Referendum, andiamo a votare sì per non lasciare che altri decidano sulla nostra pelle

L’ 8 e il 9 giugno andiamo a votare per avere più tutele nel mondo del lavoro, per un Paese più unito, inclusivo e solidale. Con i cinque quesiti referendari non votiamo per qualcuno, ma per migliorare concretamente le nostre vite. Questi referendum riguardano la vita delle persone e i due princìpi fondamentali che definiscono la nostra civiltà: dignità e solidarietà. Con il voto abbiamo la possibilità di cambiare le leggi sbagliate che hanno reso più precario il lavoro, meno tutelata la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, più facili i licenziamenti, non riconoscendo diritti legittimi a milioni di concittadini. Con le cinque schede possiamo fare giustizia. Serve che la maggioranza più uno degli aventi diritto si rechi alle urne. Una sfida difficile in tempi di bassa partecipazione, ma non impossibile.

 

Votando sì al primo quesito ripristiniamo il divieto di licenziamento illegittimo nelle imprese con più di 15 dipendenti. Il lavoratore verrà reintegrato al suo posto di lavoro, tornando ad avere più tutele se licenziato ingiustamente. Il secondo quesito riguarda le imprese con meno di 16 dipendenti e, se votiamo sì, cancelliamo la norma che consente al datore di lavoro di pagare in caso di licenziamento illegittimo un massimo di sei mensilità. Sarà il giudice a stabilire un risarcimento congruo, consentendo al lavoratore di ottenerne uno più alto. Il terzo quesito è sulla causale del contratto a termine. Se vince il sì, il datore di lavoro potrà fare un contratto a termine al posto di uno indeterminato solo se c’è una causa oggettiva. Considerando che i lavoratori con contratti a termine sono più di due milioni e mezzo e che per la maggior parte di loro durano solo pochi mesi, ripristinare la causale è fondamentale per contrastare la precarietà.

 

Il quarto quesito interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Se votiamo sì, modifichiamo le norme che impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio. I committenti tornano a essere sempre responsabili, così da aumentare la sicurezza sul lavoro e impedire che attraverso la catena di appalti e subappalti venga aggirato il rispetto delle norme che tutelano i lavoratori. Visto che nel nostro Paese ci sono tre morti di lavoro ogni giorno in media, a conferma di quanto poco valore abbiano i diritti dei lavoratori oggi, votando sì riusciamo a evitare tanti infortuni e morti sul lavoro.

 

Con l’ultimo quesito affrontiamo un’altra questione molto concreta. Votando sì possiamo ridurre da 10 a cinque anni il tempo di residenza legale in Italia per poter chiedere la cittadinanza. Facendo finalmente giustizia per quei due milioni e cinquecentomila ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori stranieri, che sono cresciuti e hanno studiato qui, lavorano e pagano le tasse, ma non sono considerati cittadini italiani.

 

Tutti i quesiti ci chiedono se siamo d’accordo a rafforzare la tutela delle persone. Riferendosi alla nostra dignità, i referendum rappresentano una battaglia di civiltà. Per di più in una fase che impone di ribellarci rispetto a chi vorrebbe rimandare le lancette della storia indietro di due secoli e vive la democrazia come un ostacolo al proprio tornaconto. Il referendum ci ricorda che è nostro diritto costruire un futuro migliore. Per avere la libertà di sognare una casa, una famiglia. Perciò sono così importanti: ci consentono di decidere per noi. Altrimenti continueranno a decidere gli altri sulla nostra pelle. L’8 e il 9 giugno andiamo a votare e lasciamoli a casa! Facciamo Eco!

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