Pd, si media per la nuova segreteria "Tanto alla fine decide Renzi da solo"

Il prossimo 14 giugno l'assemblea dei democratici dovrà rimpiazzare il dimissionario Cuperlo e sostituire chi è andato al governo come ministro. E mentre il premier è in Asia, parte il toto-nomine

Si avvicina il 14 giugno, giorno dell’assemblea nazionale del Pd. E nel Partito l’analisi dell’esito dei ballottaggi procede di pari passo e si intreccia con le scadenze di riorganizzazione interna. Bisogna nominare una nuova segreteria, ché da mesi si va avanti mutilati e con reggenze, visto che Renzi se ne è portata metà al governo. Poi c’è da sostituire Gianni Cuperlo, la cui casella di presidente dell’assemblea nazionale è rimasta scoperta da gennaio. Insomma, cinque mesi con un partito a mezzo servizio sono troppi anche per uno che ha spostato tutto a palazzo Chigi.

Le mediazioni per le nomine però procedono al buio. E le minoranze, tanto gli ex bersaniani (che vorrebbero stare nella partita) quanto i civatiani («io sono fuori dalla segreteria» ribadisce Civati all’Espresso), non possono che ammettere: «deciderà lui come al solito, da solo e all’ultimo minuto».

Questo perché Matteo Renzi è all’estero, ora in Vietnam, poi in Cina e in Kazakistan, e rientrerà solo il 12 giugno, tornando operativo a poche ore dall’assemblea. «Dubito che si stia occupando della segreteria dal Vietnam o che se ne occuperà dalla Cina» dice all’Espresso il giovane turco Matteo Orfini, «e dubito che qualcuno possa decidere senza di lui, altrimenti finirà come con le liste delle europee». E la memoria va a quando Renzi cambiò tutto nottetempo, alla faccia della «gestione unitaria» che oggi richiama il vicario Lorenzo Guerini, inserendo le cinque capolista donne.

Nell’attesa, il numero due di Renzi, Guerini, ha tentato infatti di scacciare le voci - spesso renziane - che vorrebbero spingere il segretario-premier verso una gestione più maggioritaria, sostenendola con una facile lettura dei ballottaggi: «Vinciamo dove abbiamo rottamato».

Dice invece Guerini a Repubblica, commentando il voto: «il risultato è positivo e il percorso della gestione unitaria resta intatto». E freni l’istinto, dunque, chi vorrebbe rottamare ancora. Non che «la gestione unitaria» di cui parla Guerini abbia mai rappresentato il minimo ostacolo per il premier, ma l’idea di chi vorrebbe procedere in solitaria è che una segreteria senza volti noti della minoranza - per capirci, senza ripescare Nico Stumpo, ex bersaniano - possa essere più utile.

Stesso discorso vale per la presidenza: perché darla a uno della sinistra del partito? Se proprio si deve, che almeno sia uno che non si può camuffare da «nuovo». Se infatti resta l’idea di una donna, anche se non più l’ex lettiana Paola De Micheli, nel totonomine è spuntato lo stesso Orfini, che a Renzi non ha mai fatto mancare il suo sostegno, dimostrando fedeltà alla ditta, anche se rottamata. «Non ne so nulla, sono rimasto al fatto che si voleva nominare una donna» dice Orfini all’Espresso: «è una fantasia di alcuni, altrimenti mi sarebbe stata chiesta almeno la disponibilità». Orfini si dice comunque soddisfatto dalle parole di Guerini, che «smentiscono le tentazioni ricostruite dai giornali».

Le «ricostruzioni» di cui parla Orfini, però, si fanno intanto strada nei territori interessati dall’ultima tornata elettorale. E siccome si è deciso che il Pd perde lì dove è «il vecchio Pd», l’Umbria, ad esempio, anticipa l’aria nazionale e, dopo la sonora sconfitta di Perugia, soffia forte un nuovo vento renziano. E se il segretario regionale, Giacomo Leonelli si spinge a dire che la ricandidatura della governatrice Catiuscia Marini, bersaniana, in scadenza nel 2015, «non è scontata perché adesso nulla è scontato», il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi, membro della direzione nazionale del partito si accredita come più renziano di tutti: «Bisogna cambiare veramente verso» scrive su Facebook, «vorrei però ricordare a nuovi e vecchi renziani che il sottoscritto quattro anni fa ha invitato Renzi a Perugia. E molti mi presero per pazzo». Una gara di rottamazione, sta dunque partendo in Umbria. Con una suggestione che gira tra deputati renziani: il re del cashmire Brunello Cucinelli candidato alle regionali.

Sembra così arrivare una risposta al dubbio di Gianni Cuperlo: «Veramente c’è chi pensa che si vince dove il corso renziano si è fatto strada e si perde altrove?».

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