Appello alla Corte europea. Guerra totale alla giunta del Senato sull'interpretazione della legge Severino. E ancora: scioglimento delle Camere e ricorso al Tar per ricandidarsi. Nel summit di Arcore con Ghedini e Coppi, il Cavaliere ha preparato tutte le mosse. E ha fatto recapitare il messaggio a Napolitano

Il rumore delle pale di un elicottero ha attirato ieri pomeriggio l'attenzione dei vacanzieri a San Benedetto del Tronto. Era un mezzo privato, della flotta della famiglia Berlusconi. Sul velivolo è salito un signore anziano, occhiali scuri, cravatta svolazzante, una valigetta piena di documenti: l'avvocato Franco Coppi, trasportato in poco più di un'ora al fortino di Arcore.

Lo aspettava, nervoso, Silvio Berlusconi.

Dal giorno successivo alla manifestazione di Roma, l'ex premier si è trasferito a Villa San Martino e non ne è più uscito. Ma è stata una settimana pessima, in cui la situazione è sembrata precipitare su un piano inclinato: prima la notizia che il Pd aveva deciso di non salvarlo, escludendo di votare un'amnistia o un'altra forma di salvacondotto; poi le dichiarazioni del presidente della giunta per le elezioni del Senato, Dario Stefàno: niente rinvii, la decadenza sarà decisa a ottobre e l'ex premier diventerà ineleggibile; quindi i 'rumor' provenienti da Napoli, con il rischio di un'accelerazione per la vicenda De Gregorio.

Unica buona notizia per il Cavaliere, in questi giorni difficilissimi, quelli sul calcolo della pena: grazie alla recentissima legge svuota carceri, il periodo da trascorrere ai domiciliari per la frode fiscale non sarebbe più di un anno, ma di nove mesi. Magra consolazione: l''espiazione' rischia di scattare a metà ottobre e di durare comunque fino al Ferragosto del 2014. Nove mesi in cui potrebbe succedere di tutto: a iniziare dalla sentenza d'appello per il Rubygate, con i sette anni presi in primo grado sulle spalle.

Con lui, ad Arcore, ci sono in questi giorni i soliti fedelissimi, costretti a rinunciare alle vacanze: la fidanzata Francesca Pascale, la deputata-tuttofare Mariarosaria Rossi, l'avvocato Niccolò Ghedini che fa la spola dal suo ufficio milanese quasi ogni mattina. Ieri, per diverse ore, anche Coppi.

L'obiettivo, ovviamente, è studiare tutte le strade possibili. Tutte, per evitare i domiciliari ma soprattutto per non perdere il seggio di senatore, che gli serve come scudo nei confronti di nuovi possibili mandati d'arresto, ciò che l'ex premier teme più di ogni altra cosa.

Tra le ipotesi valutate nelle ultime ore c'è quella del 'caos programmato'. Il Pdl cioè farebbe cadere il governo e chiederebbe a Napolitano di sciogliere le Camere: in questo modo, la giunta del Senato non si riunirebbe più e Berlusconi resterebbe parlamentare fino all'insediamento del nuovo Parlamento; al quale il Cavaliere si candiderebbe, facendo un ricorso al Tar nel prevedibile caso di esclusione decisa dalla Corte d'Appello in base alla legge Severino.

L'idea è dell'ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, che spera in questo modo di guadagnare fino a un anno, tra scioglimento delle Camere e ricorso prima al Tar poi al Consiglio di Stato (secondo grado di giudizio amministrativo).

Una strada percorribile? In termini di diritto non sta in piedi (lo ha ricordato subito il costituzionalista Stefano Ceccanti) e in ogni caso tra settembre e ottobre la Corte d'appello milanese quantificherà anche l'interdizione dai pubblici uffici (una causa di decadenza e di ineleggibilità diversa e aggiuntiva rispetto a quella prevista dalla legge Severino). Ma lo scopo è appunto quello di guadagnare tempo, di intorbidire le acque evitando i domiciliari già fra due mesi.

In ogni caso, comunque, quella proposta da Nitto Palma è una strada in salita. E - caos per caos - più praticabile sembra l'idea di 'fare ammuina' alla giunta del Senato, quella che appunto dovrebbe far decadere Silvio a metà ottobre.

I 'carichi esplosivi' che l'ex premier sta preparando, per questo, sono tre.

Primo, sostenere che la legge Severino sulla decadenza da parlamentare non può applicarsi nel caso perché questa si riferisce solo alle condanne superiori ai due anni: e lui è stato sì condannato a quattro, ma di cui tre 'indultati', quindi la 'pena reale' sarebbe solo di un anno. Una tesi sul filo del rasoio, ma che costringerebbe la giunta a un lungo confronto interno per dirimere la questione, con la possibilità di perdere (o guadagnare, a seconda dei punti di vista) parecchio tempo.

Secondo, sostenere che la legge Severino non può applicarsi 'retroattivamente', cioè ai reati commessi prima del suo varo (dicembre 2012). In realtà la norma si riferisce non alla commissione del reato ma alla condanna definitiva - e quella di Berlusconi è del primo agosto scorso, quindi successiva alla pubblicazione in 'Gazzetta Ufficiale' della legge. Tuttavia anche questo rischia di essere un problema in termini di interpretazione: i precedenti sono pochissimi e c'è l'ipotesi che per dirimere la controversia venga ascoltata la stessa ex ministra Severino.

Terzo, tentare di bloccare tutto in attesa dell'esito del ricorso alla Corte europea, annunciato dall'avvocato Coppi dopo la contestata intervista del giudice Esposito al 'Mattino'. Il ricorso può essere inoltrato con tutta calma (ci sono sei mesi di tempo dalla sentenza della Cassazione) e la Corte di Strasburgo non è mai velocissima nelle sue decisioni. Insomma, parliamo di anni. La tesi sarebbe che nell'esito della vicenda Mediaset ci sono state violazioni dei diritti dell'uomo e che quindi tutte le conseguenze della sentenza sulla decadenza e l'ineleggibilità di Berlusconi devono essere sospese finché la Corte europea non si pronuncia.

Quest'ultima strada avrebbe il vantaggio di essere valida non solo per bloccare gli effetti della legge Severino ma anche per opporsi all'interdizione dai pubblici uffici. Tuttavia è quasi impossibile sostenere che gli effetti della sentenza non si applicano in attesa della decisione della Corte di Strasburgo: questa può soltanto - nell'improbabile caso di accoglimento del ricorso - «condannare lo Stato responsabile al risarcimento dei danni, al ripristino della situazione prima della violazione o alla equa soddisfazione se non è possibile rimuovere le conseguenze della violazione». Insomma, la Corte europea può (eventualmente) solo intervenire 'ex post' e non rappresenta un quarto grado di giudizio nell'attesa del quale la sentenza della Cassazione si 'ferma' quanto esecutività e conseguenze.

Infine, c'è l'idea di mescolare tutto: ricorso a Strasburgo, battaglia durissima nella giunta del Senato, eventuale ricorso al Tar in caso di scioglimento delle Camere, mentre gli aerei di Forza Italia volano sule spiagge e si minaccia ogni giorno di far cadere il governo con l'alibi dell'Imu.

Obiettivo: guerra di trincea, anzi di più guerre in diverse trincee. Per bloccare il Paese attorno al destino di Berlusconi e ricattare la politica finché non si ottiene un salvacondotto vero. Ed è questo il messaggio fatto recapitare a Castelporziano, la tenuta fuori Roma dove in questi giorni si trova Napolitano.

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