Uccisi il leader dei pasdaran Hossein Salami e il capo di Stato maggiore Mohammad Hossein Bagheri, ma anche il consigliere politico di Khamenei e scienziati. Oltre al sito di Natanz e altri centri nucleari, colpite anche aree residenziali in cui c'erano civili

Iran, chi sono le vittime dei raid di Israele e quali sono i siti nucleari presi di mira

Nell’operazione Rising Lion con cui nella notte tra il 12 e il 13 giugno Israele ha attaccato l’Iran, a essere prese di mira non sono state solo le infrastrutture nucleari di Teheran ma anche personalità di spicco del regime iraniano. Tra queste Hossein Salami, il capo dei Guardiani della rivoluzione – i potenti pasdaran – che lo scorso aprile aveva ordinato il primo attacco con 300 droni contro Israele. Tra i più alti funzionari iraniani, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, Salami era considerato un “falco” del regime, tra i più duri nei confronti dello Stato ebraico. Solo il mese scorso aveva ammonito: “Se commettete il minimo errore, vi apriremo le porte dell’inferno”. Già nel 2016 affermava che esisteva un “terreno fertile” per “l’annientamento, la distruzione e il crollo del regime sionista”. Oggi il capo dei pasdaran è stato tra i principali bersagli israeliani. Salami era a capo dei Guardiani della rivoluzione dal 2019 nominato direttamente da Khamenei all’indomani del ritiro degli Stati Uniti di Donald Trump dall’accordo sul nucleare, che oggi è al centro – e spiega – la nuova crisi mediorientale. A capo dei pasdaran, Khamenei ha nominato Mohammad Pakpour, ex comandante delle forze di terra delle Guardie rivoluzionarie.

 

Nei raid israeliani ha perso la vita anche Mohammad Hossein Bagheri, classe 1960, il più alto ufficiale dell’esercito iraniano e tra i principali artefici della trasformazione strategica dell’apparato militare di Teheran. Dal 2016 era capo di Stato maggiore. Dal 2022 era sotto sanzioni di Stati Uniti e Canada per via del suo ruolo nella repressione interna e nel programma missilistico. Al suo posto ora è stato scelto Abdolrahim Mousavi. Uccisi anche Ali Shamkhani, uno dei più stretti consiglieri politici della Guida suprema, e Mohammad Ali Jafari, ex comandante dei Guardiani della rivoluzione, nominato nel 2007 e rimosso nel 2019 per lasciare il posto al già citato Salami (durante il suo mandato i pasdaran hanno supportato Bashar al-Assad nella sua guerra civile in Siria e hanno combattuto accanto alle milizie sciite in Iraq contro l’Isis). 

 

Tra le vittime, anche Mohammad Mehdi Tehranchi, fisico teorico e uno delle menti dietro il programma nucleare iraniano, e Fereydoon Abbasi, a capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran dal 2011 al 2013 e anche lui ricercatore fisico nucleare. 

I luoghi presi di mira

Ci sono le personalità, e ci sono i luoghi colpiti dai raid israeliani. Presi di mira principalmente i siti di arricchimento nucleare e di produzione di missili balistici. Tuttavia, Tel Aviv ha colpito anche edifici residenziali a Teheran, uccidendo diversi civili, tra cui bambini. Tornando ai siti strategici, il più importante è il complesso di arricchimento di Natanz, protetto da uno scudo di cemento spesso otto metri, nella provincia di Esfahan, nel centro dell’Iran: qui ci sono dispositivi di centrifugazione costruiti a una profondità di circa 50 metri. La sua esistenza è stata denunciata per la prima volta nel 2022.

 

Poi l’Organizzazione per le industrie aerospaziali in in piazza Nobonyad a Teheran: il ruolo dell’Oia è quello di coordinare la produzione missilistica iraniana. Sempre a Teheran, è stato colpito il quartiere nordorientale di Lazivan, presunto sito nucleare anche se non è mai stato oggetto d’indagine da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Poi, il distretto di Amir Abad, sempre nella capitale iraniana, che ospita una centrale elettrica. Ma anche l'azienda Pars Garna, su via Langari a Teheran, una società controllata dalla Defense Industries Organization ed è coinvolta nella costruzione di tunnel e strutture rinforzate, tra cui Parchin, dove è stata condotta la ricerca sull'arricchimento dell'uranio tramite laser.

 

Altri siti di arricchimento nucleare, come quello di Fordow e Isfahan, non sono stati colpiti dai caccia israeliani. "Al momento", il sito di arricchimento dell'uranio di Fordow "non stato bombardato", né lo è stato l'impianto di conversione di Isfahan, ha dichiarato su X il direttore generale dell'agenzia Onu, Rafael Grossi, dopo aver parlato con le autorità iraniane.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Le crepe di Trump - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 13 giugno, è disponibile in edicola e in app