Opinioni
11 dicembre, 2025Perché il premier spagnolo è la nostra Persona dell’Anno: i successi nel suo Paese, modello per l’Europa
Ogni dicembre, quando scegliamo la Persona dell’Anno, non intendiamo celebrare chi ha avuto successo o è diventato un’icona, ma chi è riuscito a lanciare un chiaro messaggio, un segnale. Quest’anno il segnale arriva da Madrid e porta il nome di Pedro Sánchez, premier della Spagna, al quale abbiamo dedicato la copertina di questo numero.
La scelta nasce da un dato innegabile: mentre molte economie europee arrancano, quella spagnola continua a correre. Nel 2023 il Pil è cresciuto del 2,7 per cento, nel 2024 del 3,5 per cento, e il 2025 – secondo le stime ormai semi-definitive della Commissione europea – chiuderà con un +2,9 per cento. Numeri che non si vedono in nessun’altra grande economia dell’Unione, soprattutto se comparati allo “zero virgola” di Italia e Germania.
Come ci ricorda Carlo Cottarelli nel suo intervento su queste pagine, il confronto con l’Italia è impietoso: entrambe le economie hanno creato posti di lavoro, ma solo la Spagna è riuscita a trasformare quella nuova occupazione in una crescita robusta, tanto che oggi l’economia spagnola rappresenta da sola il 40 per cento dell’aumento del Pil dell’intera area euro. E con 22 milioni di persone impiegate, ha raggiunto il record storico di sempre.
Sánchez, nell’ampia intervista di Felice Florio, sintetizza così la sua lettura: «Il successo della Spagna rappresenta una sconfessione totale delle ideologie neoliberiste predominanti in molti governi europei e occidentali». Un’affermazione netta, che spiega non soltanto una performance economica, ma una chiara e determinata visione politica.
La nostra scelta di nominarlo “Persona dell’Anno” è stata rafforzata da due ulteriori indicatori. Il Rapporto Censis, pubblicato pochi giorni fa, colloca Sánchez al secondo posto tra i leader europei che godono della maggiore fiducia degli italiani, con un sorprendente 44,9 per cento, dietro solo a Papa Leone XIV. Inoltre il plebiscito arrivato in questi mesi dai nostri lettori – che sul sito e sui social hanno manifestato un interesse crescente per le sue politiche e per il ruolo del governo progressista spagnolo in Europa – ha confermato che la figura del premier iberico parla anche al nostro Paese.
Sánchez è stato una voce chiara nei confronti delle derive muscolari della politica globale: ha respinto gli ultimatum di Donald Trump, che pretendeva un aumento al 5 per cento delle spese Nato; ha ingaggiato una battaglia per i diritti digitali, costringendo Meta a rispondere sulle violazioni di privacy; è stato tra i primi leader a definire «genocidio» quanto accaduto a Gaza, interrompendo i rapporti con il governo Netanyahu e chiedendo all’Europa di riconsiderare l’accordo di cooperazione con Tel Aviv.
Il suo governo ha difeso con coerenza i diritti civili, in particolare quelli della comunità Lgbtq+; ha sostenuto l’integrazione europea, chiedendo una maggiore condivisione di sovranità; ha ampliato i flussi migratori regolari, affrontando con pragmatismo l’invecchiamento della popolazione; e ha investito con decisione nella transizione energetica, portando la Spagna ad avere tra le bollette più basse del Continente grazie alla forza combinata di sole e vento.
Per tutto questo, Pedro Sánchez non appare soltanto un leader capace: è un punto di riferimento in un’Europa smarrita tra paure e rinvii. La nostra “Persona dell’Anno” rappresenta l’idea che un’altra politica – più equa, più coraggiosa, più europea – non solo sia possibile, ma sia già realtà.
Foto di Borja Puig de la Bellacasa
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