Opinioni
5 novembre, 2025Il primo cittadino si opponeva all’impianto, una maggioranza trasversale lo ha sfiduciato
Sfiduciati dal notaio. Ancora una volta. È successo ad Albano, Comune della provincia di Roma, dove la sera del 14 ottobre tredici consiglieri hanno deciso di far cadere il sindaco, Massimiliano Borrelli, dell’unico ente locale chiamato a esprimere un parere obbligatorio sul megainceneritore voluto dalla giunta di centrosinistra che governa la Capitale. Otto dei tredici consiglieri che si sono recati dal notaio sono di destra, cinque della ex maggioranza di centrosinistra.
Mancavano sei mesi alla fine naturale della consiliatura. Perché allora questa fretta? Proprio il 15 ottobre scadeva il termine per le osservazioni sull’inceneritore. Un progetto che bruciando i rifiuti di Roma non risolve la questione ma compromette le falde acquifere, i laghi, l'aria, l'agricoltura, il lavoro, la salute, il turismo e il futuro non solo del territorio dei castelli romani. Perché l’inceneritore ha un costo esorbitante che rimarrà sulle spalle dei cittadini della Capitale, farà aumentare le emissioni, ostacolerà la crescita di un’economia circolare, impedirà la riconversione ecologica, mentre gli utili saranno privati.
La realtà dei fatti ci dice che che ancora una volta i poteri economici e finanziari prevalgono sulla volontà popolare. Nel 2020 il piano di gestione dei rifiuti della Regione Lazio che prevedeva di chiudere il ciclo con un altro tipo di impianti che massimizzano il recupero della materia a freddo non è piaciuto alla lobby dietro gli inceneritori. Nel 2021 diventa sindaco di Roma un candidato, Gualtieri, che non aveva il termovalorizzatore nel programma, ma nel 2022 cambia improvvisamente idea. Come mai? Non è dato sapere, ma dal governo nazionale arrivano i poteri commissariali, che trasferiscono a Gualtieri la competenza sui rifiuti per non rispettare il piano regionale che ha valore di legge.
Il Comune di Albano lo scorso settembre ha impugnato la delibera n. 24 del Commissario Gualtieri, che prevede espropri funzionali all'inceneritore fuori dai confini di Roma. È l'unico Comune italiano ad aver partecipato alla consultazione europea sull'applicazione del sistema Ets agli inceneritori, spiegando non solo perché è necessario che paghino per le emissioni di CO2 prodotte, ma proponendo una soluzione che consenta di non compromettere il sostegno delle città del Nord Europa.
Sempre Albano ha chiesto l'istituzione di un'area a rischio di crisi ambientale su Roncigliano, costringendo la Regione ad avviare un tavolo tecnico per il suo riconoscimento. Aveva deliberato di fare la stessa cosa per il campo Pozzi Laurentino, insieme al Comune di Ardea, ma non potrà più farlo.
Chi decide di portare avanti politiche e progetti che tutelano la giustizia sociale, ambientale ed ecologica viene mandato a casa. È la sorte toccata in passato a Ignazio Marino a Roma e a Tito d’Errico ad Acerra. Chi porterà avanti adesso le osservazioni sull'inceneritore e difenderà la salute dei cittadini e del territorio?
Ipocrisia, cinismo e ignoranza avvelenano la politica italiana. Sino a quando il centrosinistra continuerà a sostenere lo stesso modello economico estrattivo che ha messo a ferro e fuoco la Terra, le destre saranno più forti, cresceranno le ingiustizie sociali e ambientali e i cittadini non torneranno alle urne. C’è bisogno di un’inversione a U. Facciamo Eco!
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