I festini? «Cene eleganti». La sala del bunga bunga? «Un auditorium per la musica». Spogliarelli? «Macché, si mangiavano pasticcini». La telefonata in questura? «Per evitare una crisi diplomatica». Il premier ha creato una realtà virtuale che tramite i media anestetizza gli italiani

Uno dei capolavori semantici della memoria difensiva del Rubygate e del tric e trac a luci rosse di Arcore si annida nell'ingegnosa trasformazione del termine discoteca. Nel mondo all'incontrario secondo il Cavaliere, nel lessico della sua massiccia e sfrontata controinformazione, il suddetto spazio perde la condizione danzereccia - in questo caso molto pecoreccia e poco presidenziale - prendendo invece uno status ben più altolocato. Quello di "sala della musica", pomposa definizione, evocatrice come minimo dell'ala destra del Gran Trianon di Versailles, di arpe e clavicembali, di dame parruccone e frigide. Ecco. Non proprio il genere di fauna berlusconiana. E non proprio il plot della discoteca della villa brianzola zeppa di escort impegnate nel Bunga Bunga e in altre simpatiche contorsioni attorno a una scivolosa pertica, certo non un palo da lap dance, ma una fondamentale misura, si sosterrà prima o poi, per esercitazioni anti-incendio imposta - come no - dalla sicurezza di Palazzo Chigi.

La versione di Silvio. Ovvero la riconversione virtuale e negazionista di tutto ciò che è sotto inchiesta dei pm della Procura di Milano, intercettato e pubblicato, e che viene rispedito al mittente come diabolica macchinazione per infangare l'arcinota moralità integerrima e adamantina del premier santo subito, soprattutto in campo femminile.

Concussione? Prostituzione? Tutto falso, secondo lui. Tutto strumentale, secondo i suoi. La storia della parentela di Ruby e Mubarak, ad esempio. Ecco come stanno le cose, ha raccontato il Pdl Maurizio Paniz, membro della giunta per le autorizzazioni della Camera: secondo l'ardito uomo il premier, sicuro dell'importante legame, si preoccupa della ragazza finita in questura solo per amicizia verso Mubarak e quindi per motivi istituzionali, altro che prostituzione minorile! E pazienza che questa sia l'ennesima e contraddittoria versione della faccenda. E pazienza che la balla sia diventata atto parlamentare. Ora, sull'onda dell'Egitto in fiamme, manca solo che si lasci intendere come il Cavaliere, povero caro, stesse lavorando per evitare una crisi mediorientale.

La second life di Berlusconi. La ricusazione dell'evidenza in modo fermo perfino inverosimile ma sostenuta urbi et orbi, in lungo e in largo, di media in media. Il racconto secondo Silvio, neo frangiflutto della menzogna giudiziaria e rossa, detentore delle tavole del vero e del falso. Mica da solo. Le allegri comari della discoteca di Arcore che ne dicono di tutti i colori nelle intercettazioni? "Signorine molto a modo, educate e rispettose: nessuna che desse del tu al presidente del Consiglio" ha rivelato, ed era serio, il noto Savonarola Carlo Rossella, a capo di Medusa, il gruppo cinematografico della casa del biscione mentre mezzo mondo potrebbe partecipare ormai a un gioco a premi sul sex and the premier.

Ruby? Una povera piccola fiammiferaia per bene, secondo lo show da Alfonso Signorini. Non ci sono prove delle movimentate notti di villa San Martino, ha ribadito più volte in tv Elisabetta Casellati (come tutti i corifei dell'entourage), sottosegretario alla Giustizia, una garanzia la sua estetica benpensante: una vera signora con cotonatura e lacca da borghese post boom, orecchini fantasia, vestito imprimé può mai sottacere certe cosacce?
E per favore, non scherziamo: Nicole Minetti, igienista dentale ora consigliere regionale indagata per favoreggiamento alla prostituzione, centrale operativa dello stressante Papitour? Cose da pazzi: Minetti è praticamente un Nobel (del tartaro? della gengiva?) capace di figuroni internazionali, si è indignato un Cavaliere fumante come una ribollita in una telefonata all'Infedele di Gad Lerner, un "postribolo" per lui (sinonimo di talk show in cui si cerca la verità).

Il nostro premier sa lenire come nessuno qualunque irragionevole dubbio sfiori le menti dei suoi simpatizzanti: "Io sono sereno, state sereni anche voi perché la verità vince sempre", martella messianico nelle decine e decine di mail che intasano le caselle di posta elettronica dall'indirizzo Forzasilvio.it. È il Berlusconi rap: non conta quel che è, ma quel che si vede. Non conta quel che è vero. Solo quello che si afferma. Purché la farina provenga dal suo sacco, beninteso.

Come la poderosa memoria difensiva, preparata dopo la retata, nel senso di adunata, delle espansive ragazze frequentatrici della "sala da musica" al cospetto del duo legale del Cavaliere, Piero Longo-Niccolò Ghedini, pronto ad istruirle sui temibili tranelli dei pm. Una memoria affollata da affermazioni di tanti testimoni, indipendenti soprattutto. Ben lungi dal poter essere tacciati di interessi personali, di attitudine all'inchino: sospetti imputabili solo a menti criminali e chiaramente di sinistra.

Sfilano di foglio in foglio tra firme e svolazzi, le dichiarazioni giurate di Michele Durante, Alfredo Pezzotti, Lorenzo Brinamonti, Dafni Di Boni, quattro assistenti alla persona di chi? Ma di Berlusconi, ovvio. Nessuna domanda li spaventa. La vita notturna del principale? Solo incantevoli incontri familiari, a volte con politici, amici, imprenditori. Minorenni e bollenti spiriti? Mai nemmeno l'ombra, santo cielo. E il Gran Capo? Un gentleman, elegante e rispettoso. E ci mancherebbe altro. Solo Brinamonti rischia grosso e si lascia sfuggire che a volte, ma solo raramente, gli era apparso un licenzioso gin tonic. Come si sa, Ghedini e Longo sono veri principi del foro: per questo forse riescono a esibire testimoni di notevole peso? Come avranno stanato lo chansonnier numero uno di Berlusconi, Mariano Apicella? E Danilo Mariani, Giorgio Puricelli, Antonino Battaglia, rispettivamente disc jockey, massaggiatore (anche del Milan) e addetto alla sicurezza: tutti al servizio del suddetto plutosultano? Tutti dipendenti? Ecco, di nuovo la solita cultura del sospetto dei comunisti, ma in effetti, sì, tutti al libro paga.

E poi ansiosi di testimoniare ecco Giovanni Gamondi, l'architetto prediletto, Alberto Zangrillo, il medico personale. Viene trascinato nello studio legale di via Visconti di Modrone perfino Giuseppe Spinelli, ragioniere personale del premier, cassiere dell'articolatissimo sistema del Bunga Bunga con tanto di conto corrente segreto e bonifici alla madre di Noemi Letizia- suo il copyrght di papiSilvio- che sbraca e ammette quanto Berlusconi sia un'anima generosa, in prima linea ad aiutare persone bisognose (possibilmente al di sotto dei vent'anni) come la stessa Ruby, secondo il video messaggio in cui il Cavaliere sceglie la versione caritatevole, non quella della diplomazia planetaria. E guarda che caso, nei giorni in cui viene presentata la memoria,"Libero" - diavolo di un quotidiano - pubblica l'elenco dei soldi donati in beneficenza dall'uomo di Arcore. Ai primi posti della misericordiosa classifica appare il Centro italiano di solidarietà di Roma (368 mila euro) dove il caro amico di una vita Cesare Previti ha scontato la pena sotto forma di affidamento ai servizi sociali. Il sant'uomo (sarebbe Silvio, meglio specificare) si occupa proprio di tutti.

Le conferme della vita angelica ci sono e sono autorevoli."È protettivo e come un padre", assicura Marysthell Polanco, una delle varie inquiline dell'Olgettina, condominio-serraglio dove vengono ospitate le favorite e quindi c'è da crederle. "Cordiale e rispettoso" lo dipinge Miriam Lodo, "Una figura paterna" è la parola di Aida Yespica (inutili a quanto pare i dobloni spesi in chirurgia plastica, trapianto e stencil tricologici). Nemmeno Kafka avrebbe fatto dire a Lele Mora, indagato anch'esso per favoreggiamento alla prostituzione, talent scout dalla molto rinomata scuderia-vivaio di uomini e donne, tra cui Ruby, e dopo la valanga di commenti delle escort in formazione mista - almeno 15 - su spogliarelli, travestimenti e pratiche varie: "La cosa più oscena che si faceva ad Arcore era cantare".

A prova del candore di quelle sacre mura, Carlo Rossella arriva a punte di raffinatezza quasi proustiana segnalando nelle serate incriminate quanto di meno erotico ci possa essere nell'immaginario collettivo: la presenza dei pasticcini. Nel plastico manca solo il rosolio. Ma non la simbologia del fioretto. Nell'illusionismo quasi dadaista dell'altra realtà berlusconiana, il premier molto pio sparge la voce di un voto fatto anni fa che gli impedisce di ballare, fumare e giocare (tutto il resto si può). Nulla viene risparmiato per costruire l'immaginario laterale. Si arriva perfino a raccontare come la sera ad Arcore si passi il tempo visionando kolossal come "Baarìa", analizzando discorsi politici e la filologia della "narrazione"di Nichi Vendola. Ora, va bene tutto, ma far passare Emilio Fede per Edward Luttwak e Lele Mora per Bernard-Henry Lévy è davvero troppo.

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