«Basta con la logica del nemico da abbattere. Con il Pdl dobbiamo dialogare. E il prossimo Capo dello Stato deve essere condiviso insieme a loro». Parla l'esponente del Pd, felice per l'incontro fra Bersani e il Cavaliere

«Un presidente della Repubblica condiviso». Giuseppe Fioroni ribadisce il concetto della necessità di eleggere il successore di Napolitano trovando un accordo con il centrodestra per quasi tutta la conversazione con 'l'Espresso'. Secondo l'ex ministro dell'Istruzione è questo il punto di partenza di una nuova fase della politica, della tanto agognata terza Repubblica. Un accordo senza il quale, dice, si potrebbe addirittura generare un 'big bang' delle coalizioni.  «Oggi è messa in discussione», sostiene il dirigente del Partito Democratico, «la capacità della politica di compiere atti per perseguire il bene comune. O la politica fa qualcosa per mettere soldi in tasca alla gente e alle imprese o la politica ammette il proprio fallimento. La politica che non produce fatti è inutile, e la gente le cose inutili il 31 dicembre le butta dalla finestra». 

Eppure siamo davanti ad uno stallo politico che non sembra trovare una soluzione.
«La mia posizione è nota e minoritaria. Se qualcuno ha visto i funerali di Civitanova Marche, avrà visto che la critica e la protesta verso la politica ha riguardato tutti, compreso il Movimento 5 Stelle. Sbagliamo quando pensiamo che la nostra gente comprenda o si affanni appresso alle differenze tra governissimo, governo di scopo o governo del Presidente. Anche se capisco l'impazienza di chi ha il motore acceso da tanto tempo e rischia che la macchina vada in panne».

Si riferisce a Matteo Renzi.
«Mi riferisco ai 'tanti Renzi' che hanno il motore acceso da tanto tempo. Per chi aspetta da tanto, il tempo non passa mai. Oggi il cambiamento e il rinnovamento passano per la chiusura della Seconda repubblica con un Capo dello Stato condiviso».

Per lei è un passaggio così significativo?
«Un presidente condiviso significa eliminare la logica del nemico da abbattere. Un successore di Napolitano riconosciuto da due italiani su tre è una pietra fondante di una nuova politica. A quel punto, anche se si decidesse di andare al voto, avremmo comunque un paese in cui ci si confronta in maniera civile, ma senza nemici da abbattere. Ma capisco che per molti questo potrebbe essere un problema. Eleggere un presidente condiviso, denota un'attenzione al comune sentire degli italiani. Confondiamo gli italiani con i tifosi»

Poi c'è sempre un governo da formare, cosa che sembra molto complicata.
«Il Presidente della Repubblica è il primo passo. E l'insistenza con cui si discute di un governo - mentre si deve scegliere il presidente della Repubblica - da' l'idea di quello che capita spesso in politica. Quando qualcuno dice 'si, ma...' mi viene da pensare che non ci sia la volontà di fare un presidente condiviso»

Se non si arrivasse ad un'elezione al primo o secondo scrutinio?
«Se si fa un presidente di divisione, è un germe di un 'big bang' nelle coalizioni. Vorrebbe dire iniziare la terza repubblica con i mali della seconda». 

In molti, da più parti, chiedono un governo con grande insistenza.
«Nella mia testa ritengo talmente fondante un presidente eletto con i due terzi dei voti, da ritenerlo un germe di cambiamento, che aiuterebbe a fare quel che occorre per avere un governo».

Non pensa che qualcuno nel Pd voglia scegliere il prossimo presidente della Repubblica pensando più ai prossimi sei mesi, che ai prossimi 7 anni?
«Non credo. Spero che il mio partito sia granitico nell'idea di volere un presidente condiviso. Ma essendo talmente abituati alla divisione, non abbiamo grande attenzione alla condivisione».

Gli elettori del Pd torneranno a chiedervi: ma ci si può fidare di Berlusconi?
«Abbiamo un dovere di eleggere un presidente a larga maggioranza. Non ho dubbi che tutti gli altri, tranne Grillo che ti insulta, sono degli interlocutori con cui dialogare. Non mi scandalizzo per l'incontro Berlusconi-Bersani. Anzi spero che non salti. Gli italiani non mi dicono di fidarmi di Berlusconi o meno, mi chiedono della loro vita. Delle aziende che chiudono, o dei figli che non trovano lavoro. Vi sfido a trovare un italiano che dica che non vada eletto il Presidente della Repubblica con i due terzi dei voti».

In molti paventano una possibile scissione nel Pd. Potrebbe avvenire una spaccatura lacerante anche sull'elezione del Presidente della Repubblica?
«Se si fanno scelte divisive, divisione chiama divisione. La scissione del Pd è un qualcosa di evocato più che altro. Ma è difficile che da una contrapposizione nascano momenti di unità e di costruzione. Secondo me fare un presidente di divisione è un qualcosa che va contro l'interesse del Paese».

Dopo Napolitano, si aspetta un Capo dello stato cattolico?
«Me ne aspetto uno di larga condivisione, sono aperto a scegliere una persona giusta senza nessun pregiudizio. Se poi è cattolico ancora meglio».