Opinioni
14 luglio, 2025Articoli correlati
La complessa governance dell’Ue rallenta ogni decisione: serve con urgenza una riforma
È di questi giorni la notizia (ne ha parlato, per esempio, Repubblica) che i leader dei tre principali Paesi dell’Unione Europea (Merz, Macron e Meloni, in ordine di Pil) stanno preparando una lettera indirizzata alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen per chiedere un significativo cambio di rotta rispetto ad alcuni temi che danneggerebbero la competitività delle imprese europee. Tra queste il Green Deal (auto verdi, per esempio) e, forse, anche gli obblighi introdotti di recente sulle imprese del nostro continente relativi al reporting, compresa la necessità di assicurarsi che i fornitori delle imprese europee, lungo tutta la catena del valore, rispettino certi criteri di sostenibilità ambientale e sociale. La Commissione von der Leyen II aveva già indicato l’intenzione di rilassare le regole su questi temi introdotte durante il mandato von der Leyen I, ma evidentemente non è abbastanza per i sopraccitati leader. È importante capire che questa difficoltà a soddisfare le richieste dei leader degli Stati membri riflette in buona parte un problema strutturale nel processo decisionale delle istituzioni europee. Vediamo perché.
La governance europea ha tre attori principali: la Commissione cui spetta proporre la legislazione europea, ma che non ha poteri di approvazione di tale legislazione, i governi dei vari Paesi membri (che agiscono a livello di indirizzo politico attraverso il Consiglio Europeo e a livello legislativo attraverso il Consiglio dell’Unione Europea) e il Parlamento Europeo. Pressoché tutta la legislazione europea (regolamenti e direttive) deve essere approvata sia dal Consiglio dell’Unione Europea sia dal Parlamento Europeo.
Questa complessa configurazione istituzionale (soprattutto l’esistenza di due co-legislatori) può comportare tensioni e immobilismo quando i due co-legislatori hanno una diversa colorazione politica. Non era questo il caso durante il primo mandato von der Leyen quando tanto il Parlamento quanto l’insieme dei governi europei avevano una forte componente socialista e verde. Da qui le regole sul Green Deal e sul reporting che molto poco piacciono alle nostre imprese. Negli ultimi due anni le cose sono cambiate, ma solo parzialmente. I governi europei si sono spostati marcatamente a destra (in Italia, in Germania e lo stesso Macron si è spostato più a destra per tentare di recuperare il terreno perso nelle ultime elezioni). Lo spostamento verso destra è stato invece molto meno marcato nel Parlamento europeo, a causa del sistema elettorale adottato in Europa: un sistema proporzionale in cui la voce di socialisti e verdi, per quanto minoritaria nei singoli Paesi, è ancora potente nell’emiciclo europeo e contribuisce in modo evidente alla formazione di maggioranze sui vari provvedimenti. Questa voce si sta opponendo a uno stravolgimento del Green Deal e di altre normative introdotte nella passata legislatura.
Questa è la difficoltà che sta affrontando la Commissione europea. È il riflesso del complesso sistema con cui le decisioni sono prese nell’Unione. Indipendentemente da come andrà a finire nel caso specifico, questo è un altro esempio della necessità, spesso poco compresa dall’opinione pubblica degli Stati membri, di rivedere la governance europea per rendere più semplice, trasparente ed efficace il processo con cui le decisioni sono prese.
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