Opinioni
27 novembre, 2025Ciò che deve spaventarci non è la macchina, ma la nostra tendenza a deresponsabilizzarci
«Verrà il giorno in cui l’essere umano salverà l’essere umano». Simona Ruffino, esperta di comunicazione etica e neuroscienze, parte da qui per ricordarci che nell’ecosistema dell’intelligenza artificiale ciò che deve spaventarci non è la macchina, ma la nostra tendenza a deresponsabilizzarci: «L’abuso della macchina è in realtà l’abuso dell’essere umano sull’essere umano». È una deriva che denunciano anche i padri dell’Ia, da Geoffrey Hinton in giù: smettere di considerarci responsabili significa consegnare il futuro a una tecnologia che governiamo solo se la comprendiamo. «Nell’esperienza quotidiana e comune si scopre che le Ia sbagliano spesso le risposte. Una persona che la interroga senza nessuna competenza corre il rischio di costruire una percezione della realtà completamente distorta».E ancora: «Abbiamo perso di vista il dato che l'intelligenza artificiale non è dotata di coscienza. I dati ci dicono che le nuove generazioni dialogano con l'intelligenza artificiale, umanizzandola, ed è una cosa abbastanza inquietante».
La riflessione chiama in causa tutti: famiglie, scuole, aziende, politici. Perché il punto non è demonizzare la tecnologia. «L’Ia può essere una tecnologia positiva e strabiliante, se usata eticamente, ovvero per migliorare il mondo. Può essere un propulsore straordinario di bellezza e di evoluzione. Purtroppo la mancanza di etica da parte di chi la programma dà forma all’abuso. Dobbiamo preoccuparci del fine e non dello strumento. Nietzsche diceva: “Voi avete percorso la strada che porta dal verme all'uomo, ma molto c'è ancora in voi del verme”. Ecco, temo che il genere umano non stia facendo passi avanti».Un altro errore percettivo che si innesca è determinato dal fatto che le Ia siano definite intelligenze: una caratteristica tipicamente umana che contribuisce – erroneamente – a conferirle fiducia e umanità. «L'etica dovrebbe guidare le scelte del mondo, ma le nostre economie, la nostra narrazione politica, stanno cercando di capovolgere il paradigma di senso dei valori etici. Noi esseri umani siamo portatori di un cervello facilmente ingannabile e dobbiamo prenderne consapevolezza».
Se l’etica è diventata controcorrente, la difesa dell’umano è resistenza culturale. Come ricostruirla? Le ho chiesto, pensando ai comunicatori ma anche ai genitori che guardano i figli conversare con chatbot come fossero alleati e amici. «Dobbiamo rivalutare la nostra intelligenza emotiva e le basi morali con cui agiamo. Dobbiamo tornare a costruire un mondo abitabile e sano per noi e per le future generazioni, cercando di frenare l’involuzione cognitiva ed emotiva che si sta avverando».
Lo so bene. Quando hanno manipolato le mie immagini con l’Ia e le hanno caricate su un sito pornografico, molti hanno parlato di algoritmi abusanti e di intelligenza artificiale ingovernabile.«Ecco il problema: non si associa l'azione della macchina all'azione dell'essere umano. Nel tuo caso e in quello delle tue colleghe la responsabilità è di una persona che ha scelto di prendere la tua immagine e di abusarne». Eppure Ruffino non rinuncia alla speranza: «Sono un’inguaribile ottimista, forse per eccesso di fiducia nel bene che è capace di vincere il male. Sono convinta che l’umanità troverà una nuova e rivoluzionaria maniera per illuminare la propria intelligenza».
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