Per un campionato che è appena cominciato, quello di calcio, ce n'è un altro che si avvia all'epilogo. E' la gara alla rovescia, la corsa sgangherata dei nostri rappresentanti in Parlamento verso un titolo molto particolare. Che di onorevole ha ben poco. Lo vince chi riesce a collezionare il maggior numero di assenze alle votazioni in aula, in una sola legislatura.
Mancano ormai meno di sei mesi alla fine di questa desolante competizione e, pur mettendo in conto possibili cambiamenti in extremis, i giochi sembrano fatti, almeno per le posizioni di vertice alla Camera dei deputati.
Basta dare un'occhiata alla top ten dei campioni dell'assenteismo, elaborata dall'associazione Openpolis, per vedere che a Montecitorio il campionato è stato 'ammazzato' da Antonio Gaglione, il cinquantanovenne cardiologo pugliese, oggi nel gruppo Misto ma eletto tra le fila del Partito Democratico: dal 2008 ha saltato 9.705 votazioni in aula su un totale di10.546. Assente nel 92 per cento dei casi.
Gaglione (che fu voluto dalla Bindi) è quello che definì l'attività di parlamentare «una violenza contro la persona, lesiva della dignità personale», poiché «stare in parlamento è un lavoro frustrante, una perdita di tempo».
Anche il piazzamento d'onore sembra ormai assegnato, visto che Nicolò Ghedini, con le sue 8.385 assenze (79,5 per cento), si avvia tranquillo verso l'accesso diretto alla Champions League. Del resto la sua legislatura è stata funestata dalla quantità spaventosa di processi del suo capo, per seguire i quali ha di fatto abbandonato l'attività parlamentare.
Più incerta, ma neanche troppo, potrebbe invece risultare la volata per il terzo posto: i colleghi di partito nel Pdl, Denis Verdini e Antonio Angelucci, sono separati da meno di 300 assenze (7771 il primo, quasi 7.500 il "re delle cliniche").
Dietro di loro c'è il segretario del Pd Pierluigi Bersani, con quasi il 70 per cento di assenze; per conservare la quinta piazza il leader democratico deve stare attento a non perdere colpi rispetto a Antonio Ricardo Merlo - fino al 2010 nel gruppo Misto, oggi all'Udc - il deputato eletto nella circoscrizione dell'America Meridionale che per 7.146 volte non ha partecipato alle votazioni in aula.
Scorrendo ancora la classifica troviamo al settimo posto la piemontese Maria Grazia Siliquini (eletta nel Pdl, poi passata a Futuro e libertà e oggi con Popolo e Territorio, insomma gli ex Responsabili), 66 volte su cento 'diversamente presente'. Come alcuni si ricorderanno, Siliquini fu protagonista del famoso voto di sfiducia mancato del 14 dicembre 2010: era passata con i finiani, aveva firmato la mozione per mandare a casa Berlusconi, poi all'ultimo momento si guardò allo specchio del bagno di Montecitorio - come disse ai giornalisti - e votò con il Pdl.
All'ottavo posto degli assenteisti troviamo invece l'ex Dc Calogero Mannino, oggi componente del Misto (6.326 assenze): uno che è in Parlamento dal 1976 e che quindi deve essersi un po' annoiato.
In chiusura di top ten, alla Camera, si piazzano il suo compagno di gruppo parlamentare Italo Tanoni e Luca Barbareschi, l'attore e produttore cinematografico che potrebbe essere la vera sorpresa di questo finale di stagione: per ora è "solo" decimo, ma considerando che da diversi mesi non si fa vedere in Parlamento - e che non sembra abbia voglia di tornarci, visti pure i suoi impegni sui set degli ultimi tempi - potrebbe guadagnare qualche posizione.
Subito fuori dai pessimi dieci scalpita però il giornalista Paolo Guzzanti, (un altro che ha fatto diversi passaggi pro e contro Berlusconi): oggi è appunto undicesimo, ma in Parlamento continua a non farsi vedere e quindi è pronto ad approfittare di qualsiasi 'sbandata presenzialista' di chi lo precede.
Da notare che, se la graduatoria si riferisse solo al periodo del governo Monti (da novembre a oggi), ai primissimi posti troveremmo diversi esponenti del precedente governo. A cominciare da Silvio Berlusconi, che da quando ha lasciato Palazzo Chigi ha votato solo in due occasioni (la fiducia a Monti e il voto sul decreto Salva-Italia dello scorso dicembre).
Gli ex ministri Umberto Bossi e Giulio Tremonti, invece, hanno collezionato, rispettivamente, in questo periodo, 22 e 23 presenze.
La gara parallela, quella di Palazzo Madama, è certamente più appassionante.
I primi tre sono infatti vicinissimi, e nulla è ancora detto: escludendo i senatori a vita, in testa c'è il vicepresidente del Senato Domenico Nania (Pdl) col 64,1 per cento di assenze (3.838 su 5.985 votazioni elettroniche).
A sole dieci lunghezze lo insegue il siciliano Giovanni Pistorio (Misto, ma è dell'Mpa di Lombardo), mentre l'altro vicepresidente, la radicale Emma Bonino, chiude il terzetto di testa con il 62,6 per cento (3.750 non voti).
Più staccato, dietro di loro, c'è il presidente della commissione di vigilanza Rai, il democratico Sergio Zavoli. Poi il medico napoletano Riccardo Villari di Coesione Nazionale fu Responsabili (ha "marinato" l'aula 3.079 volte), insidiato seriamente da Felice Belisario, che in qualità di capogruppo Idv potrebbe essere spinto a incrementare il proprio bottino d'assenze (2.931) dalla necessità di dare l'esempio.
Dietro di loro altri nomi e volti noti: l'ex presidente del Senato Franco Marini (Pd), il suo compagno di partito Vladimiro Crisafulli e infine Gianpiero D'Alia (Udc), al decimo posto con quasi il 42 per cento di assenze.
Molto vicini alla top ten, e pronti a rientrarci, ci sono Nicola Rossi - l'economista ex Pd che nel febbraio del 2011 ha cercato di lasciare il Senato per "motivi personali" (la sua richiesta di dimissioni è stata poi respinta dall'aula) - e il plurindagato Sergio De Gregorio, oggi solo dodicesimo con "appena" il 36,7 per cento. In realtà ci hanno provato, i magistrati della Procura di Napoli, a fargli fare un balzo in avanti in classifica, chiedendone gli arresti domiciliari. E chissà: se non ci fossero stati i suoi colleghi senatori a respingere quella richiesta, col voto segreto, magari De Gregorio sarebbe arrivato in zona Champions.