Opinioni
11 settembre, 2025Le proteste esplose a Giacarta contro i privilegi ora puntano a riforme, diritti e trasparenza
I movimenti indonesiani, abbastanza indistintamente, sono stati investiti da un’ondata di indignazione alimentata principalmente dall’aumento delle tasse, dalla precarietà, dal nepotismo nelle istituzioni e dalla violenza della polizia» afferma Andhika Wirawan, professore all’Università di Pembangunan Jaya. Alle prime proteste per gli stipendi più alti, i membri dell’organo legislativo, il Dpr, hanno risposto con scherno definendo pubblicamente i manifestanti «idioti» e «imbecilli». Nonostante la ridicolizzazione mediatica, con grande spinta del movimento “Indonesia Galp”, a Giacarta, lo scorso 25 agosto sono scoppiate delle accesissime rivolte che hanno incendiato diversi palazzi istituzionali, tra cui quello della Dpr. Il movimento chiede, prima di tutto, la fine del governo di Prabowo Subianto, in carica dallo scorso ottobre. Prabowo sta lavorando con la sua amministrazione per tagliare “le spese inutili” fino a 19 miliardi di dollari con la promessa di dare “pranzi gratuiti a tutti gli studenti.” Tuttavia il movimento “Dark Indonesia”, che si è rafforzato nelle università e nelle scuole nell’ultimo anno, afferma che i tagli sono tutt’altro che futili e che riguardano principalmente l’istruzione e la sanità. Inoltre, in alcune città le tasse sono aumentate fino al 250 per cento.
Lo scorso 28 agosto è stato quindi proclamato dai movimenti lo sciopero nazionale. Il governo ha dispiegato più di 1.200 agenti intorno al Parlamento mentre migliaia di manifestanti, per lo più giovani, si scontravano con la polizia ai cancelli. La massiccia presenza degli agenti ha esplicitato la gravità dei disordini, seguiti da lacrimogeni e idranti che hanno trasformato il cuore politico della capitale in una zona di scontro. A seguito delle proteste, il governo ha revocato la diaria per l’alloggio dei parlamentari: una cifra pari a circa 10 volte il salario minimo di Giacarta.
Lo scorso 29 agosto, durante le proteste, un tassista di ventun anni, Affan Kurniawan, è stato investito dalla polizia e trascinato per diversi metri nonostante i manifestanti abbiano cercato di fermare l’auto. Nei giorni seguenti altri due manifestanti sono stati uccisi durante le proteste. L’omicidio di Affan ha intensificato la presenza dei movimenti studenteschi e diffuso per il Paese le richieste. Prima fra tutte: la fine dell’oligarchia politica e dell’ecocidio causati anche dall’estrazione mineraria.
Nelle proteste è diventata un simbolo la bandiera dell’anime giapponese One Piece. La si vede sventolare ovunque: nelle vie e nelle piazze, fuori dai palazzi del governo in fiamme e sui balconi. Oltre all’annullamento dei tagli, il movimento chiede una serie di ratifiche: sulla legge sui beni sequestrati, sulla legge sui lavoratori e sulle comunità tribali.
Chiede inoltre più trasparenza sugli stipendi delle istituzioni. In più, negli scorsi mesi, quando erano già accese le critiche sul nepotismo e l’atteggiamento oligarchico del governo, il presidente ha conferito medaglie d'onore a 141 persone, tra cui suo fratello. «È essenziale accompagnare questa protesta con una risposta pensata e pesata, se vogliamo dire così, sul cosa fare dopo. Così come abbiamo fatto per la riforma del 1998» ha aggiunto Andhika Wirawan. «A seguito dell’uccisione di Affan da parte delle forze dell’ordine il presidente non ha sospeso il capo della polizia ma anzi gli ha imposto di aumentare la repressione contro i manifestanti. Temiamo per la legge marziale».
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