Abuso e turbativa d'asta le ipotesi di reato per la "sanitopoli beneventana". Ma l'avvocato dell'ex ministro smentisce: "Dalla procura non abbiamo ricevuto né un avviso di garanzia, né un invito a comparire"
Abuso e turbativa d'asta: queste le ipotesi di reato che hanno impresso una accelerazione della procura all'inchiesta sullo scandalo Asl di Benevento. Secondo indiscrezioni tra gli indagati vi sarebbero anche l'ex ministro Nunzia De Girolamo e i dirigenti, suoi fedelissimi, tra i quali l'attuale direttore generale della Asl, Michele Rossi. "Non abbiamo ricevuto né un avviso di garanzia, né un invito a comparire", precisa Angelo Leone, legale di Nunzia De Girolamo. Ma l'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex ministro sarebbe già avvenuto in una fase precedente dell'inchiesta, anche se coperto da segreto.
Nunzia De Girolamo si era dimessa da ministro nel fine settimana scorso: «Mi dimetto. L’ho deciso per la mia dignità». Un mese dopo le parole impresse dal Gip del Tribunale di Benevento, Flavio Cusani, sull’ordinanza relativa alla Sanitopoli sannita a proposito del ristretto direttorio politico-partitico che «si occupava in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti ed indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’ASL» di Benevento, l’onorevole De Girolamo aveva deciso di rimettere il suo mandato.
«Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare, perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità». Non una scelta di rispetto istituzionale, per la sua posizione sempre più delicata, ma una scelta deliberatamente politica: «Dal presidente del Consiglio mi sarei aspettata una difesa diversa», ha confidato al Corriere della Sera, fugando l’ultimo dubbio sul destinatario del suo messaggio. Nel fine settimana più caldo del suo mandato la De Girolamo era rimasta insieme con suo marito, l’onorevole Francesco Boccia, nella sua casa romana. Non era rientrata a Benevento. I tentativi di convincere Enrico Letta a prendere le sue difese sono stati reiterati ma sono caduti nel vuoto.
Così, la decisione di giocare di attacco, prima di finire sulla graticola della mozione di sfiducia già calendarizzata per il prossimo 4 febbraio. Scelta utile anche per sostenere meglio la tesi dell’accerchiamento, addirittura del complotto, che da giorni l’ex ministro va raccontando. Un copione che rimanda al suo vecchio leader, Silvio Berlusconi, che ora l’attende a braccia aperte: minare il Governo Letta, nel giorno del ventennale di Forza Italia, in fondo è anche un piccolo omaggio al Cavaliere.
Dimissioni che seguono di poche ore il diktat di Renato Brunetta a proposito di legge elettorale e tenuta della maggioranza. La De Girolamo insiste: nessun legame con l’inchiesta, queste sono dimissioni politiche. Ma è difficile non pensare alle possibili svolte nell’inchiesta beneventana: nuovi interrogatori e i probabili avvisi di garanzia, anche per la De Girolamo e i suoi fedelissimi. I primi a sfilare dinanzi al pool di magistrati, istituito dopo l’esplosione mediatica della vicenda, sono stati i responsabili del Provveditorato dell’Asl, cioè l’ufficio che si occupa materialmente di tutte le procedure di appalto. Era l’incarico ricoperto ad interim dal Direttore Amministrativo, Felice Pisapia, il dirigente accusato di aver gonfiato fatture e truffato l’Amministrazione.
È lui che ha registrato le riunioni a casa di Nunzia. E che ha fatto scoprire l’esistenza del «direttorio politico-partitico costituito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all’amministrazione, a cui fa riferimento il Direttore Generale dell’ASL nella gestione dell’Ente». È un altro passaggio dell’ordinanza del Gip Tribunale di Benevento che lo scorso 27 dicembre ha imposto a Pisapia l’obbligo di dimora, nell’ambito dell’inchiesta nata dopo la denuncia del Direttore Generale dell’ASL di Benevento, Michele Rossi, uomo del cerchio magico della De Girolamo: «A me risponde sempre Michele. Certo! Come devo dire… Non me ne frega niente… Perché alla fine me la prendo con Michele se qualcosa non va. O do merito a Michele di ciò che vale» è l’ultimo brano di quelle registrazioni agli atti, pubblicato sul quotidiano locale Ottopagine.
Nuove indiscrezioni che hanno turbato non poco la De Girolamo. Come era già accaduto lo scorso 3 gennaio, quando l’Espresso per primo pubblicò i brani di quelle registrazioni che il Pubblico Ministero, Giovanni Tartaglia Polcini, aveva allegato agli atti: «Chi vuole fare pulizia può essere ucciso con la pistola oppure con la parole», ci aveva detto in quelle ore l’allora ministro dal suo buen ritiro alle Maldive. «Agirò legalmente contro chi lancia accuse o adombra sospetti, e anche contro chi le riporta attraverso riscontri falsi e abusivi», aveva aggiunto. Quelle registrazioni, però, non erano abusive e gli investigatori hanno cominciato a effettuare i loro riscontri.
Dalla multa per le mozzarelle all’«amico di Nunzia e amico mio» come disse Luigi Barone, storico portavoce del deputato sannita, fino alla querelle con alcuni sindaci del centrodestra per l’ubicazione di uffici periferici della stessa ASL: «Preferisco poi darlo a uno del PD, che ci vado a chiedere 100 voti…», parola di Nunzia. Passando per l’appalto per l’assegnazione del servizio di 118 e del tentativo di «bypassare la gara pubblica, perché con la gara pubblica noi non riusciamo, noi non siamo in grado di fare la gara pubblica» come cercava di spiegare Giacomo Papa, avvocato promosso dalla De Girolamo a vicecapo di Gabinetto del Ministero delle politiche agricole. Che aggiunse: «Fra poco ci commissariano, fra poco la gara pubblica se la fa la Regione!! Il commissario ad acta, se volete la mia opinione… Io già l’ho detto quattro mesi fa. Quel giorno che accadrà non torniamo più indietro».
Ora, a far tornare indietro nel tempo il cerchio magico della De Girolamo, ci penserà l’inchiesta della Procura sannita e le nuove registrazioni, circa trenta ore, che Felice Pisapia potrebbe consegnare quando sarà sentito nuovamente dai magistrati. Le indagini si allargano: ora riguardano anche consulenze legali, transazioni, incarichi e quell’abitudine di registrare e, forse, intercettare che a Benevento sembra essere un vizio assai diffuso.
Anche se non lo ammette, a togliere il sonno alla De Girolamo c’è pure l’inchiesta della Procura di Roma sulla gestione dei fondi europei per l’Agricoltura: «L’attuale amministrazione nulla ha a che fare con le indagini, se non per aver offerto la più totale collaborazione agli inquirenti», dice ribadendo la massima fiducia nella Magistratura. Intanto, fissa quell’istantanea che la ritrae insieme agli altri deputati del Pdl sulle gradinate del Tribunale di Milano.