M5S, il movimento rischia di andare in pezzi Tra liti sulle candidature e 'inciuci' con i partiti

Spaccature, divisioni e messaggi trasversali. Dall'Emilia Romagna continuano ad arrivare notizie critiche per i pentastellati: dall'esclusione di Andrea Defranceschi dalla candidatura alle elezioni fino all'accordo, poi saltato, di Federico Pizzarotti con le altre forze politiche per la provincia di Parma

Doveva essere la Stalingrado del Movimento 5 Stelle, come disse Beppe Grillo in occasione delle elezioni del 2012. Eppure, più passano i giorni, più Parma e tutta l'Emilia Romagna rischiano di trasformarsi nella Caporetto pentastellata.

Nella regione che prima di tutte ha sancito il successo elettorale dei grillini si stanno in questi giorni consumando due "drammi" politici. Episodi che mettono in serio pericolo l'unità del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

IL M5S SBARCA IN PROVINCIA, MA GRILLO NON VUOLE

L'ultimo in ordine di tempo, ma forse il più significativo, è lo scontro intorno alla decisione del sindaco 5 stelle di Parma Federico Pizzarotti di allearsi con gli altri partiti della provincia per presentare una lista unica alle prossime elezioni. Una vera e propria rivoluzione per i pentastellati che hanno sempre rifiutato di candidarsi nell'ente di cui, da tempo, chiedono l'abolizione.

Dopo la riforma voluta dal ministro Delrio, va ricordato, la scelta di chi amministrerà la provincia non spetta più ai cittadini, ma viene decisa tramite un'elezione di secondo livello a cui prendono parte sindaci e consiglieri comunali dei territori interessati. Un accordo tra i partiti principali, come si sta verificando un po' in tutta Italia, permette quindi a tutte le forze politiche di avere una propria rappresentanza decisa a tavolino.

L'adesione di Pizzarotti a queste larghissime intese, molto vicina ma poi saltata, ha scatenato non poche polemiche dentro e fuori l'ambiente stellato, tanto da portare il primo cittadino a spiegare la sua scelta, puntando sulla sua importanza istituzionale.

Federico Pizzarotti e Beppe Grillo durante la campagna elettorale


"Non me la sento di dire ai miei cittadini che Parma, il capoluogo di questa disastrata ma bellissima Provincia, non discute con le altre Istituzioni su come uscire dalla melma del debito, della crisi e del disastro ambientale", scrive Pizzarotti su Facebook, "C'è un dialogo tra istituzioni che hanno il dovere di rispondere alle aspettative dei loro abitanti, ma nulla è ancora ufficiale, né un "listone", né diverse liste concorrenti tra loro".

Lo stesso Grillo aveva peraltro di recente ribadito la propria contrarietà allo sbarco nelle province, scrivendo sul blog che "il M5S continuerà a non presentare le proprie candidature in un organo politico del quale auspica la soppressione. Non cediamo e non ci facciamo lusingare dalla prospettiva di acquisire poltrone o, addirittura, da eventuali vittorie in alcune elezioni provinciali".

Una linea intransigente che aveva visto qualche crepa già nel via libera alla candidatura per le città metropolitane di nuova costituzione, un ente di secondo livello con molti poteri comuni alle province. Qui potranno infatti sedersi anche consiglieri pentastellati dopo che un voto sul blog ufficiale ha certificato l'approvazione della base.

La decisione del sindaco di Parma non sarebbe stata inoltre un'eccezione nel mondo dei 5 Stelle. Anche nella provincia di Ferrara infatti, nel listone unico nato dall'accordo tra i diversi partiti, è presente un esponente grillino: il sindaco di Comacchio Marco Fabbri.

La situazione interna al Movimento è comunque in evoluzione se è vero che, come riporta un retroscena del Fatto Quotidiano, lo stesso Grillo starebbe meditando di espellere Pizzarotti dai 5 Stelle. Una decisione che metterebbe fine a uno scontro a distanza tra i due che va avanti ormai da anni.

IL CANDIDATO NON LO VOGLIO

Sempre in Emilia si era negli ultimi giorni consumato lo strappo tra i vertici del Movimento e alcuni suoi esponenti locali dopo l'introduzione di una regola che ha escluso dalle candidature alla regione l'unico consigliere del Movimento: Andrea Defranceschi. A tenerlo fuori la sua condizione di indagato per l'inchiesta delle spese pazze, nonostante proprio lui fosse stato tra coloro che avevano denunciato per primi la gestione allegra dei fondi da parte dei politici locali.

Andrea Defranceschi e Beppe Grillo (da facebook)


Nonostante il supporto esplicito di diversi parlamentari grillini, l'esclusione di Defranceschi è stata confermata e lo stesso consigliere su Facebook ha dimostrato di non averla presa molto bene, pubblicando la scheda che aveva preparato per le primarie online accompagnata dal commento: "La mia dignità non verrà mai inquisita. A urne chiuse, ecco quali erano le mie "criminali" intenzioni".

Un post che, forse casualmente,
era stato preceduto da un attestato di stima nei confronti di Federico Pizzarotti e che conferma l'esistenza di un vero e proprio "blocco emiliano" stanco delle direttive di Grillo e Casaleggio.

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