Colloquio tra il Presidente della Repubblica, il premier e il ministro Boschi. Dal 16 dicembre, la riforma del bicameralismo sarà in Aula alla Camera e potrebbe essere licenziata entro gennaio

Napolitano va più veloce di Renzi: dal Quirinale pungolo sull'iter delle riforme

Nei corridoi di Montecitorio, dove si va tanto più per le spicce quanto più i comunicati sono felpati e ufficiali, un ex democristiano di lungo corso la riassume così: “Napolitano, in vista della propria uscita dal Quirinale, ha visto Renzi per capire se nel discorso di fine anno potrà trattarlo come un premier che sta facendo le riforme tanto invocate, oppure no”.

Sia come sia, dopo le difficoltà emerse nel Pd e in Forza Italia all’indomani del voto regionale, un pungolo sulle riforme da parte del Colle era immaginabile. E nell’incontro con il capo dello Stato, il capo del governo (accompagnato dal ministro delle Riforme Boschi) pare aver fornito le rassicurazioni cercate. Sulla velocità delle riforme, ancor più che sulla tenuta della legislatura.

Si legge infatti, nella nota ufficiale del Quirinale, che “è stato ampiamente esposto il percorso che il governo considera possibile e condivisibile con un ampio arco di forze politiche per quel che riguarda l’iter parlamentare dei due provvedimenti fondamentali già a uno stato avanzato di esame”. Tradotto: Renzi ha spiegato in ogni modo che ritiene di poter portare rapidamente in porto, senza strappi, la legge elettorale e la riforma del Senato.

Il primo segnale concreto che sia così, arriva poco dopo dalla conferenza dei capigruppo della Camera. Nella quale si decide, su proposta di mediazione della presidente Laura Boldrini, che il 16 dicembre la riforma del Senato, ora all’esame della commissione Affari costituzionali, arriverà in Aula. Formalmente si tratta di uno slittamento, giacché il governo aveva proposto il 10 dicembre. Di fatto invece è un passo avanti verso la conclusione dell’iter legislativo.

E’ vero, infatti che nel corso della capigruppo le opposizioni insistevano per lo slittamento a gennaio della riforma: ma è anche vero che Forza Italia non si è espressa (segno di condiscendenza e omaggio al patto del Nazareno), e che complessivamente si è “registrato un clima positivo” da parte di Lega, Sel, M5S – come poi sottolineato in ogni modo dalla Boldrini. In pratica, il voto finale sulla riforma ci sarà verosimilmente a gennaio, dopo ampie trattazioni in Aula (la presidente ha raddoppiato i tempi della discussione), ma non oltre.

Per quanto riguarda l’altra riforma, cioè l’Italicum, il tema è stato oggetto anche di un colloquio che il capo dello Stato ha avuto ieri al Quirinale con Anna Finocchiaro, relatrice del disegno di legge in Senato. Oggi, invece, con Renzi, è stato chiarito un punto delicatissimo che sta sotto la lente del Colle: l’individuare una soluzione per rendere la nuova legge elettorale perfettamente funzionante e utilizzabile – come estrema ratio - anche prima che la riforma del Senato sia arrivata in fondo.

Nella nota ufficiale si spiega che il percorso illustrato dal governo “tiene conto di preoccupazioni delle diverse forze politiche, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra legislazione elettorale e riforme costituzionali”. Di fatto significa che, come segnalato da più parti, in un clima così frizzante – in cui si parla di voto anticipato a giorni alterni - potrebbe rivelarsi davvero avventato approvare, senza rete d’emergenza, una legge elettorale che vale solo per la Camera (così è l’Italicum), nella previsione di abolire – però non contestualmente - il Senato elettivo (così è previsto nel ddl Riforme): se l’incantesimo non riesce, si rischia un pasticcio.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Stati Uniti d'Europa - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 11 luglio, è disponibile in edicola e in app