Pace e clima sono questioni inseparabili. Come partecipazione e democrazia. Ma non sembrano averlo capito (o non lo vogliono più capire) le classi dirigenti europee che si incontreranno questo sabato 21 giugno per confermare il piano di riarmo durante la riunione della Nato a L’Aja. Mentre Israele continua il genocidio a Gaza e attacca l’Iran.
Uno studio del centro di ricerca indipendente Transnational Istitute denuncia che, se tutti i Paesi dell'alleanza atlantica raggiungessero l'obiettivo del 2 per cento del Pil per le spese militari le emissioni di gas climalteranti aumenterebbero di 467 milioni di tonnellate l’anno. La Nato chiede di portarle addirittura al 5 per cento. Invece di ridurre le emissioni, come stabilito dall’accordo di Parigi del 2015, continuano ad aumentare insieme alle spese militari.
Per opporsi a questa logica autodistruttiva movimenti sociali, reti, cittadinanza attiva e associazioni si sono unite lo scorso maggio nella campagna europea contro il riarmo: Stop ReArm Europe! Centinaia di realtà sociali hanno lanciato proprio per il 21 giugno a Roma, con partenza da Porta San Paolo alle 14, la manifestazione nazionale “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. È l’unico spazio che abbiamo per esprimere la nostra contrarietà alle politiche di riarmo, la nostra indignazione per il genocidio del popolo palestinese e le nostre proposte per impedire che la nuova oligarchia internazionale scaraventi il mondo all’inferno.
Per la nostra sicurezza non servono più armi, ma investimenti per la salute pubblica, per i diritti sociali, l’istruzione, il lavoro. Sicurezza, nel tempo della crisi ecologica, vuol dire investimenti per la riconversione del nostro modello produttivo e industriale, l’unica strada per creare lavoro degno e giusto, redistribuire la ricchezza, garantire la salute pubblica, rispettare il diritto alla partecipazione dei cittadini e delle comunità locali, riducendo contemporaneamente le emissioni di gas climalteranti.
Chiunque abbia buon senso e accesso alle informazioni sui cosiddetti planetary bounderies (i limiti planetari) su cui da anni ci mettono in guardia Nazioni unite, scienze e movimenti per la giustizia ambientale farebbe questo. Non è il caso della Ue e della maggioranza del Parlamento europeo che con le politiche di riarmo hanno tagliato gli investimenti per il Green new deal dirottandoli per la guerra. L’ultima risoluzione del Parlamento europeo sulla politica di sicurezza e difesa comune corrisponde a una dichiarazione di guerra. Definisce la Russia la minaccia più grande per noi europei, la Cina come nemico globale, si impegna a promuovere programmi di addestramento dei giovani civili alla difesa armata e conferma gli 800 miliardi di euro per il riarmo dell’Europa. Le uniche spese fuori dai vincoli imposti dalle politiche di austerità.
Chi governa l’Europa, come il nostro Paese, con le sue scelte sta dichiarando guerra all’umanità e alla Terra. Il riarmo è una scelta ideologica del partito unico della crescita economica e della guerra. Mentre cooperazione, riconversione ecologica, giustizia climatica e disarmo sono necessità planetarie. Perché siamo umani e la nostra prosperità, come il nostro futuro, dipendono dalla qualità dello scambio, dalla relazione e dalla cooperazione con tutte le altre entità viventi. Sabato 21 giugno, Facciamo Eco!