Nessuno se n’è accorto ma, agli inizi di marzo dell’anno scorso, l’onorevole Gianfranco Rotondi (54 anni, avellinese, esponente di Forza Italia) si è autoproclamato premier e ha costituito il suo primo governo- ombra, assegnando i dicasteri a ex ministri di Berlusconi e collocando la sala delle sedute consiliari nello studio di Silvio, alla sede del partito.
Il suo obiettivo? Opporsi con durezza, come i capi dei famosi governi-ombra britannici, all’esecutivo in carica, cioè a Matteo Renzi, e ai suoi provvedimenti legislativi. Di lì a poco, però, gran parte di quei ministri posticci, dubitando dell’opportunità dell’iniziativa, ha disertato le sedute e così, verso la metà di giugno, il presidente di un esecutivo che non c’è si è visto costretto a un rimpasto fasullo: grazie al quale ha cooptato una trentina di neo-aspiranti statisti, scovati soprattutto tra amici e conoscenti autorevoli.
Dopodiché, alla fine di novembre, ha convocato la prima riunione plenaria del Consiglio in un alberghetto vicino al Colosseo, e qui ha pronunciato un solenne discorso destinato a inaugurare la legislatura. Un nuovo inizio? Macché: da quel momento Rotondi non ha più dato notizie del suo impegno di premier virtuale e dell’attività dei suoi ministri ombra. E, come Achille Occhetto - pure lui, in altri tempi, a capo di un governo immaginario - è finito, ahilui, nel ridicolo.