Il russo patron del Chelsea ha elargito fondi, attraverso anonime società offshore, alla fondazione dei coloni ultra-ortodossi che occupano terre e case dei palestinesi. L'oligarca smentisce, ma conferma altre donazioni a Tel Aviv per mezzo miliardo. Il nuovo capitolo dell'inchiesta internazionale dell'Espresso con il consorzio Icij

Roman Abramovich
Roman Abramovich è conosciuto in tutto il mondo del calcio come proprietario del Chelsea, uno dei club più prestigiosi della Premier League inglese. È un oligarca russo, finanziere e imprenditore (acciaio, nichel), che la rivista specializzata Forbes colloca al 113esimo posto della classifica dei più ricchi del pianeta, con un patrimonio personale di oltre 12 miliardi.

Ed è anche un munifico benefattore, anche se non ama pubblicizzarlo.L'inchiesta giornalistica Fincen Files rivela che Abramovich ha versato più di 100 milioni di dollari, attraverso società offshore finora rimaste anonime, a una fondazione dell'estrema destra israeliana. Si chiama Elad e supporta i coloni ebrei ultra-ortodossi che occupano terre e case dei palestinesi. Una pratica considerata illegale dalle Nazioni Unite, ma difesa dal governo di Tel Aviv con un'apposita legge, “Absentee property law”, che consente ai coloni israeliani di subentrare nelle proprietà dei palestinesi considerate «abbandonate».

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La fondazione è nata nel 1986 per fornire assistenza legale gratuita ai coloni nelle cause civili contro le famiglie palestinesi, che cercano di rivendicare case e terreni di cui erano proprietarie. Da anni ha in gestione anche i celebri siti archeologici della «Città di David», nella zona araba di Gerusalemme, visitati ogni anno da oltre un milione di turisti. Già nel 2016 il giornalista d'inchiesta Uri Blau, che oggi lavora anche per la Bbc, aveva pubblicato i primi articoli, sul quotidiano israeliano Haaretz, sulle massicce donazioni estere ricevute da Elad, provenienti da quattro società offshore controllate da misteriosi azionisti.

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Ora l'inchiesta Fincen Files, fondata sui documenti bancari riservati dell'agenzia americana anti-riciclaggio – ottenuti da BuzzFeed News e condivisi con il consorzio Icij, rappresentato in Italia dall'Espresso – indica Abramovich come titolare effettivo di almeno tre offshore, con sede nelle Isole Vergini Britanniche. Anche la quarta sembra fare capo, tramite fiduciari, al patron del Chelsea. Si tratta delle stesse società estere, denominate Farleigh, Cantley, Leiston e Ovington, che hanno versato più di metà del totale delle donazioni ricevute dalla fondazione Elad dal 2005 al 2018.

Alle domande rivoltegli dalla Bbc a nome degli oltre 400 giornalisti associati al consorzio, un portavoce ha risposto che «Roman Abramovich non riconosce di possedere o controllare nessuna delle società delle British Virgin Islands che hanno fatto donazioni a Elad». Ma ha anche aggiunto che «il signor Abramovich è un generoso difensore di Israele e della società civile ebraica: negli ultimi vent'anni ha erogato sovvenzioni per più di 500 milioni di dollari per sostenere sanità, scienza e istruzione per le comunità ebraiche in Israele e in tutto il mondo». Due anni fa l'oligarca russo con base a Londra ha acquisito anche la cittadinanza israeliana.
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Interpellata dalla Bbc, la fondazione Elad ha dichiarato di aver sempre rispettato tutte le leggi israeliane sulle associazioni senza fine di lucro, anche in tema di trasparenza. Alle domande su Abramovich, però, ha replicato di non poter dire nulla «per rispetto della privacy dei donatori».

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Elad gode di forti protezioni anche a livello internazionale. Tra i suoi sostenitori pubblici c'è anche l'attuale ambasciatore americano in Israele, David Friedman, grande difensore degli insediamenti dei coloni, tra gli artefici del riconoscimento Usa di Gerusalemme come capitale.

Oltre ai finanziamenti a Elad, le quattro società offshore, ora collegate ad Abramovich dalle segnalazioni trasmesse dalle grandi banche internazionali all'agenzia anti-riciclaggio Fincen, hanno eseguito molti altri trasferimenti bancari, per cifre imponenti. Solo la Cantley, come si può leggere in uno dei tanti documenti dei Fincen Files, è stata in grado di gestire bonifici per 300 milioni di dollari in pochi mesi.

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