«Mi chiedo cosa ci stiamo a fare in Parlamento: nessuna nostra proposta è stata accettata». Così il leader del M5S dichiara chiusa la prima esperienza dei suoi alla Camera e al Senato: «Nuove elezioni subito»

Grillo: 'Tutti a casa, anche noi'

Ancora all'inizio di agosto, Beppe Grillo e i suoi contavano sul lavoro da fare in questo Parlamento: «Il sei settembre torneremo con tutta la nostra forza per difendere la Costituzione e gli italiani cercando di imprimere un ulteriore cambio di marcia con l'aiuto di tutti i cittadini», scriveva ad esempio Roberto Fico. Lo stesso Beppe Grillo, un mese prima, aveva chiesto a Napolitano di sciogliere le Camere ma «dopo aver abrogato l'attuale legge elettorale».

È' stato nella seconda metà di agosto che la linea del M5S si è radicalizzata, fino ad arrivare all'ultimo post del suo fondatore: «Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. È finito il tempo delle mele. È necessario tornare immediatamente alle elezioni e poi, se governerà il M5S, cambiare in senso democratico la legge elettorale, farla approvare da un referendum e incardinarla in Costituzione».

Una posizione che ricalca quella già espressa da Grillo il 22 agosto: «Bisogna tornare alle urne al più presto possibile. Ogni voto un calcio in culo ai parassiti e incapaci che hanno distrutto il Paese. La legge elettorale la cambierà il M5S quando sarà al governo. Alle elezioni subito, con buona pace di Napolitano».

La radicalizzazione dello scontro è stata poi supportata dagli interventi sullo stesso blog di Grillo di Paolo Becchi (docente di Filosofia del Diritto, considerato tra gli 'ideologi' del Movimento) e di Claudio Messora (blogger oggi responsabile della comunicazione per i senatori M5S).

Secondo Becchi, «in un Paese normale si prenderebbe atto dell’impossibilità di continuare l’esperienza di Governo e della necessità di ritornare al voto. (…) Si potrebbe forse pensare di dare un mandato esplorativo al MoVimento 5 Stelle: ne avrebbe il diritto, dopo essere stato messo nell’angolo privilegiando le larghe intese. Ma che servirebbe in fondo? Solo a perdere tempo: e, ormai, tempo non ne abbiamo più». (25 agosto).

Più duro ancora Messora: «Il Movimento 5 Stelle non è nato per fare compromessi. Chi ha votato 5 Stelle lo ha fatto per rovesciare il tavolo. Il Movimento 5 Stelle non è stato mandato nelle istituzioni per mendicare un misero emendamento rivendicandolo come un successo. È stato mandato in Parlamento per provare ad avere la maggioranza.?Qui c’è bisogno di un atto di coraggio totale e definitivo» (24 agosto).

A cosa è dovuta questa radicalizzazione? Le possibilità sono molte (in mezzo c'è stata anche la condanna di Berlusconi), ma è lo stesso Grillo a fornire una possibile risposta: «Spesso mi chiedo cosa ci stiamo a fare in Parlamento, nessuna nostra proposta è stata accettata. Nessuna legge parlamentare è stata approvata». Come dire: finché non siamo maggioranza, alle Camere non riusciamo a cambiare niente. Una presa d'atto della impossibilità rispetto al «#sipuòfare» lanciato all'inizio della legislatura, nel marzo scorso, quando il M5S chiedeva al Parlamento di «avviare misure urgenti per le pmi o per i tagli delle Province» e a «votare in aula l'ineleggibilità di Berlusconi, l'approvazione di una legge sul conflitto di interessi, l'abolizione della legge Gasparri, la rinegoziazione delle frequenze nazionali generosamente concesse a Berlusconi da D'Alema nel 1999».

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