Opinioni
18 settembre, 2025La Sardegna da una parte, Vicenza dall’altra. Storie di comunità che si oppongono all’economia di guerra
C’è un tappeto di bossoli che, nei periodi di secca, riemerge dal fondale del Lago Omodeo, al centro della Sardegna. Si tratta del principale bacino idrico dell’isola, di importanza enorme per l’approvvigionamento di tutta la zona centro-occidentale. Lì si trova un poligono del Centro Addestramento Istruzione Professionale (Caip) della Polizia di Stato di Abbasanta che svolge delle esercitazioni di tiro con armi portatili individuali a tiro teso. «Nelle scorse settimane abbiamo visto come le attività militari, nonostante gli accordi, abbiano continuato incessantemente durante i mesi estivi con il semplice escamotage di evitare le attività a fuoco» si legge sul blog di “A Foras”.
Dal 2014 l’assemblea si batte «contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna» ovvero «contro le servitù militari nell’isola, per la chiusura delle basi, le bonifiche e la restituzione delle terre alle comunità locali». Il gruppo si è organizzato dopo una manifestazione popolare di migliaia di persone che si erano mobilitate contro il poligono di Capo Frasca, dove l’aeronautica tedesca, durante un’esercitazione, aveva provocato un incendio. A inizio settembre scorso, “A Foras” ha denunciato l’incessante attività nel poligono del Lago Omodeo nonostante gli accordi Stato-Regione del 2017. Nell’area, infatti, le attività di addestramento vengono svolte tutte le mattine dei giorni feriali, per tutto l’anno, con una pausa solo nel mese di agosto. Nel poligono non si addestra solo la polizia, ma anche le altre forze armate e contingenti provenienti da Paesi esteri. In loco si sono addestrati per esempio forze dell’ordine provenienti da Libia, Serbia, Tunisia, Egitto ed Emirati Arabi. «Evidentemente il servizio di scorta, punta di diamante delle attività addestrative del Caip, è un servizio molto richiesto da oligarchi e dittatori» ha dichiarato il movimento sardo. L’area è situata dentro la Zona Speciale di Conservazione (Zsc), come per Capo Teulada, Capo Frasca, l’area di Capo San Lorenzo e la Maddalena. La sovrapposizione tra aree militarizzate e zone di protezione ambientale «è una regola dell’occupazione militare della Sardegna» scrive l’assemblea.
“A Foras” lotta per la trasparenza sulle attività che vengono svolte all’interno del poligono: quando e chi si addestra, il tipo di strumentazione e munizioni utilizzate e i rischi per l’ambiente. Le persone che vivono nel territorio segnalano inoltre il costante rumore delle scariche di munizioni, ma anche suoni più forti, legati probabilmente all’uso di ordigni esplosivi, come già denunciato dai sindaci in un documento del 2015. L’assemblea sarda contro l’occupazione militare chiede quindi che le esercitazioni del poligono Caip seguano le regole sulla tutela ambientale, con vere Valutazioni di Incidenza e non mere formalità. Pretende inoltre un dibattito aperto sul ruolo delle forze armate e degli apparati di sicurezza in un Paese democratico.
La Sardegna è un territorio che nell’autodeterminarsi sceglie di ostacolare l’economia di guerra. E non è l’unico. Il 13 settembre a Vicenza è stata infatti chiamata una manifestazione per contestare l’evento, promosso del Comune, dal nome “Italia-America Friendship Festival”. Si tratta, secondo gli organizzatori, di «una farsa per legittimare la presenza di due basi militari Usa in città». Dalla Sardegna al Veneto, i movimenti lottano per estirpare dai territori le basi militari: «Perché la guerra è qui. Ma anche qui può incepparsi».
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Nuovo ordine - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 12 settembre, è disponibile in edicola e in app