Opinioni
30 dicembre, 2025Non solo Salvini e Vannacci, ma anche schiere di opinionisti pronti a sminuire l’invasione dell’Ucraina
Il putinismo di rincalzo. Un fenomeno molto italiano. Magari non dichiarato, o persino inconsapevole. E, soprattutto, occultato e occulto, negato fino allo spergiuro e in (patente) malafede.
Il dittatore del Cremlino è quello che, recentemente, ha definito i leader europei dei «maiali approfittatori al seguito di Biden», agitando la minaccia atomica a ogni piè sospinto.
E, nondimeno, può contare su moltitudini di simpatizzanti, che usano le argomentazioni più varie per dire che «no, Putin non è una minaccia per l’Europa» e non è affatto cattivo, che l’Ucraina non è un Paese bensì una mera appendice della Russia. E la Russia non l’avrebbe mai invasa, come sosteneva Limes, tempio nostrano della geopolitica. Altrettante tesi che si ritrovano tutte nel repertorio propagandistico russo, ribadite senza sosta dai tanti “figli di Putin” delle nostre parti che vediamo affacciarsi h24 dagli schermi tv.
Nei giorni scorsi, quattro (ex) collaboratori di vaglia (Federigo Argentieri, Franz Gustincich, Giorgio Arfaras e il generale Vincenzo Camporini) hanno deciso di interrompere i rapporti con Limes, denunciando il «pregiudizio strutturale che la rivista nutre nei confronti dell’Ucraina»; del resto, basterebbe ricordare che, nel 2023, in una delle sue famose mappe tematiche, il mensile collocava “bellamente” la Crimea occupata all’interno della Federazione russa. Opinionisti pronti a sminuire e massaggiare retoricamente un’invasione che ha rappresentato una violazione “senza se e senza ma” del diritto internazionale. E politici che invocano attenuanti di ogni genere, oppure si proclamano tutto d’un tratto pacifisti (o, per meglio dire, “pacifinti”), presenti a sinistra all’insegna di un infondato nostalgismo ideologico e a destra nel nome del primato dell’uomo forte. All’insegna di un trasversalismo – decisamente – degno di miglior causa. E a partire, naturalmente, dalla Lega salvin-vannacciana, grancassa e megafono praticamente in automatico di argomentazioni immancabilmente simpatetiche con il Cremlino e i suoi più stentorei agit-prop, come quella Maria Zakharova che si è squallidamente e ripetutamente permessa di insolentire l’Italia e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Queste posizioni sono in gran parte, e in tutta evidenza, strumentali. Ma quand’anche così non fosse, andrebbero a ignorare quello che rappresenta un puro – e tragico – dato di fatto: Putin capisce esclusivamente il linguaggio della forza (come il suo partner Trump), e ha risolto le proprie crisi interne promuovendo sempre la formula di una sanguinosa “distrazione bellica” e mediante la violenza su larga scala, a cominciare dalla devastazione della Cecenia.
La Russia è stata da lui convertita in tutto e per tutto in un’economia di guerra; e, pertanto, non vuole (e non può) recedere da un ultranazionalismo e un imperialismo che si alimentano dello stato di tensione permanente (come nel caso dell’ininterrotta guerra ibrida contro l’Ue, che tanti preferiscono ignorare).
L’Europa è il solo continente liberaldemocratico dal punto di vista dei valori politici, con 450 milioni di abitanti, è la prima potenza esportatrice mondiale di manufatti e servizi e detiene il 18 per cento del Pil globale. E non deve, quindi, inginocchiarsi di fronte alla brutalità degli autocrati e dei nemici dei diritti umani.
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