Politica
11 settembre, 2014

Chi è Giuseppe Fanfani, il nipote di Amintore e nuovo membro laico del Csm

Ad Arezzo, città di cui è sindaco, lo chiamano "il Nipotissimo". Perché la sua intera carriera politica è stata vissuta all'ombra (e per volontà) dello zio. E dopo anni in cui mirava all'arrivo a Roma, finalmente è riuscito a conquistare il consiglio superiore della magistratura

E’ probabile che, appena eletto membro laico del Csm, il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani,  sprizzando felicità da tutti i pori, abbia dedicato il suo primo pensiero allo zio Amintore, cavallo di razza della Dc del dopoguerra, cinque volte presidente del consiglio, dal 1954 al 1987. Il Nipotissimo, come lo chiamano ad Arezzo, avvocato penalista tra i più affermati in città, si è infatti appassionato alla politica, al seguito dello zio. Prima nella Dc, poi nella Margherita e infine nel Pd.

I Fanfani sono una tribù della Valtiberina, sparsi tra Pieve Santo Stefano, dove è nato Amintore e il fratello Ameglio, il papà di Giuseppe, Sansepolcro e Arezzo. “Finché è vissuta Anita, la mamma di zio Amintore e di mio padre, noi  Fanfani ci siamo sempre ritrovati insieme, ogni anno il 26 luglio, per Sant'Anna, a festeggiare la nonna. Morta lei, zio Amintore ha diradato le sue visite però quando veniva da queste parti dormiva sempre a casa mia”, ricorda il Nipotissimo.

Nato a Sansepolcro, in provincia di Arezzo, la terra di Piero Della Francesca,  nel 1947, Giuseppe fin da ragazzo segue ammirato le gesta politiche dello zio. “Zio Amintore, anch’io voglio fare politica”, dice il giovane Giuseppe a Fanfani senior. Che dà il suo via libera, ma tenendo le briglia al nipote. Come quando nel 1987, dopo essere stato consigliere comunale e provinciale e poi segretario della Dc aretina, il Nipotissimo decide di fare il grande passo, candidandosi al Senato, circoscrizione di Arezzo. Dove però l’allora segretario della Dc Ciriaco De Mita impone il leader delle Acli Domenico Rosati. Fanfani fiutando lo scontro dissuade il nipote: “Ti prego, Giuseppe, non ti candidare:  non mi mettere in difficoltà”.

Fanfani junior, allora quarantenne, abbassa il capo e lo zio lo consola con una missiva in cui lo invita a ringraziare la Provvidenza “che ti ha voluto conservare alla famiglia. Verrà il tempo in cui gli uomini verranno riconosciuti per quello che valgono”, scrive Fanfani senior.

Il Nipotissimo morde il freno, finché nel 2001 la profezia si avvera quando l’allora leader della Margherita Francesco Rutelli lo candida per un seggio in parlamento, collegio Arezzo-Valtiberina, dove Fanfani junior conquista quasi 50mila voti, mentre il cugino Giorgio, figlio di Fanfani senior milita in Forza Italia.

La Dc non c’è più e neppure lo zio, morto a 91 anni, nel 1999. Ora il Nipotissimo gioca la sua partita politica senza briglie. Viene nominato responsabile nazionale Giustizia della Margherita e alle elezioni politiche del 2006 aspira ad dicastero nel secondo governo Prodi.

Ma ad Arezzo, terra di orafi e di Licio Gelli, per battere la destra di Berlusconi che nel 1999 a sorpresa ha sconfitto la sinistra, dal dopoguerra ininterrottamente al comando della città, il centrosinistra per vincere punta sul Nipotissimo. Lui sogna Roma, ma anche questa volta ubbidisce e si candida a sindaco, vince e governa Arezzo per due legislature.

Ora finalmente potrà andare nella capitale, sponda Csm. E ringrazia lo zio. Che lo ha avviato alla politica e con il quale condivide la passione per la pittura: “Zio Amintore mi metteva soggezione. Non ricordo gesti affettuosi, carezze, baci. E neppure regali, salvo i quadri. Lui mi donava i suoi e io contraccambiavo con i miei perché anch'io mi diletto di pittura”, ha raccontato qualche anno fa Fanfani junior. Che, oltre alla pittura, ama la letteratura: è solito recitare Dante e quattro anni fa ha scritto il suo primo romanzo, Fulgenzio, che racconta la storia di un parroco nel dopoguerra.

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