Un miliardo e 300 milioni per le pubbliche relazioni dei sindaci, convegni di amici, studiosi degli ungulati e comunicazioni odontoiatriche: il rapporto completo sugli sperperi degli enti locali in Italia
Un miliardo e trecento milioni in un anno: tanto sono costati agli italiani i circa 277 mila tra incarichi e consulenze graziosamente elargite dallo Stato a esperti e professionisti vari. Una cifra sbalorditiva e, tanto per avere un'unità di misura, adiacente al costo complessivo annuo di Camera e Senato o a quanto necessario per rifinanziare la Cig: come dire circa lo 0,1 per cento del pil nazionale, euro più euro meno.
La pubblicazione nero su bianco dei dati sul sito del Governo è, per il Letta raggiante del decreto del "fare", una pioggia di detriti tossici provenienti dagli anni spreconi, quando di spending review non si conosceva neanche l'ortografia. Ovviamente, dicono a Palazzo Chigi, se la legge non imponesse la pubblicità di questi numeri (peraltro del 2011) entro il 30 giugno di ogni anno, è probabile che la loro diffusione sarebbe slittata di qualche settimana, per non mettere troppo fuori sincrono le rassicurazioni verbali del Premier con i problemi della spesa pubblica fuori controllo.
Stupidario Dal 'Lecca nella foresta' al 'Progetto ricotta' Fatto sta che, a sfogliare le centinaia di pagine di incarichi, lo stupore cede il passo a uno spirito di drammatica ilarità per la misticanza e la natura delle consulenze escogitate.
E alle quali se ne aggiungerebbero molte altre se le amministrazioni invitate, il cui numero complessivo il dossier governativo tace, avessero risposto tutte, anziché scegliere la strada di una (pur sanzionabile) opaca omertà.
Gli enti locali, comunque, la fanno da padrone. Non tutti sanno che, ad esempio, il comune di Cosenza ha una web-tv istituzionale tutta sua, il cui "responsabile di testata" ha vinto l'incarico per 30 mila euro; la piattaforma ideale, magari, per aggiornare i telespettatori sulla costruzione del, bitumato di fresco, ponte sul fiume Crati, la cui sola "validazione" del progetto esecutivo è costata 90 mila euro.
Come pure altri 90 mila sono stati esborsati, dall'eclettica città calabra, per avere un direttore dei lavori della "Casa della Musica".
D'altronde, l'immagine è fondamentale e lo sanno bene a Potenza, dove c'è stata una vera e propria carica di addetti stampa; ne ha guadagnato uno la camera di commercio (18 mila euro), uno l'ospedale San Carlo (32 mila), uno il nosocomio di Rionero in Vulture (10 mila) e uno pure l'Asl potentina (11 mila), dove però - nell'indecisione sul capitolo di bilancio - il giustificativo compare per un semestre come "spese di comunicazione" e per un altro semestre come "attività paramediche", per maggior tutela della professione giornalistica.
Fanno buona compagnia ai lucani, ma con più morigeratezza, i campani di Ariano Arpino, con la portavoce del Sindaco ridotta a 8 mila euro di consulenza, e a Benevento, dove il capo della comunicazione dei medici ed odontoiatri è stato liquidato al prezzo di una protesi più impronta: 5 mila e via.
Promuovere in ogni salsa le proprie iniziative resta, insomma, un importante biglietto da visita per le amministrazioni. A Piacenza ne hanno fatto una professione. Fare da relatore ai "Convegni in biblioteca" vale, per dire, 500 euro a volta (una specie di gettone anomalo di presenza), mentre per fare il catalogo sui "Corali di San Sisto" ci sono voluti 6 mila euro, mica come a Ravenna. Là per saldare i sei estensori del catalogo alla mostra "Miseria e splendore della carne", macelleria d'autore, son serviti 15 mila euro.
Poi, per evitare un "effetto Uccialli", quando oltre cent'anni fa Crispi ci portò in una guerra persa con l'Etiopia per la mala traduzione d'un trattato, gli amministratori hanno trovato qualche briciola nell'erario anche per un esercito di interpreti. A mo' di esempio, il Comune di Cervia, per tradurre gli atti dei vari meeting, ha messo da parte 10 mila euro; sempre in zona, l'Unione dei comuni della bassa romagnola ha staccato un assegno di 2500 euro per tradurre le schede del sito "romagna d'este" (you can find shoes in Pavaglione, vi si legge).
E per tornare alla rurale terra italica, si trovano altre voci notevoli: il Cra (cioè il Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) ha affidato all'esterno 6 mila euro per un "Rapporto da danno indotto dalle cimici nocciolaie" e altri 14 mila euro a chi si impiegasse sulla "Caratterizzazione chimico-fisica delle olive di varietà italiane", mentre l'assistenza sanitaria degli allevamenti ovi-caprini presenti presso le aziende del Comune di Bella (paesino di cinquemila anime) costa 15.600 euro.
L'elenco delle spese pubblicate per commissionare incarichi e progetti è una giungla di capitoli e sottocapitoli, dove si rincorrono spese piccole e grandi, che insieme concorrono all'abnormità dell'1,3 miliardi "necessari" per le attività dello Stato; somme spesso ostinatamente sotto la soglia dei 20 mila euro, che costituiva - prima di una modifica legislativa del 2011 - il tetto sotto il quale poter affidare senza necessità di appalto (e quindi senza i controlli conseguenti) l'esecuzione di lavori e servizi.
Una sapiente chicane intorno alle norme, che pure esistono, all'arrembaggio dell'Isola del tesoro, la discrezionalità, dove la quesita coerenza della consulenza "con le esigenze di funzionalità dell'amministrazione conferente" diventa il canovaccio per giustificare la qualunque.
Certo, bisognerebbe fare tutto con il personale in servizio che uno ha, ma se poi non si trova la persona giusta, ecco la possibilità di poter ricorrere a "professionisti altamente qualificati", un bollino d'eccellenza di dubbia sindacabilità.
E alla Corte dei Conti, per dire, non resta che il ruolo di "bacchettare" il malcostume delle consulenze facili; una sorte non dissimile a quella dello stesso Ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D'Alia, il quale, per ora, si limita a "monitorare" l'emorragia e, visti i dati, alterna il barrito di giorno ("la stragrande maggioranza delle consulenze esterne riguarda regioni ed enti locali, sui cui il nostro potere d'intervento è limitato"), al cinguettio di sera, sul "giro di vite per combattere sperperi e cattive abitudini".
Sperperi che il dossier online equanimemente distribuisce da Nord a Sud, con cifre record in Regioni, come la Lombardia, che da un anno all'altro ha portato le consulenze da 49 mila a 51 mila o come il Veneto, che è passato dalle 31 mila del 2010 alle 33 mila del 2011.
Si è aperto un altro fronte complesso, insomma, nella guerra di posizione del new deal lettiano, dove ogni temporeggiamento può risultare fatale tanto alla spesa pubblica quanto alla tenuta del governo a due gusti. Intanto, centinaia di migliaia di "altamente qualificati" incassano.