Il voto alla Camera sull'arresto del braccio destro di Tremonti può decidere le sorti del governo. Se la maggioranza non regge, si apre il conto alla rovescia. E molti parlamentari decideranno all'ultimo minuto

E' arrivato il giorno del giudizio. Per Marco Milanese, consigliere politico di Giulio Tremonti, per il quale la procura di Napoli ha chiesto il via libera all'arresto alla Camera dei Deputati. Per la maggioranza che sostiene il governo Berlusconi, che – senza la questione di fiducia – non è più in grado di approvare alcunché. E anche per il ministro dell'Economia, legato a doppio filo al suo (ex) braccio destro.

Accuse gravissime (leggi) quelle che la procura di Napoli ha rivolto all'uomo di fiducia di Tremonti nell'ambito dell'inchiesta sulla P4 e sulle quali la Camera dei deputati è chiamata a pronunciarsi – con voto segreto – a mezzogiorno di giovedì.

L'aria nella maggioranza è pesante. Il governo è andato in minoranza diverse volte, cosa che è stata letta da molti come un avvertimento in vista del voto di giovedì. Una sorta di invito a farsi finalmente da parte. I fari sono puntati soprattutto sulla Lega, e sugli uomini di Roberto Maroni in particolare. Infatti, proprio dalla pattuglia dei fedelissimi al ministro dell'Interno è arrivato il via libera all'arresto di Alfonso Papa, altro esponente della maggioranza, tuttora detenuto a Poggioreale.

Il Carroccio deciderà soltanto nelle ore precedenti la votazione come comportarsi. "Quel che è certo – assicura il capogruppo Reguzzoni – è che il governo non è a rischio". Nella giunta per le autorizzazioni i lùmbard hanno votato contro l'arresto di Milanese, e se l'orientamento dei partiti dovesse confermare quello tenuto in giunta, Milanese dovrebbe cavarsela.

"Noi voteremo contro il provvedimento della giunta e quindi per l'arresto – spiega Benedetto della Vedova, capogruppo di Futuro e Libertà a Montecitorio. Però non nutre troppe speranze sulla possibilità che l'esecutivo tragga delle conseguenze da questo eventuale ennesimo rovescio: "Per la maggioranza e per il governo sarebbe un ulteriore problema, sia di tenuta sia per la propria credibilità. Per quel che mi riguarda è già accaduto di tutto. Il voto della camera non cambia nulla, non è un giudizio di assoluzione o condanna. La Camera – spiega - è chiamata a dire se il provvedimento richiesto sia viziato da un "fumo persecutionis". Ma non sposta di una virgola il problema politico del ministro dell'economia, soprattutto visti i rapporti che intratteneva il suo braccio destro. Che la maggioranza non ci sia più è un dato di fatto".

Nell'Udc i deputati avranno, invece, libertà di coscienza: "Non dico per cosa voterò" ci spiega Enzo Carra, deputato transitato nell'Unione di Centro dopo essere stato eletto nelle file del Partito Democratico. "Penso che sia un voto importante e credo che ci siano in corso delle forti pressioni per far sì che l'esito finale sia diverso da quanto accaduto al povero Alfonso Papa. Dico povero – spiega Carra - perché la situazione tra i due è diseguale. Se salviamo uno dovevamo salvare anche l'altro". Carra, la cui foto con le manette all'arrivo in tribunale diventò uno dei simboli più carichi di emotività di Tangentopoli, si concentra sulla delicatezza non solo politica del voto di giovedì: "E' una cosa atroce che un aula si debba esprimere sulla carcerazione preventiva. E sarebbe stato meglio votare ciascuno in libertà di coscienza e alla luce del sole, con voto palese". Carra non si sbilancia sull'esito finale del voto, ma assicura che il ricompattamento che è in corso nella maggioranza, vede scontrarsi due fronti: "C'è chi spera che questo voto faccia cadere il governo, ma c'è chi mira a tenere in vita la legislatura".

La maggioranza, almeno a parole, si mostra compatta: "Che siano di centrodestra o sinistra gli arresti preventivi non mi trovano d'accordo" – afferma Osvaldo Napoli. "Si facciano i processi – continua - e solo dopo si manda qualcuno in galera. Ciò vale sia per le persone normali sia per i deputati". Anche se i semplici cittadini, non possono contare su nessuna di quelle "garanzie" di cui godono i deputati . Il vicecapogruppo del PdL, poi si scaglia contro il voto segreto: "Il voto palese è la prova della proprio libertà di coscienza. In ogni caso – si affretta a precisare - il governo non rischierebbe. Con questo voto non è in gioco il futuro dell'esecutivo, è un fatto di coscienze". Gabriella Carlucci, fedelissima del premier, promette quarantotto ore di studio disperato: "Prenderò la mia decisione in base alle carte, le ho prese oggi (ieri, ndr) e le sto studiando in questi minuti" si affretta a dire mentre riaggancia il telefono.

Quel che appare certo è che la maggioranza difficilmente troverà una qualsiasi sponda nelle altre forze in Parlamento: "Faremo come con Papa, voteremo a favore" conferma Bruno Tabacci, moderato, democristiano di antica memoria, ora anche assessore nella giunta Pisapia. "Lo faremo a malincuore – precisa - ma non abbiamo alternative". Sulle dimissioni del governo, invece Tabacci non è ottimista: "In realtà le avremmo già dovute vedere. C'è uno scollamento totale tra la maggioranza e quello che si agita nel paese. Ma Berlusconi non si muove neanche con le cannonate".

Ovviamente tra chi voterà a favore dell'arresto di Marco Milanese c'è anche il Partito Democratico. Marina Sereni, vicepresidente dell'assemblea del Pd, lo dice senza mezzi termini: "Voteremo contro il parere della giunta (quindi a favore dell'arresto, ndr) Stando alle dichiarazioni ufficiali la maggioranza non dovrebbe avere problemi, ma potrebbero esserci comunque delle sorprese. Sento molti colleghi della maggioranza che hanno la consapevolezza che così non possono andare avanti e giovedì è un possibile momento per manifestare questa insofferenza. Io mi auguro – conclude - che ci sia un sussulto nel centrodestra al di là del voto su Milanese. La verità è che non siamo governati, e in questo momento non possiamo permettercelo".

Che ci siano dei movimenti in atto nella maggioranza è comunque abbastanza palese. Ad essere guardati con sospetto sono anche i movimenti degli uomini legati all'ex ministro Scajola e i fedelissimi del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Oltretutto, sembrerebbe che Gerardo Soglia, esponente del PdL in prestito al gruppo dei Responsabili starebbe per abbandonare la maggioranza per passare a Futuro e Libertà.

A confermare queste voci, in qualche modo, è Paolo Guzzanti, esponente di primo piano dei Responsabili. Interpellato dall'Espresso, l'autore di "Mignottocrazia", ha preferito non rendere pubbliche le sue riflessioni, spiegando sibillino che sul voto di giovedì : "è in corso una discussione con degli amici in Parlamento". Nettissima, ovviamente, la posizione dell'Italia de Valori: "Voteremo a favore dell'arresto – assicura il capogruppo Donadi. Tremonti dovrebbe trarre le conseguenze politiche di un'eventuale voto contro il suo braccio destro, ma il degrado etico della maggioranza è tale, che non lo farà. Il colpo mortale al governo – prevede in maniera ottimistica - lo daranno le firme che stiamo raccogliendo per il referendum elettorale".

Per il governo, comunque, si prospetta una settimana al cardiopalma. Infatti, anche se superasse indenne il voto su Milanese, la settimana prossima sulla strada dell'esecutivo si presenterebbe uno scoglio ancor più duro da superare: la mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'Agricoltura Romano, per il quale la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.