In principio fu la presidenza della Camera. Raggiunta a soli 31 anni e gestita con polso di ferro dentro certi tailleurini color pastello divenuti presto un'icona. Poi è arrivata la "Second life" da conduttrice televisiva, contrassegnata da pantaloni di pelle e capelli rasati. Infine, nelle vesti di giornalista, consulente di aziende, lobbista e imprenditrice onlus, Irene Pivetti, a nemmeno cinquant'anni, si direbbe essere approdata a una nuova vita ancora.
"Vivo intensamente esperienze nuove e diverse, ma sono sempre io", ride lei, il volto femminile più noto della Lega anni Novanta, eletta a Montecitorio per tre legislature ed espulsa dal partito quando si oppose all'ipotesi di secessione. "Per chi ricopre un ruolo istituzionale importante, una volta finito c'è per forza una seconda vita, ma è normale: quell'esperienza non poteva essere eterna". E allora, descrive le sue trasformazioni, "vivo una vita fatta di pezzi diversi".
Estremamente diversi, almeno nell'immagine: dalla croce di Vandea al collo quando sedeva sullo scranno più alto di Montecitorio alla guêpière di pelle indossata con disinvoltura ai tempi di trasmissioni come "Bisturi! Nessuno è perfetto", concorrenti sottoposti a chirurgia estetica e conduzione insieme a Platinette, o alle discusse foto in posa su uno scoglio al fianco del tronista Costantino Vitagliano.
"Oggi sono la stessa vandeana del '94, solo che ho quasi vent'anni in più, sono più matura, non ho bisogno di mostrare agli altri quello che penso", spiega la parabola. "Non mi pento di niente. Non mi piace la sindrome del "questa ci sporca la vetrina", i puri sono pericolosissimi".
Per un certo periodo è stato suo agente Lele Mora, che ha definito in passato un caro amico: "Lo conoscevo in una stagione diversa da questa. Giri di ragazze io non ne ho mai visti", si limita a commentare, "non so dire come sia oggi, perché ora non lo frequento".
Oggi Irene Pivetti presiede una fondazione a finalità sociale, Learn to be free, che crea occasioni di lavoro in situazioni di difficoltà, editrice anche di una Web tv. Offre consulenze alle aziende ed è presidente dell'associazione italiana degli operatori Iptv, "essenzialmente una lobby degli operatori", spiega: "In Italia lobbista è un termine poco diffuso, ma è come l'avvocato o il commercialista, professioni di cui l'impresa ha bisogno per crescere. O hai un ufficio per le relazioni con le istituzioni, o hai qualcuno che spiega le tue esigenze alle istituzioni".
Ma la Pivetti è anche assessore alla Massima occupazione nel piccolo comune parmense di Berceto e avrebbe dovuto essere in giunta, prima di una polemica che ha fatto naufragare il progetto sul nascere, anche a Reggio Calabria. Nostalgia della politica? "No, i tempi eterni delle discussioni oggi mi sarebbero insopportabili. Ci sono modi diversi attraverso cui applicare la responsabilità verso gli altri: anche l'informazione o le attività a carattere sociale lo sono".
La politica, la tv, l'impresa. In tutti questi passaggi, il vero, grande cambiamento, però, garantisce l'ex presidente della Camera, è il matrimonio: "Lì c'è veramente un prima e un dopo. Perché dopo assumi delle responsabilità nella vita di un'altra persona". Un modo di sentire che non è cambiato neppure ora, sebbene dal marito Alberto Brambilla si sia separata. "Non l'ho cercata io questa separazione: per me il matrimonio è indissolubile", commenta, da cattolica come 15 anni fa: "Ma l'amore è libero