"Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana" scriveva Di Battista nell'agosto 2014: "Non sto né giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire. Per la sua natura di soggetto che risponde ad un'azione violenta subita il terrorista non lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore".
Peccato che un discorso - quello degli attacchi suicidi - che in linea teorica potrebbe valere per i kamikaze palestinesi sui bus israeliani trova ben poco riscontro negli attacchi dell'Isis nel Vecchio continente, condotti da ragazzi nati e cresciuti nel cuore dell'Europa, i cui "villaggi" al massimo hanno visto gli aerei di linea più che i droni statunitensi.
Adesso la svolta, che i Cinque stelle probabilmente chiamerebbero giravolta se riguardasse un altro partito: non più interlocutori ma nemici da combattere. L'occasione per renderla nota è stato l'incontro che Di Battista ha avuto col presidente della commissione esteri della Duma, Alexey Pushkov: "In Siria (i russi, ndr) hanno avuto degli atteggiamenti diversi rispetto al pantano che spesso è stato fatto dalle potenze occidentali". Vero. Ma, fuori di metafora, in cosa sono consistiti, oltre che nel supporto ad Assad? Nell’intervento dell’aeronautica, che tramite i raid ha supportato e consentito la riconquista del territorio da parte dell’esercito.
In seguito lo stesso Di Battista ha fornito questo resoconto su Facebook dell’incontro avuto con Pushkov: "Lui, trovandomi assolutamente d'accordo, sosteneva quanto sia necessaria una crescita significativa della collaborazione tra i servizi di intelligence della Federazione Russa e quelli dei paesi della Ue e della Nato. Questa ridicola guerra fredda 2.0 ci sta indebolendo (...) I gruppi terroristici aumentano in numero e capacità di attacco. Vanno distrutte le loro fonti di finanziamento e occorre bloccare il traffico di armi. Occorre interrompere le relazioni economiche con quei paesi ipocriti che pubblicamente attaccano i terroristi ma poi ci fanno affari insieme".
E cosa intende la Russia quando parla di Isis e di "collaborazione internazionale" lo ha chiarito molto bene Vladimir Putin all'Onu lo scorso settembre: "Una coalizione internazionale contro il terrorismo come facemmo contro il nazismo".
[[ge:rep-locali:espresso:285188930]]
Di Battista, come già Matteo Salvini, volerà prossimamente a Mosca per incontrare esponenti del governo della Federazione e del partito di Putin, e per parlare di sanzioni. Ma questo riposizionamento internazionale sul terrorismo non è l'unico in casa Cinque stelle. Al contrario, sembra rientrare nella strategia di accreditamento internazionale, che segue il canale già aperto con gli Usa e soprattutto il Vaticano, che si è espresso sulla libertà di coscienza lasciata sulle unioni civili al Senato.
Una tela tessuta a Milano dalla Casaleggio e affidata per la parte istituzionale a Luigi Di Maio, che ha incontrato gli ambasciatori di tutti i Paesi Ue nella sede diplomatica olandese ai Parioli. Dove, a quanto emerso, il vicepresidente della Camera ha parlato della necessità di una moneta a due velocità: una per i Paesi del Nord, una per quelli del Sud. Insomma, niente più referendum.
Tutt'altra storia, rispetto al mantra sull'uscita dall'euro (che Di Maio stesso ha sostenuto in passato) e all'alleanza a Strasburgo con l'isolazionista ed euroscettico inglese Nigel Farage.