Opinioni
3 dicembre, 2025Il rapporto tra emissioni e clima non può essere eluso: per i danni ambientali ed economici
In Italia sono raddoppiati i decessi legati al caldo e al fumo degli incendi. Sono più di settemila ogni anno. Lo denuncia il nono rapporto annuale del Lancet countdown on health and climate change, una partnership tra 128 ricercatori e istituzioni internazionali, tra cui Oms, Banca mondiale e Università di 40 Paesi, che analizza la relazione tra salute e aumento della temperatura. Dal rapporto emerge come il nostro Paese abbia il tasso di decessi più alto d’Europa per inquinamento da combustibili fossili ed esponga in media i propri cittadini a 46 giorni di ondate di calore ciascuna. Se non ci fossero stati i cambiamenti climatici degli ultimi anni avremmo avuto 33 giornate in meno di esposizione alle alte temperature. Il caldo estremo e gli incendi causati uccidono ogni anno sempre più persone in tutto il mondo.
Tra il 2012 e il 2021, le morti sono state in media all’anno 546mila. L’aumento rispetto al passato è del 63 per cento. Morti che potrebbero essere evitate se riducessimo le emissioni e investissimo in politiche di compensazione e adattamento. Invece la quantità di gas climalteranti emessa in atmosfera continua a crescere, 41,6 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2024, e mancano gli investimenti per sostenere una politica ecologica. Ma oltre ai decessi, il caldo estremo provoca la riduzione della concentrazione, del sonno, così come della produttività e della sicurezza nei posti di lavoro.
Il dato dello scorso anno è impressionante: 639 miliardi di ore lavorative perse e un costo di 1.090 miliardi di dollari. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con oltre 19 giorni di esposizione media alle ondate di calore per persona. Che ha un impatto molto più grave su anziani e bambini. Il caldo eccessivo sta danneggiando seriamente l’agricoltura. La siccità estrema colpisce il 61 per cento delle terre emerse, facendo crescere l’insicurezza alimentare; le precipitazioni violente il 64 per cento, con conseguenze disastrose per l’agricoltura e la qualità delle acque. Si riduce anche la quantità di cibo fresco, determinando a sua volta un aumento dei prezzi che finisce per peggiorare la qualità della nutrizione e della salute pubblica. Aumentando diseguaglianze, esclusione e insicurezza sociale. «Un quadro desolante e dai danni devastanti. La distruzione di vite e mezzi di sussistenza continuerà ad aumentare finché non porremo fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili e non alzeremo drasticamente il tiro per adattarci», avverte Marina Romanello, direttrice esecutiva del Lancet countdown presso l’University College di Londra.
Il mondo non è sulla strada giusta. L’abbiamo visto a Belem durante la Cop30, dove è miseramente fallito l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura della Terra entro 1,5° in questo secolo, nonostante fosse stato sottoscritto più di 10 anni fa da 197 Stati. Troppo forti gli interessi che muovono fossili e armi. Mentre chi dovrebbe rappresentare quelli dell’umanità ancora una volta non è riuscito a farlo. E le conseguenze sono quotidianamente davanti ai nostri occhi. Ignorarle è suicida. Le Nazioni unite chiedono ai governi di rispettare l’impegno di tagliare il 60 per cento delle emissioni entro il 2035. Dobbiamo uscire dall’era dei fossili per riprenderci l’aria e il futuro. Per farlo abbiamo bisogno di una grande alleanza sociale e politica in grado di incidere da subito nell’agenda internazionale. Facciamo Eco!
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