Opinioni
16 ottobre, 2025La prossima finanziaria indica una sola strada: la guerra. Con tanti saluti a welfare e crisi climatica
La rivolta morale dello scorso 4 ottobre si intreccia con la preoccupazione di dove stiamo andando a finire. Perché nel frastuono della guerra e della propaganda il governo Meloni ha varato il documento programmatico di finanza pubblica, propedeutico alla prossima manovra finanziaria. Che indica una prospettiva precisa: la guerra. È lì che vorrebbero portarci.
La manovra del governo segue le direttive del Patto di stabilità europeo, sempre valido per continuare a ridurre il welfare. Come se non fossero bastati dieci anni di macelleria sociale che hanno spalancato le porte a destre e populismi. L’austerità non si applica invece per le spese militari, che crescono come mai prima d’ora per assecondare il folle piano di riarmo europeo e le richieste della Nato di portare al 5 per cento le spese in rapporto al Pil. Un’economia armata che punta a riconvertire le nostre industrie per la guerra, con tanti saluti alla crisi ecologica, al lavoro e alla salute pubblica. Perché sia chiaro, un’economia del genere contribuisce a mettere a ferro e fuoco la Casa comune, usa poco lavoro e danneggia la salute di tutti e tutte.
Per l’Osservatorio sulle spese militari saranno addirittura 28 miliardi di euro in più sino al 2028 per l’industria della morte. E non veniteci a parlare di sicurezza. Se il governo fosse interessato affronterebbe le priorità del Paese, a partire da povertà e disuguaglianze, mai così gravi. Invece ha abolito misure utili nella lotta alla povertà come il reddito di cittadinanza. Oggi sono 6 milioni gli italiani in povertà assoluta, 1 persona su 3 è a rischio esclusione sociale. Disuguaglianze che crescono anche per l’impatto dei cambiamenti climatici e per le conseguenze della crisi ecologica che ci hanno reso uno dei peggiori Paesi per degrado ecologico e tra i più a rischio per emergenza idrica, consumo di suolo, riduzione della biodiversità e dissesto idrogeologico.
Il governo ignora la sofferenza di milioni di persone e continua a negare la crisi ecologica che minaccia salute pubblica, economie locali, territori e la vita delle prossime generazioni. Con la prossima manovra Meloni ha scelto di tagliare ancora sui diritti sociali e aumentare le spese per le armi, continuando a utilizzare il fisco in chiave regressiva invece che promuovere equità sociale. Andando contro due articoli della nostra Costituzione, l’art 3 e l’art 11. Due principi fondamentali che definiscono la nostra civiltà: uguaglianza dei diritti e ripudio della guerra.
Oggi sotto attacco per le scelte di un governo che preferisce compiacere gli interessi di Trump e Netanyahu, impegnati nel genocidio dei palestinesi e nella distruzione del diritto internazionale, piuttosto che rispondere ai bisogni degli italiani. Per impedire che risorse pubbliche vadano ad alimentare guerra, collasso climatico e insicurezza sociale, invece che servire all’interesse generale del Paese, è stata promossa a Piazza Capranica, vicino al Parlamento, una manifestazione per il 17 ottobre, giornata mondiale per l’eliminazione della povertà. A lanciarla la Rete dei Numeri Pari, la Campagna Stop Rearm Europe, la Rete No dl sicurezza, A pieno regime e le realtà sociali impegnate nel percorso “Le armi o la vita” verso la Cop30 sul Clima di Belém. Giustizia, ecologia e pace sono un nodo indissolubile per difendere la democrazia sotto attacco da parte di chi invece scommette su armi, guerre e inquinamento. Che la rivolta morale continui. È la nostra unica strada. Facciamo Eco!
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