Il ministero della giustizia ha ridotto la protezione ai magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata a Napoli: la domenica e dopo le 6 di sera devono cavarsela da soli. Tra loro Catello Maresca, che ha appena chiesto pene durissime per il boss Setola e l'ala stragista dei Casalesi
Ad aprile Giuseppe Setola, il killer più spietato del clan dei Casalesi, l'aveva minacciato nell'aula-bunker di Santa Maria Capua Vetere. «Teniamo tutti famiglia: dottore Maresca, voi dovete lasciare stare la famiglia mia!». Catello Maresca, giovane pm anticamorra che insieme al collega Cesare Sicignano sostiene l'accusa nel processo contro l'ala stragista dei Casalesi, non ha fatto una piega. Sa che le minacce dei camorristi fanno parte del mestiere che ha scelto. Sei mesi dopo, a inizio ottobre, ha chiesto ai giudici di condannare il superboss detto 'o Cecato a 30 anni di reclusione, più altre pene durissime per gli altri 34 imputati accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo camorristico, racket, omicidio.
GUARDA LA VIDEOINTERVISTA AL MAGISTRATO Mercoledì prossimo, il 26 ottobre, è attesa la sentenza di primo grado. Quel giorno Maresca spera che il suo impianto accusatorio tenga, e soprattutto che i giudici si sbrighino. Già: se la lettura della sentenza si dovesse protrarre oltre le 18, per tornare a casa sua non potrebbe contare sulla protezione della sua scorta.
Sembra una battuta, ma proprio è così: il ministero della Giustizia - guidato prima da Angelino Alfano e oggi da Nitto Palma - ha tagliato tutto il tagliabile, e dal 6 ottobre la procura di Napoli non ha più soldi per pagare gli straordinari agli uomini che guidano le auto blindate. Da due settimane i pm della Dda il pomeriggio se tornano a casa dopo l'orario d'ufficio lo fanno a loro rischio e pericolo. Anche la domenica, se volessero uscire, devono farlo senza la protezione.
«Questa storia va avanti da due settimane», racconta Maresca. «Due giorni fa sono uscito dalla procura da solo, ieri la Guardia di Finanza mi ha cortesemente accompagnato a casa, ma senza macchina blindata. Come mi sento? Ammetto che un po' di paura ce l'ho. Incrocio le dita e spero che tutto vada bene. La mia famiglia è in pensiero, ma che vuole... Qualche giorno fa dovevo accompagnare mia moglie in clinica per un accertamento, ma non sono potuto andare. Domenica non sono uscito, e come tutti gli altri colleghi mi sono dovuto chiudere in casa. Ma a lei sembra possibile?».
Maresca ha scelto di servire lo Stato. E lo Stato lo premia così. «Ma che esempio diamo? Noi diciamo sempre che gli imprenditori non denunciano il crimine organizzato, e promettiamo a chi si espone protezione. Ma oggi chi vede che neppure i funzionari dello Stato che lottano in prima fila contro le mafie sono tutelati, pensano: "Figurati gli altri"».
Lo scorso 27 luglio il ministero della Giustizia con una circolare ha annunciato che - se una procura finisce i fondi annui a disposizione - non può più spendere un euro. Il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore ne ha preso atto, e lo scorso 6 ottobre ha scritto un ordine di servizio a tutti i sostituti, spiegando che «con efficacia immediata», gli straordinari sono sospesi fino al 31 dicembre 2011. Traduzione: niente più autisti per le macchine di scorta dopo una cert'ora. «In un altro Paese, non voglio dire civile ma almeno "normale", in vista di una sentenza delicata come quella su Setola ci sarebbe stato, credo, un potenziamento della scorta per i pm più esposti. In Italia avviene tutto il contrario. È incredibile».
Ci sono 16, 17 magistrati della Dda nella stessa situazione di Maresca: solo in due - le loro scorte dipendendo direttamente dalla Guardia di finanza e dalla Polizia - si sono salvati dai tagli. «Qualcuno pensa davvero che la camorra non ammazzi dopo le 18 o durante i week-end? Qualcuno dice che dovremmo essere contenti, così possiamo lavorare meno. Ma tornare a casa prima delle 18 è una cosa ridicola, la lotta ai Casalesi richiede tempo e impegno».
Maresca è uno dei pm impegnati notte e giorno nella caccia al superlatitante Michele Zagaria, ora le indagini si sono rallentate. «Ho chiesto spiegazioni, ma le risposte finora non sono state tranquillizzanti: c'è uno scaricabarile tra ministero, Prefettura e il Comitato per l'ordine e la sicurezza».
Il ministro Palma, il realtà, è stato chiarissimo. Qualche giorno fa ha sottolineato che il problema degli straordinari è questione che tocca non solo Napoli, ma molte altre procure. «Non mi pare» ha però replicato «che in altri uffici giudiziari vi sia stata un'analoga protesta. Spero di risolvere il problema, ma anche questo, devo dire la verita', è un qualcosa che appartiene alla magistratura di adesso. All'epoca mia le uniche manifestazioni di questo genere avvenivano in presenza di fatti molto gravi, penso al mese di protesta che venne fatto alla procura di Roma dopo l'assassinio di Mario Amato».
Come dire, prima di protestare i pm dovrebbero aspettare che muoia qualcuno di loro. Maresca è dispiaciuto. «Mi dicono che sarebbe stato attivato un tavolo con il ministero. Non vorremmo che arrivassero a trovare soluzioni quando è già troppo tardi. Nel frattempo, qualcuno di noi ha chiesto addirittura l'autorizzazione a guidare da solo la macchina blindata. Sarebbe meglio di niente».
Il pm è amaro, e per la prima volta dopo anni in trincea si fa domande che non si sarebbe mai sognato di fare. «Mia moglie ha sempre condiviso la mia scelta, anche se ogni tanto mi chiede: "Ma a te chi te lo fa fare?". Io non so cosa dire, le rispondo con uno sguardo, e lei capisce che senza il mio lavoro non sarei un uomo soddisfatto. Ma quando lo Stato che tu servi ti mette in pericolo, ti verrebbe da andartene sbattendo la porta. È una cosa brutta. Spero che questa situazione sia davvero provvisoria, altrimenti comincerò a valutare di prendere altre strade». Anche cambiare mestiere? «Bè, nessuno mi vieta di fare domanda per qualche tribunale civile di un tranquillo paesino del Centro-Nord».