussa alla porta di tutti coloro che non gli hanno aperto nel giorno del suo assassinio. Il racconto è bellissimo, la storia dei fantasmi che protestano bussando agli uffici di tutti coloro che si appropriano delle vite altrui quantomeno auspicabile.
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