Referendum trivelle, come votano i big

In attesa di un appello al voto di Mattarella, chiesto da Grillo, i presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso hanno fatto sapere che si recheranno alle urne. Dall'astensionismo di Renzi al 'sì' del M5S, ecco come i big della politica si posizionano sul referendum del 17 aprile

«L'astensione è un modo di esprimere la convinzione dell’inconsistenza e della pretestuosità di questa iniziativa referendaria». Così Giorgio Napolitano, intervistato da Repubblica, si posiziona a fianco del premier nella campagna per il referendum sulle trivelle del 17 aprile. Renzi incassa e nella sua consueta e-news ringrazia: «Come ha magistralmente spiegato Giorgio Napolitano se un referendum prevede il quorum la posizione di chi si astiene è costituzionalmente legittima al pari delle altre». Giorgio Napolitano non dice se andrà, alla fine, ma è chiaro che in caso voterebbe no: «Trovo persuasivi», ha spiegato, «sono gli argomenti sull’inconsistenza e pretestuosità di questa iniziativa referendaria». È comunque probabile che non vedremo Napolitano in coda ai seggi, domenica. «Non so se rientro in tempo da Londra», dice però ancora a Repubblica, Napolitano, per mantenere un profilo più istituzionale, ricordando così Massimo D’Alema.
Faq
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Anche l’ex leader dei Ds ha detto di non esser certo di riuscire a rientrare in tempo da un convegno internazionale a Washington. Massimo D’Alema l’ha detto però tra il compiaciuto per il prestigio internazionale e il rammaricato, perché si è detto contrario all’astensione: «È indecente», è la bordata lanciata a Renzi dallo studio di Lilli Gruber su La7, «che il maggiore partito italiano inviti a non andare a votare, avrebbe dovuto avere il coraggio di dire di votare no».

Senza alcuna polemica con Renzi, si è detto poi per andare a votare Romano Prodi, le cui dichiarazioni sono comunque piaciute alla segreteria dem perché fortemente schierate per il no: «Se dovessi votare voterei certamente per mantenere gli investimenti fatti, su questo non ho alcun dubbio» ha detto già qualche settimana fa l’ex leader de l’Ulivo.
Reazioni
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Napolitano, che comunque ha scatenato le reazioni indignate di sinistra e 5 stelle, può elogiare l’astensione perché ormai libero dagli obblighi quirinalizi che invece spingeranno Sergio Mattarella ad andare, seguendo una prassi che il presidente sembra non voler rompere anche senza esporsi in un pubblico appello alla partecipazione. Un basso profilo che hanno notato le opposizioni (Grillo su tutti) ma anche alcuni esponenti del Pd: «Spero che il presidente Mattarella non faccia venir meno il suo appello al voto», ha ripetuto più volte, ad esempio, il deputato Dario Ginefra.

Per gli istituzionali sostenere la partecipazione è quasi un obbligo: andrà dunque la presidente della Camera Laura Boldrini: «In un tempo in cui c'è molta sfiducia verso la politica, non andare a votare è la conferma di questo disamore, di questa disillusione». E anche Pietro Grasso andrà: «Il referendum», ha detto formale il presidente del Senato, «è uno strumento popolare, democratico, costituzionale, quindi io certamente parteciperò alla votazione». Nessuno dei due ha però detto come voterà.
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Si è schierato per il no, invece, il vicepresidente della Camera. Dopo aver detto che, a differenza del suo leader di riferimento, andrà a votare, Roberto Giachetti si è detto favorevole al rinnovo automatico, fino all’esaurimento dei giacimenti, delle piattaforme entro le dodici miglia. Non che ci fossero particolari dubbi sul pensiero del candidato sindaco a Roma, in realtà: «Sull'astensione non sono d'accordo con Matteo. Io ho sempre votato. Ma voterò no perché questo referendum è inutile». Andranno a votare e voteranno sì gli altri candidati sindaco della Capitale: Stefano Fassina, Virginia Raggi e Giorgia Meloni.

Per il sì è ovviamente Beppe Grillo. Ma a guidare mediaticamente il fronte di chi va e vota sì, c’è però Michele Emiliano che risponde alla pesante presa di posizione di Napolitano ricordando quanto invece detto da Paolo Grossi, secondo cui votare fa parte dei compiti del bravo cittadino: «Io sono dell'idea del presidente della Corte costituzionale». Il presidente della regione Puglia non è però l’unico presidente di regione dem a votare contro le indicazioni del segretario.

Come Emiliano voterà sì, ad esempio, Enrico Rossi, anche se la Toscana non è tra le regioni che hanno promosso il quesito referendario. Andrà ma non dice come vota Rosario Crocetta. Voterà no, invece, Sergio Chiamparino. Per la minoranza dem stanno facendo campagna per il Sì l’ex capogruppo Roberto Speranza e Gianni Cuperlo. Anche Rosy Bindi ha detto che voterà sì: «Ho sempre combattuto la scuola dell’astensione, da Craxi a Ruini perché è una brutta scuola», ha spiegato la presidente della Commissione antimafia.

Sostenuti da un numeroso cast di artiti (da Nino Frassica a Flavio Insinna, da Noemi a Claudio Santamaria e Elio Germano, fino a Valeria Golino e Adriano Celentano), più a sinistra per il sì è anche Maurizio Landini. Il segretario della Fiom argomenta così la sua ragione: «Chiediamo da anni una riconversione dell’industria. Una riconversione che in più creerebbe tanti posti di lavoro accelerando il passaggio alle energie alternative. L’oggetto del referendum è proprio questo».
 
Nel governo solo il ministro Gian Luca Galletti e il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova hanno detto che si recheranno ai seggi (per votare no). Per il resto si impone la linea Renzi con tutte le conseguenze del caso.

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La vice di Federica Guidi, Teresa Bellanova, è stata una delle prima a fare campagna per l’astensione attirandosi non poche polemiche. La sinistra, i 5 stelle e i Radicali hanno protestato e presentato esposti, infatti, ricordando che ben due leggi prevedono addirittura pene detentive, da sei mesi a tre anni, per chi, “investito di un pubblico potere” fa campagna per l’astensione.

Proteste cadute nel nulla, comunque, così come nel nulla si risolve per il momento il ricorso presentato dai Radicali sulla data di svolgimento del voto. Il Tar ha detto no alla richiesta di un election day, e in pochi scommettono che il Consiglio di Stato possa ribaltare la sentenza a poche ore dal voto.

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