Opinioni
29 ottobre, 2025Dall’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, all’uso dei musei. Istruzioni per non soccombere
I donghi possono digerire qualunque cosa, perfino la terra, il ferro, il cemento: «Cinque donghi si mangiano una persona in un minuto, tutto, ossa, vestiti, scarpe, denti, persino la carta di identità». I donghi sono esistiti nell’immaginazione del poeta e scrittore argentino Juan Rodolfo Wilcock. E forse, visto che la letteratura fantastica racconta il mondo, esistono davvero e oggi ci conviviamo, digerendo anche noi le dichiarazioni di lamentela e di governo della premier e dei suoi ministri. Sono troppe anche per lo stomaco di un dongo, in effetti, così finiamo con l’ignorarle: sorvoliamo sulle proteste della ministra Roccella sul fraintendimento delle sue parole, demandando il compito di raccoglierle ai benemeriti Meridiani Mondadori (che, come si sa, si occupano di classici). Un po’ più difficile sorvolare sull’approvazione dell’emendamento della Lega sull’educazione sessuo-affettiva al ddl Valditara, che in soldoni non chiude formalmente alla medesima ma la norma a proprio piacimento (ovvero, solo le associazioni gradite se ne occuperanno, perché lo spettro del gender è molto più testardo di quello di Marx).
In compenso, finché il ddl non sarà approvato e pubblicato, i corsi, grazie al cielo, continuano: anche se sarebbe interessante sapere come mai esistano associazioni che usano un linguaggio molto simile a chi intende l’educazione sessuo-affettiva come momento di consapevolezza e riflessione per usarlo in chiave Pro-Vita (Teen Star, Generazione D e Pioneer: fatevi un giro sui loro siti).
Ancora più complicato sorvolare sulla proposta di legge su famiglia e natalità che è sul tavolo della Regione Lazio: perché all’articolo 5 si dice che sono considerati “figli” anche i nascituri. È vero, ci abbiamo fatto il callo: nel 2022 ci ha provato Maurizio Gasparri, nel 2021 Paola Binetti, nel 2016 e 2018 Gasparri&Pillon. È anche vero che il timore che prima o poi ci riescano, vanificando la legge sull’aborto, cresce anno dopo anno.Volendo, si potrebbe faticosamente sorvolare anche sulla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di cui ci siamo già occupati, sia per la dimenticanza dell’antifascismo di Palma Bucarelli cui è dedicata una mostra, sia, un anno fa, perché la Galleria è stata usata per le feste de Il Tempo e per la presentazione di un libro dove Italo Bocchino spiega perché l’Italia è di destra. Ecco, ai tempi i dipendenti che si dichiararono in disaccordo sull’uso politico di un museo vennero segnalati dalla direttrice Renata Cristina Mazzantini.
La settimana scorsa quei dipendenti sono stati allontanati dal posto di lavoro perché alla GNAMC si svolgeva un forum, Incontri sul Processo di Aqaba, ideato dal Re di Giordania, e in quell’occasione non solo il museo ha dimenticato di essere tale, ma alcuni dei lavoratori (guarda caso, quelli che avevano protestato un anno fa) sono stati invitati a non presentarsi, con la scusa di un corso di formazione. Trump, probabilmente, prende appunti.
Certo, si può continuare a sorvolare, e fare come il protagonista della cosa preziosa di oggi, Empusium di Olga Tokarczuk (che esce per Bompiani nella traduzione di Silvano De Fanti): la storia è una rivisitazione della Montagna magica di Thomas Mann e si svolge in un sanatorio della Bassa Slesia, però assediato, a quanto pare, da empouse, donne demoni che mangiano gli uomini. Ci sono insomma due scelte: o si resta chiusi nel sanatorio aspettando di guarire (e Mann ci insegna che si rischia di rimanerne prigionieri) o si mangiano i donghi che vorrebbero mangiare noi, trovando le parole e i gesti per contrastarli.
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