Dopo essersela presa con i "vu cumprà", già esclusiva della Lega, e dopo l'attacco all'articolo 18, poi "rubatogli" da Renzi, l'ex delfino di Berlusconi sembra aver trovato nei matrimoni tra coppie omosessuali un motivo per attirare finalmente i titoli dei giornali
Sarà forse fuori dalla storia - nel “secolo scorso” secondo il sindaco
Ignazio Marino - ma di certo è dentro le prime pagine dei giornali, finalmente. Che soddisfazione, che gioia.
Angelino Alfano ministro dell’Interno e leader dell’Ncd, l’ha espressa magnificamente, lamentandosi a più riprese e anche ad Agorà per “gli attacchi” e la “violenza inaudita” cui è stato oggetto, ma aggiungendo subito, scanso equivoci, che comunque lui va avanti.
Ci mancherebbe. La battaglia contro il riconoscimento in Italia delle
nozze gay, alfanianamente agganciata per la via burocratica delle circolari ai prefetti, al grido del “io mi batto solo per il rispetto della legge” sembra cucita sull’uomo e comunque rappresenta finalmente l’uovo di Colombo.
[[ge:rep-locali:espresso:285505532]]Dopo un’estate tragicamente passata a cercare qualcosa che “facesse titolo” per lui, solo per lui sempre schiacciato tra l’incudine di Berlusconi e il martello di Renzi. Dopo i “vu’ cumpra’” che non ha funzionato (per quello c’è sempre la Lega, peraltro), la battaglia su Mare Nostrum sulla quale ha esaurito il dicibile, lo scagliarsi contro l’articolo 18 nel quale è stato superato subito dal premier tanto da poter rivendicare adesso solo un misero “abbiamo aperto il varco”.
Dopo la riforma della giustizia, sulla quale pur da ex Guardasigilli e membro della maggioranza non ha saputo ottenere che contentini trascurabili. Dopo i poliziotti, come dimenticarli? Anche là, quando gli agenti minacciavano lo sciopero per il mancato sblocco del tetto salariale, e Renzi faceva finta di niente, Alfano ci aveva messo la faccia e aveva allungato una mano al dialogo. Adesso che l’accordo s’è trovato, il merito va tutto al premier. Grazie Matteo, dicono tutti, manco fosse il “grazie Mario” di Non ci resta che piangere.
Nell’annullare, o comunque
bloccare, la trascrizione nei registri dei comuni italiani delle nozze tra persone dello stesso sesso celebrate all’estero, invece, Alfano è e resterà in magnifica solitudine: o almeno, per una volta, visibile a contorni chiari, senza tema che qualcun altro leader con più quid lo possa impallare. Non potrà farlo Renzi, che nello stretch tra le sue convinzioni personali (partecipò al Family day nel 2007, quando ancora non era "Renzi") e il suo “dover essere” come segretario del Pd, ieri se ne è stato quieto come una bambola. Non potrà farlo
Berlusconi, che anzi semmai è mobilitato sul fronte pro-gay dall’attivismo della sua compagna Francesca Pascale. Né ci può essere in questo caso un Salvini o un Gasparri che lo scavalchino a destra. Ed è difficile immaginare che nella coalizione di maggioranza, il Pd possa davvero scavalcarlo a sinistra: il disegno di legge sulle unioni civili giace infatti placido in qualche commissione; nella conferenza sui Mille giorni Renzi l’ha indicato come qualcosa da farsi, sì, ma non subito; e in ogni caso come ha spiegato pure Alfano il discorso è diverso perché si tratta di coppie di fatto, non di matrimoni.
[[ge:rep-locali:espresso:285505533]]In compenso, il leader Ncd può in questa ore contare sulla furia dei sindaci, in testa Bologna e Grosseto, sugli strali della sinistra-sinistra e mondo gay tutto intero, da Arcigay alla pur di destra Gaylib. Che pacchia. Finalmente c’è qualcuno che lo prende sul serio: lui che, come racconta la M5S
Roberta Lombardi, in commissione Affari costituzionali alla Camera è costretto a vedersi soprannominato “ministro a sua insaputa” perché “c’è sempre qualcun altro che decide al suo posto”.
Finalmente, invece, una battagli tutta sua: mentre lui, con qualche astuzia, si aggrappa come ministro alla sentenza della Consulta che dice che in Italia il matrimonio omosessuale non si può fare, e invece come leader politico lascia ad altri il problema che sempre la Consulta, in un’altra sentenza, dice che però una legge sulle unioni civili va fatta subito. Nel brodo dell’assenza di una legge – così difficile da fare in Italia, come si è visto – il brodoso Alfano si è gettato insomma a pesce, trovando finalmente un aggancio scintillante per far parlare di sé, un titolo che gli dica chi è.