Alla faccia dei Cinque stelle “stampella” del Pd: è invece guerra (mediatica) senza esclusione di colpi, quella che si combatte sotto la bandiera della legalità tra i democratici e i grillini. Chiamati in causa, entrambi, dall’azione della magistratura. Da un lato, infatti, c’è l’inchiesta sull’amministrazione comunale di Quarto, comune flegreo guidato dai Cinque Stelle su cui pesa l’ombra dell’infiltrazione camorristica nell’elezione e nell’attività dell’ex consigliere De Robbio (indagato dalla Dda); dall’altro, c’è la condanna in primo grado di Daniele Ozzimo, ex assessore Pd a Roma, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito di uno dei processi stralcio di Mafia Capitale.
E se per la prima parte della giornata è il Pd che va all’attacco dei grillini, chiedendo chiarimenti sul caso, in un crescendo nel quale si invoca anche l’intervento di Alfano per valutare se sia il caso di commissariare il comune, nel pomeriggio invece, poco dopo la condanna di Ozzimo, sono i Cinque stelle a partire al contrattacco. Prima arriva il commento di Alessandro Di Battista, che parla di “macchina del fango” fatta partire dal Pd “contro M5S” “proprio nel giorno della condanna di Ozzimo” e attacca: “Accusano noi ma condannano loro!”. Poi, peraltro invocato più volte dai dem, interviene Beppe Grillo in persona. Con un post sul suo sito, fatto di otto domande e risposte, il leader pentastellato chiarisce che la camorra “non condiziona il M5S di Quarto”, che la sindaca Rosa Capuozzo “non ha mai ceduto alle richieste dell’ex consigliere” (sospeso una decina di giorni prima di essere indagato), e puntualizza che i voti raccolti da De Robbio non sono stati determinanti (ne ha presi 840, il M5S “ha vinto con 70.79 per cento, pari a 9.744 voti contro i 4.020 degli avversari”).
Insomma, spiega Grillo, “sindaco e amministrazione sono parte lesa”, nella vicenda di Quarto. Anche se, fa notare il deputato renziano Ernesto Carbone, “esiste un dato politico sul quale sorvolano con leggerezza: Quarto è il feudo elettorale degli stessi Di Maio e Fico. Da quella sede, nella loro campagna elettorale, facevano grandi rampogne moraliste senza però mai accorgersi che l'onda che spingeva i 5 stelle era un'onda sporca”.
Insomma, se la condanna di Ozzimo arriva a riaprire le ferite mai chiuse di un Pd romano devastato da Mafia Capitale, l’ombra della camorra – pur arginata quanto si vuole - tra le fila dei Cinque stelle, dove peraltro quattro su cinque componenti il direttorio è campano, è la novità che contribuisce a movimentare il quadro.
Volano tra i due partiti accuse a tutti i livelli: i Cinque stelle rinfacciano al Pd l’elezione di De Luca, il salvataggio dell’Ncd Azzollini, la legge anticorruzione che “di anti ha solo il nome”, parlano di un partito di “condannati e rei confessi”, invitano Orfini a “portare le arance in carcere a Ozzimo”. Il Pd dal canto suo rinfaccia il no grillino alla legge sul reato per voto di scambio politico-mafioso, la mancata denuncia da parte di Rosa Capuozzo per le minacce ricevute e domanda perché i Cinque stelle, così pronti a invocare la “ghigliottina” per gli altri, stavolta non si pongano “neanche il problema delle dimissioni del sindaco”.
Su twitter, giusto per la cronaca, l’hashtag lanciato da Grillo (#condannovoi) prevale come era prevedibile su quello dem (#malgoverno5stelle).
Complessivamente, non un bel vedere. Probabilmente, al netto degli sviluppi giudiziari, un assaggio della campagna elettorale per le amministrative, ormai ufficialmente cominciata.
Politica
8 gennaio, 2016L'ombra della camorra sul comune di Quarto e la condanna dell'ex assessore Pd Ozzimo per Mafia Capitale incendiano lo scontro tra renziani e grillini. La campagna elettorale delle amministrative è così ufficialmente aperta
Pd e M5s, è guerra in nome della legalità
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