La riforma costituzionale della giustizia procede tra le polemiche. Il governo la vede come una fondamentale riforma per ridare credibilità alla magistratura. L’opposizione e gran parte dei magistrati la vedono come un attacco all’indipendenza della categoria. Da cittadino, vorrei capire meglio perché il governo voglia modificare la nostra Costituzione e perché l’opposizione sia contraria, se non per partito preso. Mi permetto quindi qualche domanda e commento sui tre principali punti del contendere.
Separazione delle carriere tra magistrati giudicanti (i giudici) e magistrati requirenti (la pubblica accusa). Questo è stato da decenni un cavallo di battaglia del centro destra e ha una sua razionalità, in linea di principio. Si vuole evitare che il magistrato accusatore prenda posizioni che possano essere influenzate da possibili intenzioni di cambiare in futuro il proprio flusso di carriera. Ma solo l’uno per cento dei magistrati cambia carriera. Perché allora la separazione delle carriere viene vista dal governo come una questione di vita o di morte? D’altro canto, perché i magistrati si oppongono a questa riforma? Perché carriere separate dovrebbero violare l’indipendenza della magistratura? Certo, ci sarebbero due separati Consigli superiori, entrambi guidati dal Capo dello Stato. Ma perché questa è vista come una minaccia a un’indipendenza reiterata anche dal rivisto articolo 104 della Costituzione? Le polemiche su questo punto sembrano più che altro di bandiera, non sostanziali.
Elezione per sorteggio dei membri dei Consigli superiori della magistratura, per due terzi tra i magistrati (i membri togati); per un terzo (i membri laici) da un elenco di professori e avvocati scelti dal Parlamento. Qui la motivazione è chiara e condivisibile. L’attuale sistema, basato su elezioni da parte dei magistrati stessi dei giudici togati, è stato screditato dalle correnti sorte nella stessa magistratura, schierate a destra e sinistra, che pilotano le elezioni. Magistrati e opposizione dovrebbero spiegare, e non lo hanno fatto, perché mai un sorteggio violerebbe l’indipendenza della magistratura. Attenzione: non è l’uno vale uno di grillina memoria. Si presume che tutti i magistrati abbiano la competenza per sedere ai Consigli superiori. Se così non fosse, dovremmo essere preoccupati di avere magistrati che ci possono giudicare ma non sono in grado di giudicare se stessi. Quanto ai membri laici dei Consigli, occorrerebbe assicurare che la composizione delle liste definite dal Parlamento (da cui estrarre) siano definite a maggioranza qualificata (la riforma costituzionale non lo dice espressamente, ma sarebbe opportuno che lo dicesse), altrimenti deciderebbe solo una parte politica.
Infine, la riforma prevede la creazione di un’Alta Corte disciplinare, i cui componenti sarebbero scelti per estrazione, tranne tre designati dal Presidente della Repubblica. Non è chiaro perché, una volta sottratti i Consigli superiori alla dinamica delle correnti, sia necessario creare un’Alta Corte per la funzione disciplinare. Qui è il governo che dovrebbe spiegare meglio le sue motivazioni. Però anche l’opposizione dovrebbe spiegare perché un’Alta Corte sia un problema. Una postilla: molti temono che la riforma anticipi una futura subordinazione dei magistrati requirenti al governo. Ma non c’è nulla nella riforma che possa portare a tale subordinazione.