Opinioni
20 novembre, 2025Questa storia, montata ad arte a difesa di un oligarca kazako, Muktar Ablyazov, spacciatosi per oppositore, va avanti dal 2013
L'unico mondo al contrario è quello che vede un poliziotto perbene come Renato Cortese, ricondannato per il reato inesistente di sequestro di persona per la vicenda Shalabayeva. Tirato dentro un processo assurdo, figlio di una grottesca ricostruzione, smentita dal primo appello, ritenuta insussistente dalla procura generale nella riedizione e accolta invece dalla corte del giudizio bis. Questa storia, montata ad arte a difesa di un oligarca kazako, Muktar Ablyazov, spacciatosi per oppositore, va avanti dal 2013.
Ha fatto a pezzi la carriera dell'uomo che catturò Bernardo Provenzano dopo 8 anni di indagini. E che in Sicilia, in Calabria, a Roma e poi da questore di Palermo, ha solo combattuto a viso aperto mafie e poteri di ogni risma, avendo solo il codice e la Costituzione come strumenti, intuito, dedizione e intelligenza come armi. La sua storia, la storia di questo testacoda tutto italiano, di cui sono responsabili alcuni pm, alcuni giudici, alcuni giornalisti e una fetta della politica, l'ho raccontata qui e alcuni anni fa, senza sconti, nel libro L'Ostaggio. Un lavoro apertamente a difesa di Cortese. Non per fede, né per amicizia, ma dopo una ricostruzione minuziosa di tutti gli aspetti di questa sconcertante vicenda, ennesimo scandalo di un Paese disperante.
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