Il leader di Forza Italia si rifà vedere alla Camera dopo 4 mesi e cerca di riprendersi i riflettori monopolizzati da Renzi e Grillo. E mentre chiede ai suoi onorevoli di "resistere", conferma il suo impegno sulle riforme col Pd

Tra un Renato Brunetta che gli traduce, semplificandole con pietas in tre parole, le domande dei giornalisti e una Maria Rosaria Rossi che da regista segna con un gesto orizzontale delle mani il momento del “cut” finale all’evento, va in onda dalle sala gialla il ritorno di Berlusconi alla Camera (“non mi è mancata”), dopo quattro mesi di assenza e per la prima volta da quando ha iniziato a scontare la condanna ai servizi sociali.

Una conferenza stampa che segna sostanzialmente l’azione del battere un colpo per l’ex premier. In mezzo alla tempesta in cui s’agita il suo partito e, soprattutto, di fronte all’ingresso dei Cinque stelle sul tavolo delle trattative per le riforme, col rischio concreto di finire ai margini del gioco politico, Berlusconi si rifà avanti, esorcizzando proprio l’avanzare del Movimento. “Beppe Grillo ci fa paura e basta, non penso possa portare avanti nessun progetto serio”, spiega. Sia pur con gli occhi gonfi e ridotti a fessura, mostra anche così l’esser sempre tra noi. Evento che per i parlamentari di Forza Italia è un happening cui accorrere numerosi, tanto da lasciare in fondo i giornalisti: “Ma con Grillo non sareste neanche entrati”, gongola l’ex premier.
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Ripropone il presidenzialismo, l’elezione diretta del capo dello Stato come “perno e contrappeso alle riforme del governo, che altrimenti non sono sufficienti”, con un percorso triplice che prevede il ritorno degli emendamenti Gasparri in commissione Affari costituzionali al Senato, la presentazione di una proposta di legge, l’avvio delle pratiche per un referendum di iniziativa popolare (“raccoglieremo milioni di firme”).

Nel presentare il suo pacchetto riformatore, Berlusconi non risparmia l’attacco a Napolitano: “Oggi il capo dello Stato è passato al di là della funzione prevista dalla Costituzione e questo passaggio è diventato fisiologico, il che è patologico per quel che pensiamo noi". Sbagliato, il sistema attuale, dove il presidente “è deciso dai segretari di partito, in una stanza chiusa che ho visto solo da fuori, e a volte di notte, perciò con le idee non chiarissime”. Bisogna invece “dare ai cittadini il diritto di scelta”. Titolo roboante, parole forti, ma nella sostanza si tratta di un pretesto per rimettersi in pista. Si sa infatti che per concretizzarsi la riforma avrebbe bisogno di anni, “almeno quattro” ricorda l’Ncd Fabrizio Cicchitto. E si sa pure, lo sa anche l’ex Cavaliere, che non può essere diretta sul presidenzialismo l’urgenza riformatrice di governo e parlamento: dice infatti che sulle altre riforme “ci starà” in ogni caso, “anche se Renzi dice no” alla sua proposta.
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L’intento autentico, l’obiettivo minimo, è invece nascosto nell’invito che fa ai molti parlamentari presenti: resistere. Resistere al cambio di passo di Grillo, resistere contro chi ci vuol male. “Diffondete ciò che abbiamo fatto, perché dall’altra parte c’è una sorta di damnatio memoriae e dobbiamo contrapporre a questa volontà distruttiva del nostro operato” i “risultati dei nostri governi”. Anzi, al singolare: “Del nostro governo” che - racconta Berlusconi - secondo diversi studi universitari è stato il migliore della storia della Repubblica”.

Quanto alle riforme in lavorazione, naturalmente l’ex Cavaliere conferma l’impegno del Nazareno e seguenti, e annuncia l’incontro per domani tra il ministro Boschi e il capogruppo al Senato Romani. “Se non dovessero trovare l’intesa, incontrerò Renzi personalmente”. C’è da sistemare, fra l’altro, la questioncina della composizione del nuovo Senato: Berlusconi ribadisce la propria contrarietà al progetto del governo: “Non credo che sia corretto che un sindaco debba fare anche il senatore. Mi sembra che sia qualcosa che non sta in piedi”, “squilibra lo Stato a favore dell’Anci e consegna il Senato alla sinistra”. Ma, assicura il Cavaliere, “sono sicuro che un accordo si troverà”.

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