Il nostro titolo di copertina “Voglia di nucleare” parte dalla constatazione che, negli ultimi anni, il dibattito sul nucleare ha ripreso vigore in molti Paesi del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti. E anche in Italia, dove la questione dell’approvvigionamento energetico è diventata di vitale importanza e dove da più parti si guarda al nucleare di nuova generazione come una possibile risposta, dopo quasi 40 anni di oblio seguiti al referendum che nel 1987 sancì lo stop alle centrali.
Molte cose sono cambiate da allora e i tempi probabilmente sono maturi perché il suo potenziale venga nuovamente esplorato con serenità e attenzione. Oggi le tecnologie nucleari, a partire dai reattori di quarta generazione, sono progettate per essere più sicure, più efficienti e più sostenibili rispetto alle precedenti, includendo sistemi come i reattori raffreddati a sodio e i reattori a gas, sviluppati per operare a lungo termine con scarti minimi e un uso ottimale delle risorse uranifere. Tra i punti di forza dei moderni reattori vi è la capacità di autoregolarsi in caso di anomalie, riducendo significativamente il rischio di surriscaldamento e di incidenti catastrofici, come quelli tristemente noti di Černobyl e Fukushima.
Si registrano progressi significativi anche sull’altro fronte fortemente critico del nucleare, la gestione delle scorie, con tecnologie mirate a minimizzarne la pericolosità e garantirne la custodia in sicurezza. Sono questi i punti chiave di chi sostiene il nucleare di nuova generazione come risposta alla necessità divenuta impellente di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili per fare fronte alla crisi climatica. Il nucleare offre una fonte di energia a basse emissioni, capace di garantire la stabilità della rete elettrica e contribuire alla decarbonizzazione dell’economia. Tuttavia, le criticità legate al nucleare restano ancora serie e non possono essere ignorate.
Gli oppositori sottolineano la mancanza di una soluzione per lo smaltimento delle scorie a lungo termine e il rischio ancora attuale di incidenti, sebbene la tecnologia odierna riduca considerevolmente tali possibilità. C’è poi un tema di sostenibilità economica, di maturità tecnologica e di tempi lunghi, senza contare le preoccupazioni per la proliferazione nucleare e l’uso dell’energia atomica a fini militari che continuano a sollevare delicati dibattiti etici e politici, mentre l’industria bellica mondiale è in piena espansione.
A maggior ragione in Italia, dove il nucleare ha avuto un percorso accidentato, il timore di nuovi incidenti e il peso del passato influenzano profondamente l’opinione pubblica, imponendo una attenta e severa valutazione sulle scelte da fare.
E così, mentre i sostenitori pongono l’accento sull’innovazione tecnologica e sul ruolo cruciale del nucleare nella lotta contro il cambiamento climatico, i detrattori invitano a riflettere su modelli alternativi di sviluppo energetico, privilegiando le fonti rinnovabili tradizionali e l’efficienza energetica come soluzioni più sicure e a lungo termine. A questo punto solo un approccio pragmatico, che includa anche la ricerca e la sperimentazione, che consideri le risorse energetiche nel loro insieme e miri a minimizzare i rischi, potrebbe dar vita a un futuro energetico più equilibrato e sostenibile.