Il regista Ferrara gira un film nei Quartieri Spagnoli. Per raccontare le origini della violenza. Vista dagli occhi delle donne

Napoli fra Caino e Abel

Ha preso casa in una traversa di via Toledo che sale dritta nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Qui Abel Ferrara, il più trasgressivo dei registi newyorkesi, si è installato per studiare da vicino la violenza e l'emarginazione: "La disperazione delle periferie e di certi quartieri-ghetto genera situazioni che puoi trovare in ogni grande città, ma a Napoli sembra che le cose diventino più chiare". Stavolta la violenza, punto focale dei suoi film, sarà vista attraverso gli occhi delle donne di Napoli. Quelle reali, del penitenziario femminile di Pozzuoli, che il regista americano è andato a intervistare. Ma anche quelle 'inventate' per lui da tre autori napoletani, Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci e Gaetano Di Vaio, che hanno scritto tre microstorie di ordinaria brutalità partenopea. Ferrara monterà i cortometraggi incastrandoli con gli spezzoni di racconti registrati dal vivo, in carcere come nei rioni di camorra. Una sorta di docu-film, il cui set 'L'espresso' ha visitato in esclusiva, che il regista conta di portare al Festival di Berlino. "Il titolo sarà 'Napoli, Napoli, Napoli', è un po' come dire centinaia di Napoli, more and more Naples.

È una canzone che cantano allo stadio", spiega Ferrara: "Io non amo la violenza, ma racconto la realtà. E la realtà è anche violenza, odio e distruzione. Non sono una formica dispersa, mi sento parte della società e reagisco a ciò che è attorno a me. Leggo i giornali e medito. Da dove viene tutta questa violenza e come dobbiamo comportarci? Rispondere al fuoco con il fuoco o arrenderci?". Per questo Ferrara ha scelto un appartamento nei rioni popolari, anche se, confessa, adesso ha deciso di lasciarlo: "Nei Quartieri Spagnoli è tutto molto bello, ma ho paura di camminare. La mia compagna Shanyn Leigh teme di essere aggredita. E a ogni passo rischi di essere investito e ucciso. È incredibile vedere tutti questi ragazzini, poco più che bambini, sfrecciare in tre su un motorino, senza casco".

Il film è in continuo divenire: "Avevamo cominciato a girare un documentario nel carcere femminile di Pozzuoli. Mi ha molto colpito, nei racconti delle detenute, l'assoluta mancanza di speranza nel futuro. Così abbiamo pensato di ampliare la visuale, uscendo dalla prigione. Siamo andati nelle periferie da dove provengono queste ragazze: Secondigliano, Scampia, San Giovanni a Teduccio. E infine abbiamo compreso che le sole interviste non bastavano, bisognava inserire delle fiction ispirate da quelle parole".

Delle tre mini-storie, quella composta da Di Vaio è autobiografica: ha un passato da detenuto e un presente da scrittore. Il corto di Braucci è ambientato sul Vesuvio, dove due giovani hanno l'ordine di uccidere un amico d'infanzia durante una gita. Il set della storia di Lanzetta è nei Quartieri , dove si gira quasi esclusivamente di notte. Lo stesso Lanzetta interpreta il padre di una prostituta, violento e incestuoso. La ragazza (Shanyn Leigh) incontra l'amore e tenta di cambiare vita, ma la famiglia glielo impedisce col sangue. Così lei decide di vendicarsi. In un cameo, la madre della prostituta avrà il volto corroso di Anita Pallenberg, l'ex moglie di Keith Richards, icona della Swinging London e musa degli Stones.

Outsider per vocazione, una fama di regista scomodo ma di successo, Ferrara ha scelto di realizzare questa nuova opera con un piccolo produttore indipendente. Luca Liguori, napoletano, 38 anni, è al secondo film (il primo, 'Sotto la stessa luna', è stato girato nel campo rom di Scampia): "Luca è un mio amico. E poi è napoletano. Con chi altro dovevo farlo?". Ferrara confida che a Napoli vorrebbe restare a lungo: "Perché le mie radici sono queste. Sono cresciuto a New York, ma in un quartiere molto napoletano. La mia famiglia, i miei nonni, i miei zii, i miei vicini di casa, tutti parlavano napoletano e cucinavano cibi napoletani. Solo a scuola sentivo parlare inglese". E infatti ruota su Napoli anche il futuro prossimo del regista: "Voglio girare un film tratto da 'Pericle il Nero' di Giuseppe Ferrandino. Vorrei girarlo tutto in dialetto e mi piacerebbe avere Riccardo Scamarcio per il ruolo principale. Poi scriverò una storia su mio nonno, che partì da Sarno e si imbarcò per New York".

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Imbucati di Stato - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 4 luglio, è disponibile in edicola e in app