In passato Di Battista invitò a “elevare a interlocutori” le milizie del Califfo. Adesso appoggia una coalizione internazionale Russia-Nato-Ue. Mentre Di Maio, incontrando gli ambasciatori Ue, non parla più di uscire dall'euro. Obiettivo: apparire una credibile forza di governo

Contrordine, attivisti: l'Isis e le sue milizie di terroristi non sono un più un soggetto da "elevare a interlocutori", vanno combattute. Possibilmente con una coalizione internazionale che ricorda tanto quella contro il nazismo evocata da Vladimir Putin all'Onu nei mesi scorsi. Quanto il post in cui Alessandro Di Battista invitava a dialogare con l'Isis abbia nuociuto al Movimento cinque stelle - in tema di politica estera e più in generale di credibilità agli occhi dell'opinione pubblica - è risaputo. Ma adesso gli attentati di Bruxelles sembrano aver definitivamente convinto il M5S dell'insostenibilità (e inutilità) di una simile posizione.

"Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana" scriveva Di Battista nell'agosto 2014: "Non sto né giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un'azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore".

Peccato che un discorso - quello degli attacchi suicidi - che in linea teorica potrebbe valere per i kamikaze palestinesi sui bus israeliani trova ben poco riscontro negli attacchi dell'Isis nel Vecchio continente, condotti da ragazzi nati e cresciuti nel cuore dell'Europa, i cui "villaggi" al massimo hanno visto gli aerei di linea più che i droni statunitensi.

Adesso la svolta, che i Cinque stelle probabilmente chiamerebbero giravolta se riguardasse un altro partito: non più interlocutori ma nemici da combattere. L'occasione per renderla nota è stato l'incontro che Di Battista ha avuto col presidente della commissione esteri della Duma, Alexey Pushkov: "In Siria (i russi, ndr) hanno avuto degli atteggiamenti diversi rispetto al pantano che spesso è stato fatto dalle potenze occidentali". Vero. Ma, fuori di metafora, in cosa sono consistiti, oltre che nel supporto ad Assad? Nell’intervento dell’aeronautica, che tramite i raid ha supportato e consentito la riconquista del territorio da parte dell’esercito.


In seguito lo stesso Di Battista ha fornito questo resoconto su Facebook dell’incontro avuto con Pushkov: "Lui, trovandomi assolutamente d'accordo, sosteneva quanto sia necessaria una crescita significativa della collaborazione tra i servizi di intelligence della Federazione Russa e quelli dei paesi della Ue e della Nato. Questa ridicola guerra fredda 2.0 ci sta indebolendo (...) I gruppi terroristici aumentano in numero e capacità di attacco. Vanno distrutte le loro fonti di finanziamento e occorre bloccare il traffico di armi. Occorre interrompere le relazioni economiche con quei paesi ipocriti che pubblicamente attaccano i terroristi ma poi ci fanno affari insieme".

E cosa intende la Russia quando parla di Isis e di "collaborazione internazionale" lo ha chiarito molto bene Vladimir Putin all'Onu lo scorso settembre: "Una coalizione internazionale contro il terrorismo come facemmo contro il nazismo".

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Di Battista, come già Matteo Salvini, volerà prossimamente a Mosca per incontrare esponenti del governo della Federazione e del partito di Putin, e per parlare di sanzioni. Ma questo riposizionamento internazionale sul terrorismo non è l'unico in casa Cinque stelle. Al contrario, sembra rientrare nella strategia di accreditamento internazionale, che segue il canale già aperto con gli Usa e soprattutto il Vaticano, che si è espresso sulla libertà di coscienza lasciata sulle unioni civili al Senato.

Una tela tessuta a Milano dalla Casaleggio e affidata per la parte istituzionale a Luigi Di Maio, che ha incontrato gli ambasciatori di tutti i Paesi Ue nella sede diplomatica olandese ai Parioli. Dove, a quanto emerso, il vicepresidente della Camera ha parlato della necessità di una moneta a due velocità: una per i Paesi del Nord, una per quelli del Sud. Insomma, niente più referendum.

Tutt'altra storia, rispetto al mantra sull'uscita dall'euro (che Di Maio stesso ha sostenuto in passato) e all'alleanza a Strasburgo con l'isolazionista ed euroscettico inglese Nigel Farage.

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