Dall'amazzone berlusconiana Michaela Biancofiore al 'viceré' di Sicilia Gianfranco Miccichè. Dalla previtiana Jole Santelli all'eterno potente Catricalà. La carica dei sottosegretari è imbarazzante. Ma il Pd fa spallucce

La mangiatoia dei numeri due

«Molte donne», aveva detto Enrico Letta annunciando il suo governo. Ma le donne, nominati tutti i nominabili, sono diciassette su 61 tra ministri, viceministri e sottosegretari. Sempre meglio, certo, del suo predecessore, Monti, che si era fermato a sei su 46. Tutto sta, però, ad intendersi sul significato di «molte».

Ed è una donna quella che ha acceso la polemica più forte, attirando l’ira di Ivan Scalfarotto, deputato del Pd, e delle associazioni che si battono per i diritti civili: Michaela Biancofiore, pupilla di Berlusconi, che affianca il ministro Josefa Idem (Pd) nella delega per le pari opportunità. Dispari, però, sarebbe meglio scrivere. «Mi fa strano vedere due uomini che si baciano - ha detto infatti, non più tardi del 17 febbraio scorso, la neo sottosegretario - la trovo una cosa contro natura, ma sono consapevole che è sempre esistita e da donna romantica dico che l’amore va sempre premiato e protetto». Sottosegretario, dunque, alla protezione di uomini e donne «contronatura». «Un bambino che viene adottato da una coppia gay - è l’altra perla di Biancofiore, che del sottosegretariato peraltro s’è dovuta accontentare, restando fino all’ultimo in predicato di ministero - non è una cosa normale, cresce svantaggiato rispetto agli altri. Gesù Cristo ha fatto uomo e donna per procreare. Gli altri lo guarderanno in maniera strana. Saranno presi per il culo per tutta la vita, saranno devastati per sempre per l'egoismo dei genitori». Sottosegretario, allora, all’egoismo.

Jole Santelli, altra donna. Di lei si ricorda uno scontro televisivo con il collega di partito (fino a qualche mese prima) Italo Bocchino. Stuzzicato per la scissione finiana, Bocchino aveva così tagliato corto: «La differenza tra noi, cara Santelli, è che io mi sono formato con Tatarella e tu con Previti». Già sottosegretario alla Giustizia nel 2001, con Roberto Castelli, Santelli ha infatti steso e sempre difeso le leggi ad personam: «Sono leggi nell’interesse generale», diceva mentre la corte costituzionale bocciava le sue creature. «In Italia - diceva poi nel 2011 - c’è chi ci accusa di aver fatto delle leggi ad personam, ma io parlerei invece di procura ad personam». Sarà sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali.

Antonio Catricalà, calabrese come Santelli, nei governi non manca mai. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Monti, diventa nel governo Letta-Alfano viceministro per lo Sviluppo economico, secondo del democratico Flavio Zanonato (il primo della squadra ad attivare una polemica - con relativa semi smentita - per le frasi pro nucleare rilasciate dal ministro a Un giorno da Pecora, su Radio Due). Catricalà condivide con Gianni Letta, oltre ad un pezzo significativo di carriera, il maestro di tennis, sua grande passione esercitata sui campi di Punta Ala: «Miglioro con il tempo - dice Catricalà - merito del mio maestro, che divido con Gianni Letta». Catricalà prima era presidente dell’Antitrust (e da lì forte sostenitore delle privatizzazioni, che se assenti avrebbero messo a rischio «la vitalità già compromessa del sistema economico») e dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ai tempi del Lodo Maccanico e della “Salva Rete 4” era capo di gabinetto del ministro. Si dice fu proprio lui a risolvere la questione, il problema di Berlusconi, con una frase magica: Rete 4 sarebbe andata sul satellite «in relazione all'effettivo e congruo sviluppo dell'utenza dei programmi radiotelevisivi via satellite e via cavo» e in data stabilita dall’Authority. E sappiamo com’è finita.

Bruno Archi sarà invece il vice di Emma Bonino al ministero degli Esteri. Di lui, diplomatico in servizio presso la presidenza del Consiglio e rappresentate di Silvio Berlusconi al G8 e al G20, si ricorda soprattutto la performance come teste nel processo Ruby, che i maligni dicono - insieme alla sua carriera internazionale - gli sia valsa un seggio blindato alla Camera. Archi confermò ai giudici che Hosni Mubarak e Silvio Berlusconi, in un pranzo istituzionale, parlarono della minorenne marocchina come di una parente dell’allora presidente egiziano.

Ad aiutare Maurizio Lupi al ministero delle Infrastrutture c’è poi Rocco Girlanda, onorevole del Pdl, più volte finito nei titoli dei giornali. Una volta quando si recò in carcere a far visita ad Amanda Knox, scrisse un libro sui colloqui avuti (“Io vengo con te”, ed. Piemme) e, chiesto l’intervento di Napolitano, si vide bacchettare: «E’ infatti necessario - scrissero dal Quirinale - tenere ben presente come la magistratura di un Paese democratico vada pienamente rispettata e tutelata nell’indipendenza delle sue funzioni, anche quando le regole specifiche della giurisdizione possano differire, come anche lei osserva, tra nazioni diverse». Poi si parlò di lui - senza che questo portò mai ad alcun provvedimento a suo carico - nelle intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti per il G8, con l'imprenditore Riccardo Fusi. Infine nel 2011 a seguito di un incidente stradale, fu protagonista di una polemica - chiusa solo da un comunicato dei carabinieri di Gubbio - sulle colonne di alcuni giornali umbri, sul rifiuto di Girlanda di sottoporsi ad alcuni test, in virtù della suo mandato parlamentare. «Tutto si è svolto secondo la norma», scrissero i carabinieri.

Ilaria Borletti Buitoni è sottosegretario ai beni culturali. Perfettamente in linea con il suo impegno con la Fai, come presidente, l’incarico le è stato assegnato in quota Monti. Di Scelta Civica, infatti, Borletti Buitoni è esponente molto autorevole, nonché forte finanziatore: per la campagna elettorale ha donato 710 mila euro, contribuendo così largamente ai 2 milioni complessivamente raccolti dall’ex presidente in loden. Per chi però mette in relazione la donazione con l’incarico di governo la neo sottosegretario annuncia querela.

Due sono invece i siciliani. Ovviamente Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud ma potente isolano, che viene ricompensato così per il risultato elettorale. Lo 0,39% al Senato vale quindi un posto da sottosegretario alla Pubblica amministrazione, spalla del ministro Patroni Griffi. Oltre al rapporto di fiducia che lo lega a Dell’Utri, e al passato lavorativo in Pubblitalia (capace di cancellare gli anni di militanza in Lotta Continua), di lui si parlò molto quando il collaboratore di Forza Italia Martello patteggiò un anno, accusato di introdurre cocaina negli uffici del ministero dove Miccichè era sottosegretario. «La droga non era per lui», disse però Martello, anche se Miccichè stesso non ha fatto mai mistero di aver usato cocaina. Quando i carabinieri di Palermo, anni prima, indagarono su un giro di droga in Pubblitalia lui, puro, spiegò: «Non sono uno spacciatore ma solo un assuntore di cocaina». Ché il consumo, si sa, non è reato. Altra fare celebre è quella pronunciata in difesa del collega Lunardi che aveva detto rassegnato «con mafia e camorra dobbiamo convivere». Micciché intervenne così: «Se per fare gli appalti dovessi aspettare che finisca la criminalità mafiosa allora non partiremmo mai».

Poi, sempre dalla Sicilia, arriva la senatrice Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico. Di lei l’ultima immagine è quella, al fianco di Alessandra Mussolini in occasione del voto sul presidente della Repubblica, con la maglietta “Il diavolo veste Prodi”. Alla Zanzara di Radio24 confermò la battuta pesante di Silvio Berlusconi sulle forme di Angela Merkel: «Lui è così - disse - lo fa per ridere».

Ad aiutare il ministro alla Istruzione Carrozza (Pd), oltre a Marco Rossi Doria (già nel governo Monti), ci sarà anche Gabriele Toccafondi, deputato del Pdl che la scorsa legislatura fu primo firmatario - tra le altre - di un’accorata interpellanza per il «reintegro del fondo delle scuole paritarie».

Il Fatto quotidiano, poi, di altri nominati ricorda la vita giudiziaria. Del vice ministro ai Trasporti, ad esempio, e sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, l’inchiesta sul progetto urbanistico Crescent, a detta di molti comitati locali un ecomostro. Del vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico, un processo in corso per abuso d’ufficio, passato sicuramente in secondo piano rispetto all’inserimento nella rosa dei saggi di Napolitano. Di Walter Ferrazza, sindaco di Bocenago in provincia di Trento e già candidato alle ultime elezioni con il Mir di Samorì, la condanna (sua e del suo predecessore) per danno erariale.

Qualcuno del Pd di fronte a questa squadra, protesta? Solo il segretario del partito piemontese, Morgando che si dice indignato e si dimette. Il motivo? Nessun corregionale è nell’esecutivo. E così «viene penalizzata in modo indegno - tuona - l'unica grande regione del nord in cui il Pd ha conquistato il premio di maggioranza al Senato. Si impedisce al Pd del Piemonte di dare il suo contributo, nell'azione di governo».

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