Quasi tutta la comunità internazionale ha condannato i bombardamenti di Israele contro l'Iran, avvenuti nella notte tra il 12 e il 13 giugno per "eliminare la minaccia" del programma nucleare di Teheran. La prima reazione, tuttavia, è arrivata dall'Ayatollah Ali Khamenei: "Con questo crimine, il regime sionista si è preparato un destino amaro e doloroso, che sicuramente vedrà".
In piazza Palestina, cuore della capitale iraniana, è apparso un messaggio rivolto agli israeliani: "Cercate riparo sotto le macerie. 13 giugno 2025". I pannelli sono stati fatti installare dalle autorità iraniane nel luogo dove tradizionalmente appaiono sloga in ebraico indirizzati a Tel Aviv.
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, in occasione di un punto stampa a Stoccolma con il primo ministro svedese Ulf Kristersson, ha esortato i membri dell'Alleanza atlantica a evitare l'escalation, chiamando in causa anche gli Usa: "È ovvio che la situazione è in rapida evoluzione. Quindi penso sia fondamentale che molti alleati, compresi gli Stati Uniti, si impegnino in questo momento per ridurre l'escalation. So che lo stanno facendo. E credo che questa sia la priorità assoluta".
"Un'azione unilaterale da parte di Israele", l'ha definita Rutte. Le stesse parole sono state usate del segretario di Stato americano, Marco Rubio: "Israele ha intrapreso un'azione unilaterale contro l'Iran. Non siamo coinvolti in attacchi contro l'Iran e la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione". Per Rubio, l'operazione è una questione interna all'area geografica, e ha confermato piena fiducia verso l'alleato nel Medio Oriente. "Israele ritiene questa azione necessaria per la propria autodifesa. Il presidente Trump e l'amministrazione hanno adottato tutte le misure necessarie per proteggere le nostre forze e rimanere in stretto contatto con i nostri partner regionali. Voglio essere chiaro: l'Iran non dovrebbe prendere di mira gli interessi o il personale statunitense".
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in collegamento con Fox News, ha ammesso di essere stato informato dell'attacco, aggiungendo che "l'Iran non può avere una bomba nucleare. Speriamo di tornare al tavolo delle trattative". Un altro round di colloqui sul nucleare iraniano si sarebbe dovuto tenere domenica, 15 giugno, ma l'Iran ha detto che non sarà presente. Proprio ieri, 12 giugno, Trump aveva detto di ritenere probabile un attacco di Israele contro l'Iran, "ma non imminente". Tempistiche sbagliate.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha invitato al "dialogo". In collegamento con il Tg5 dall'Unità di crisi della Farnesina, ha dichiarato: "Ci auguriamo che possa riprendere quanto prima il confronto tra Israele e Iran. Sappiamo bene che la situazione è molto complicata, ma non esiste altra soluzione che quella diplomatica. Ci auguriamo che possano cessare i combattimenti il prima possibile, azioni e reazioni sono pericolose, la situazione nell'area rischia di esplodere". Nessun italiano, ha aggiunto, è stato coinvolto nello scontro della notte: "Non ci sono stati problemi per i nostri concittadini, né in Iran né in Israele. Ci sono state esplosioni anche vicino alla residenza della nostra ambasciatrice a Teheran. La situazione è di grande tensione".
"Non credo che gli attacchi israeliani siano conclusi", ha aggiunto Tajani, spiegando di aver parlato con il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa'ar. "Ho chiesto di evitare una escalation" con l'Iran e "ribadito l'amicizia con il popolo israeliano, ma ho ribadito la necessità del cessate il fuoco a Gaza. Chiediamo a Israele, avendo vinto di fatto la guerra con Hamas, di risparmiare la popolazione civile", ha continuato, aggiungendo che parlerà anche con il suo omologo iraniano e con il ministro degli Esteri dell'Oman, Paese mediatore sul dossier nucleare.
Reazioni arrivano anche dalla Cina, che si è detta "preoccupata" per l'aggravarsi della situazione in Medio Oriente e si è opposta "alla violazione della sovranità" di Teheran. Allo stesso tempo, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, Pechino si offre per svolgere "un ruolo costruttivo" in Medio Oriente e contribuire ad allentare le crescenti tensioni. "La parte cinese è profondamente preoccupata per le gravi conseguenze che tali azioni potrebbero comportare", ha aggiunto Lin nel briefing quotidiano, esortando "le parti interessate ad adottare misure che promuovano la pace e la stabilità nella regione" evitando "un'ulteriore escalation delle tensioni".
"Israele deve porre immediatamente fine alle sue azioni aggressive che potrebbero portare a conflitti più gravi", è invece il commento che si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara, che condanna "fermamente" gli attacchi dello Stato ebraico contro i siti nucleari della Repubblica islamica e i raid che hanno ucciso funzionari di alto profilo e scienziati nucleari in Iran. "Questo attacco, che viola chiaramente il diritto internazionale, è una provocazione al servizio della politica di destabilizzazione strategica di Israele nella regione", si legge nella nota della Turchia, che invita la comunità internazionale ad "agire con urgenza".