Il figlio del 'guru' Casaleggio si occupa di marketing e di web nell'azienda paterna. Ma, dal blog di Beppe Grillo al viaggio a Bruxelles da Farage, è sempre di più l'eminenza grigia dei Cinque Stelle. E c'è chi parla di successione
Il tweet-anatema contro i grillini accusati di difendere Pizzarotti? «L’ha scritto Davide». Il nuovo blog dell’Europarlamento? «Lo fa Davide». E il viaggio a Bruxelles da Farage? «L’ha organizzato Davide». Davide. Davide. Sempre Davide.
Davide Casaleggio, 38 anni, esperto di sub quanto di Web, figlio di primo letto del guru Gianroberto (e socio in azienda dalla fondazione nel 2004), è sempre più potente in casa
Cinque Stelle. È rientrato dall’estero in tempo per stare al fianco di papà a Cernobbio, dove Casaleggio senior è apparso stanco, dopo l’intervento di qualche mese fa, mentre quello junior più in forma del 2013. E così ormai è lui la stella rampante. In azienda la sua stanza è sempre più affollata. A Montecitorio il suo ruolo è sempre più temuto. Lì, dove pochissimi l’hanno conosciuto di persona, ma quasi tutti ripetono che è l’uomo della successione. In stile berlusconiano: «Marina è arrivata prima da noi che da loro», è il tormentone dei pentastellati. Tanto che non si parla più di Casaleggio Associati, bensì di
Casaleggio&Son.
FANTASMA TELEMATICO[[ge:espresso:palazzo:1.178398:article:https://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/09/03/news/m5s-non-puo-rinunciare-a-grillo-e-casaleggio-1.178398]]Davide, primogenito di Gianroberto e della linguista inglese Elizabeth Birks, è schivo come papà. Pochissime foto. Pochissimi incontri pubblici. Un fantasma. Sempre presente, ma invisibile. Ne sa qualcosa Alessandro Bergonzoni, che anni fa ricevette la mail di un accanito fan che diceva di non essersi perso un suo spettacolo e gli chiedeva di scrivere la prefazione a un e-book. Titolo: “Tu sei rete”. Autore: Davide Casaleggio. Il comico accetta, il libro esce nel 2008 per la “Casaleggio Associati”, ma di Davide in carne e ossa nemmeno l’ombra: «Non l’ho conosciuto nemmeno dopo», racconta Bergonzoni.
Sei anni più tardi, l’incorporeità di Casaleggio junior, se possibile, si è acuita. L’erede del guru grillino è per moltissimi, nel Movimento 5 stelle, puro spirito. Perfino ai corsi di comunicazione, negli studi milanesi, frequentati da fedelissimi, a fine lezione non si concedeva neanche per una birra. Idem a Roma. Al di là di una ristretta cerchia - tra cui l’ex capogruppo al Senato Vito Crimi, la deputata Laura Castelli, il capo della comunicazione a Bruxelles Claudio Messora - e al netto di un paio di strette di mano, nessuno lo conosce davvero. Addirittura Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, prima amatissimo dal capo e poi caduto in disgrazia per eccesso di autonomia, non l’ha mai incontrato. Sul sito della Casaleggio appare una delle poche foto che circolano. Lo ritrae in giacca e cravatta, nonostante «prediliga jeans e felpa se non deve incontrare un cliente», racconta un collega di studio.
Negli uffici milanesi al secondo piano di via Morone 6 - un centinaio di metri quadri con pareti bianche, arredamento essenziale, pochi quadri di pop art e molti ritagli di giornale incorniciati - divide la stanza con altri, accanto all’open space e allo studio di papà. Ma da quel tavolo è lui che gestisce tutti gli strumenti del
blog di Beppe Grillo, è lui l’amministratore del sito di notizie “lafucina.it”, che insieme a “Tzetze.it” fa da moltiplicatore dei clic e delle inserzioni pubblicitarie. È lui che coordina la squadra di giovanissimi esperti di Rete, scelti in base a criteri di assoluta fiducia. Ed è sempre lui che si occupa di strategie web, e-commerce e marketing on line. Per il Movimento 5 stelle, segue invece la certificazione delle liste, verifica i documenti e la conformità dei requisiti, compresa la fedina penale dei candidati.
[[ge:rep-locali:espresso:285131481]]Ogni anno cura la presentazione di una relazione sul business on-line. Evento che, con il crescere del suo ruolo politico, è diventato sempre meno aperto a curiosi e giornalisti: «Si accede solo su invito», è la scelta fatta per l’edizione 2014, anno in cui Davide è più presente fra Parlamento e affari a 5 stelle. Già, perché il ruolo politico - sebbene non dichiarato, né certificato da alcun organigramma - aleggia ogni giorno. Fra i deputati grillini la sensazione è ben presente: «Siamo preoccupati», ammette una deputata che chiede di restare anonima. «Gianroberto è una figura di rilievo e dovrà prendere del tempo per sé, anche se non si rassegna al riposo che il corpo gli chiede. Davide, invece, è cresciuto nel suo mito ed è alle prese con un’eredità che è soprattutto di sangue». Parole che trovano conferma anche fra gli epurati del M5s, i primi ad aver denunciato lo strapotere della Casaleggio in campo politico: «Il Movimento è in mano a una persona, Beppe Grillo, e a una società, la Casaleggio», sintetizza il senatore Luis Orellana. E così, dopo il risultato deludente delle Europee, molto è cambiato sia dentro che fuori la società milanese. Il leader ha passato l’estate al mare, Casaleggio padre è rimasto lontano dalla capitale, mentre Davide ha sbrigato più di qualche faccenda di casa. «Quando siamo andati via noi, a febbraio scorso, il suo ruolo era molto più defilato di adesso».
ALCATRAZ, YOGA E BICICLETTAMa chi è Davide Casaleggio? Classe 1976, da ragazzino era un campione di scacchi. Poi gli studi, la laurea alla Bocconi (a differenza di papà che lasciò la facoltà di Fisica dopo pochi esami), la vita in provincia con la compagna Paola Gianotti, 32 anni. Vivono nella storica Villa Garda, vicino a Ivrea, un vero castello ottocentesco fortunato lascito della famiglia di lei. Dividono una passione: lo sport. Insieme sfidano le montagne e il mare, appassionati di alpinismo e immersioni subacquee. La coppia ama i viaggi spartani: scalare il Kilimangiaro, pagaiare tra i fiordi groenlandesi, a meno trenta gradi sull’Aconcagua. Davide poi è patito di uno sport da action movie: la fuga da Alcatraz. Una versione estrema del triathlon dove devi nuotare nel mare, scappare in bici e poi a piedi. Nelle classifiche di “Escape from Alcatraz California” si piazza al sesto posto assoluto. Con tempi di tutto rispetto: 3 ore e 27 minuti. Lei, invece, si divide fra Thai boxe e bicicletta, sfidando il Guinness. E anche se ha interrotto il giro del mondo per un incidente in Arizona, dove è stata investita da un’auto, i supporter del sito Keep Brave sanno che Paola non mollerà.
La bici ha un ruolo anche nella vita di lui. Ancora più importante nella “Weltanschauung” della Casaleggio &Son. Uno dei soci, colleghi e amici di Davide è Marco Bucchich, uomo forte dell’azienda. «Marco pratica lo yoga e ha la passione delle biciclette. Recupera pezzi usati, le rimette a nuovo, poi le porta in studio. Così molti di noi girano in bici», raccontano alla Casaleggio. Una specie di team building su due ruote, nel segno dell’Ashtanga, la pratica trascendentale indiana: «Si pedala con lo scatto fisso, che diventa una forma di meditazione. E si frena all’indietro», continua un collega: «Anche se Davide è fedele alle sue mountain bike, con cui percorre terreni accidentati». Come l’agenda d’autunno dei 5 stelle. Molti i fronti aperti: legge elettorale e riforme, lavoro, economia. E così i parlamentari sono spaesati, forse non orfani ma in crisi di identità. Attendono la grande kermesse del Circo Massimo, dal 10 al 12 ottobre. E sebbene la presenza di Davide non sia confermata, è già certo che l’organizzazione dell’evento più importante della stagione grillina è stata affidata proprio a Bucchich, braccio destro di papà e figlio.
Perché Davide lavora così, nell’ombra. Tanto che a Montecitorio, o in quell’ufficio comunicazione che a detta di molti è la stanza dei bottoni, si è fatto vedere una sola volta. A luglio, per risolvere il pasticcio che aveva coinvolto il deputato toscano Massimo Artini, incaricato di mettere a punto una piattaforma informatica. Un lavoro delicato, da realizzare d’intesa con la Casaleggio e finito invece nella bufera, con l’accusa di aver creato un sistema parallelo a Grillo. Morale, la vicenda sembra sopita, nessuno ne parla più, ma in realtà manca ancora la parola “fine”. «La metterà Davide», ripetono tutti. Quando e come non si sa.
CHI CONTROLLA IL MEET UPPure dei “Meet Up”, la versione on line delle vecchie sezioni di partito, Davide è il maggior teorico. Scrive Gioia Salvatori nel suo libro “Gianroberto Casaleggio”: «Se un Meet Up viene sciolto poco male. Il corto circuito non brucerà i centri vicini, che continuano a moltiplicare il messaggio». Perché c’è una zona grigia fra la gestione dei server della Casaleggio Associati e le strategie del Movimento 5 stelle.
Esiste, cioè, un potere politico nelle competenze tecniche di chi, materialmente, anima la rete dagli uffici di Gianroberto &Son. Se anche a parole, ripetono tutti che «no», che «sono due canali diversi», che «si tratta solo di un supporto tecnico», dal Nord-est arrivano indizi in senso opposto.Tutto comincia alcuni anni fa a Udine. Prima del boom elettorale del M5s, il Meet Up più importante della zona si chiamava “Friuli in movimento”. Era guidato dall’organizer, Michelangelo Giumanini, 47 anni, docente alle scuole medie: «Era diventato il decimo in Italia come numero di iscritti, linkato sul Blog di Grillo e considerato fra i più attivi», dice. Tutto cambia nel 2012, quando con il successo del M5s parte la guerra per cacciare i vecchi.
Una guerra che, racconta l’ex grillino, passa per la Casaleggio: «Improvvisamente viene creato dal nulla un nuovo Meet Up in Friuli. E come organizer arriva un ex dipendente di Casaleggio». Subito dopo «il mio vecchio gruppo sparisce dal Blog ufficiale sostituito dalla nuova sigla», continua Giumanini: «Allo stesso modo, il mio nome scompare dalle “parlamentarie” esattamente alla mezzanotte, quando si dava il via alla votazione. Difficile pensare a una coincidenza». Così la storia finisce in rete. E Giumanini mette in vendita il Meet Up su Ebay. Già. Sul celebre portale di aste online compare la dicitura “Organizer Meet Up”. Condizioni dell’oggetto: usato. Offerte: 12. Offerta più alta: 51 euro. Rottamato, insomma, ma sul Web. Se i dirigenti friulani nicchiano, parlando di «vecchie ruggini», l’ex dipendente della Casaleggio, raggiunto al telefono da “l’Espresso” chiede l’anonimato e, sui controlli diretti della società sui Meet Up, rivela: «Funziona così: i dipendenti più fidati seguono le vicende del M5s. La catena di comando prevede che le segnalazioni vadano fatte a loro o, per fatti gravi o questioni rilevanti, ai vertici. Io parlavo con Gianroberto in persona. E risolsi la situazione».
NON CHIAMATEMI L'EREDEUna successione solo tecnica, dunque? O anche politica? Se il delfinato dei Casaleggios in azienda è ormai dato per certo, le eventuali ripercussioni sul M5s infiammano il dibattito. Da quel 28 maggio, quando Grillo volò a Bruxelles per incontrare il leader dell’Ukip, Nigel Farage. C’era chi insinuava che Davide fosse in rapporti «molto stretti» con il mondo anglo-americano, evocando servizi segreti e spie, e chi invece giurava che il rampollo Casaleggio stesse con Grillo solo in veste di interprete. Eppure in parlamento quella presenza scosse gli equilibri: «Un gruppo di noi», racconta un deputato, «si chiese se stessimo per fare la fine di Forza Italia», in aria di passare per via ereditaria alla primogenita dell’ex Cav, Marina. Da quel giorno teorie e retroscena si sono accumulati. Cominciarono a serpeggiare nomignoli come “Pier Davide” o “la Marina B. dei grillini”. E arrivarono pure le battute dei colleghi. Come il capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga, che sorridendo butta lì: «Ve lo garantiamo noi: con i “Trota” non si va lontano»