Opinioni
15 ottobre, 2025Nella classifica delle grandi aziende mondiali per capitalizzazione svettano Usa e Cina. L’Italia è fuori
Per avere un’idea degli equilibri economici del XXI secolo è molto istruttivo andare a vedere l’elenco delle più grandi imprese mondiali per capitalizzazione (ossia per il loro valore di mercato come da quotazioni borsistiche) e per profitti. Quello che emerge è un mondo dominato dagli Stati Uniti, e dai suoi colossi dell’High Tech, e, in misura minore, dalla Cina, mentre l’Europa appare tristemente frammentata e debole.
Delle più grandi 100 imprese ben 59 sono americane. E occupano quasi tutti i primi posti: le prime dieci sono solo a stelle e strisce tranne Saudi Aranco dell’Arabia Saudita e TSMC, il colosso dei semiconduttori di Taiwan. E le otto americane sono tutte imprese dell’High Tech del XXI secolo, nell’ordine: Nvidia, Microsoft, Apple, Alphabet (la casa madre di Google), Amazon, Meta (casa madre di Facebook), Broadcom (ancora semiconduttori) e Tesla. La dimensione di ognuna di queste imprese è spaventosa. Ai prezzi della scorsa settimana Nvidia valeva 4,3 trilioni di dollari.
Come termine di paragone, ricordo che tutto il debito pubblico italiano (ai cambi attuali) è di circa 3,6 trilioni di dollari, il 16 per cento in meno del valore della sola Nvidia. I profitti di queste imprese sono pure enormi: Alphabet, Apple, Microsoft e Nvidia stanno tutte sopra i 100 miliardi di dollari l’anno. Anche qui, come termine di confronto, ricordo che con i profitti di Alphabet (140 miliardi di dollari nel 2024) ci si potrebbe finanziare quasi tutta la spesa pubblica per la sanità in Italia (equivalente a circa 160 miliardi di dollari). Non ci si deve allora stupire se Biden, nel suo discorso di commiato alla nazione americana, ha segnalato i rischi per la democrazia derivanti dal potere dei giganti dell’High Tech e se Trump presta tanta attenzione ai leader di queste imprese.
Al secondo posto c’è la Cina con 13 imprese. Una buona prestazione, ma a prima vista la Cina resta ancora molto indietro, nonostante sia la più grande economia mondiale in termini di Pil a parità di potere d’acquisto (ossia correggendo per il diverso livello dei prezzi tra i vari Paesi). In parte però questo risultato riflette il fatto che molte imprese cinesi sono ancora di proprietà prevalentemente pubblica e non sono quotate in borsa o lo sono solo parzialmente. Se andiamo a vedere la classifica delle più grandi imprese in termini di profitto, invece che di capitalizzazione, troviamo che ben venti sono cinesi, ancora ben al di sotto delle 42 americane, ma lo squilibrio è nettamente ridotto.
E l’Unione Europea? Solo nove imprese stanno tra le prime cento. Di queste tre sono francesi, tre olandesi, due tedesche e una danese. La prima tra le europee è l’olandese ASML (che opera anche questa nel settore dell’High Tech), ma sta solo al ventinovesimo posto. La somma della capitalizzazione delle nove imprese europee è di circa la metà della capitalizzazione della sola Nvidia. Se non sono proprio dei nani, si tratta di pesi piuma, rispetto a un supermassimo, e di supermassimi gli USA ne hanno tanti. E l’Italia? Fuori classifica: nessuna nostra impresa tra le prime 100.
Se vogliamo competere coi colossi americani e cinesi occorre unire le nostre forze, cosa che purtroppo ci sembra ancora molto difficile da fare anche perché, non appena si parla di fusioni transfrontaliere in Europa, atavici istinti nazionalistici ci portano a gridare subito allo scandalo.
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