«Dire che senza questo governo finiamo come la Grecia è disarmante». Goffredo Bettini risponde indirettamente a Bersani e Fassina, che blindano il governo con Berlusconi paventando «l'arrivo della Troika». Nel Pd si aggiunge così una voce che parla di exit strategy: «Facciamo noi una tabella di marcia delle cose da fare subito. Poi si vada al voto». Anche perché, un governo alternativo incastrerebbe il Pd nell'ennesima «manovra politicista». Invece serve il congresso, ovviamente: «per superare le nostre insufficienze.
Bettini, che ne sarà adesso della "pacificazione"?
Vedo molta prudenza, nelle reazioni alla condanna di Berlusconi, ed è giusto che sia così: guai a far precipitare le cose.
Ma il Pd non può semplicemente attendere le reazioni del Pdl, no?
E infatti, alcuni punti fermi andrebbero messi. Soprattutto, sulla missione e sulla durata del governo. La condanna di Berlusconi rende ancora più chiaro quello che ho sostenuto insieme ad altri: questo governo, varato in una condizione di necessità, ha al suo interno un pulsante per l'autodistruzione, e su questo pulsante c'è scritto "Silvio Berlusconi".
Il pulsante ora lampeggia.
E non vederlo è puro avventurismo, che ci fa navigare alla cieca. Attenzione, però: prendere atto di questo non significa mandare a casa Letta domani. Significa piuttosto riportate tutti con i piedi per terra.
Perché ci vuole «responsabilità».
Se gli appelli alla responsabilità, che sono unanimi, sono anche sinceri, non si può non fare ciò che è davvero necessario: chiudere i provvedimenti più urgenti, sulla crisi, e poi però, con loro, anche l'argomento dell'emergenza che tiene in piedi questo governo.
Come dice Civati, «serve un exit strategy»?
Sì, stiamo dicendo una cosa simile: si torni a votare e ognuno si giochi le proprie carte strategiche.
Con quali tempi?
Il prima possibile, ma fatte queste cose. Perché se ci si inoltra nel semestre europeo tutto si ingarbuglia.
La condanna cambia qualcosa nel giudizio che il centrosinistra ha di Berlusconi?
Personalmente verso Berlusconi ho un sentimento molto chiaro, che certo la condanna non cambia: come avversario politico l'ho combattuto con tutta l'energia possibile, rifiutando l'idea di batterlo per vie che non fossero strettamente politiche. Il rammarico, semmai, è che questo non sia avvenuto. Come imputato penso che Berlusconi avesse e abbia diritto a tutte le garanzie del caso.
La condanna però è definitiva.
Come condannato, va trattato con l'umanità e il rispetto che meritano tutti coloro che debbono scontare una pena. Se io fossi ancora parlamentare non avrei dubbi nel confermare con un voto le conseguenze della sentenza della Cassazione.
La base del partito comprenderà il prolungarsi del governo con il Pdl di Berlusconi?
Può comprendere ancora, come ha compreso in passato, finché il governo fa delle cose chiare precise, rapide e incisive.
Per ora, il governo, prevalentemente rinvia.
Le contraddizioni più evidenti, infatti, si possono superare, solo se l'emergenza non si evoca soltanto ma ci si comporta di conseguenza. Ciò che è troppo contraddittorio e non sarebbe compreso, è la difesa a priori delle larghe intese, gli ammiccamenti, che ci sono stati, all'idea che questo governo abbia un valore strategico.
Epifani ha detto che il Pd non tollererà reazioni scomposte. Berlusconi ieri ha parlato di magistratura irresponsabile. Non basta?
Non so cosa significhi "scomposto" o "composto", a proposito delle reazioni. So però che quanto detto ieri da Berlusconi è esattamente in linea con quello che Berlusconi dice e fa da vent'anni. Faccio io una domanda: debbo ritenere che, fino ad adesso, le abbiamo considerate accettabili? Quello che sta accadendo oggi non è un nuovo Berlusconi: è semplicemente Berlusconi.
Allora qual è il limite?
Io non avrei fatto l'alleanza con Berlusconi. Quello era il limite: mentre il Partito cambiava quattro volte idea in pochi giorni, io avevo proposto un governo del Presidente che non prevedesse alcuna alleanza politica, ma che cercasse i voti in Parlamento.
Funzionerà, per Berlusconi, la leva elettorale delle «toghe rosse»?
Lui la userà, è evidente. Lotterà strenuamente e tenterà di raccogliere le forze nei prossimi mesi. Questo conflitto politico che ha segnato l'Italia, però, ormai riguarda una parte sempre più ristretta dell'elettorato. Il voto delle ultime elezioni ci dice questo, e che i partiti che hanno dato vita a questo bipolarismo anomalo, Pd compreso, ormai raccolgono tutti insieme intorno al 40% della complessiva platea elettorale. Questo è il dramma, a questo il Pd deve dare una risposta.
C'è spazio per scenari alternativi al voto?
Assolutamente no. Sarebbe un ulteriore incartamento. Il modo perfetto per cacciare il Pd, ancora una volta, dentro una sfera di manovre politicistiche.
Nessun governo con Sel e M5s?
Io non considero praticabile l'idea di lavorare sui transfughi del Movimento, cercando di aumentarne il numero, coinvolgendoli in un governo. Credo che la maggior parte dei parlamentari 5 stelle non possa fare qualcosa di diverso dal mandato ricevuto. Mandato, ripetuto dai leader, che non prevede alleanze.
Adesso il confronto al congresso sarà ancora più duro?
Sarà più libero. E più propositivo. Per noi, questa sentenza può essere uno spartiacque. In questa situazione appare ancora più importante ciò che sarà il Pd. Dovremo superare l'incertezza e la nostra scarsa capacità di rappresentanza che ha alimentato Grillo e l'astensione. Dobbiamo superare il partito oligarchico e spingere per unire tutti in un campo largo, regolato da forme di democrazia deliberante che rendano protagoniste le persone e non le correnti, un campo senza steccati, senza tante sigle spesso funzionali solo al mantenimento di orticelli di potere.
Pensa a Sel?
Mi rivolgo a Sel e a tutte le forze del centrosinistra che si sono divise negli anni. Solo un soggetto di questo genere può ridare fiducia, seguendo convintamente una linea di giustizia sociale e di lotta ad ogni tipo di rendita, piaga del Paese, che c'è un po' dappertutto. Anche nel campo della sinistra.