Si preparano al referendum abrogativo e si vendicheranno con Renzi sul quello costituzionale. Le associazioni del Family Day devono però incassare il colpo, così come gli alfaniani che più di una legge mutilata non potevano ottenere

Il governo ha posto e ottenuto con 369 sì la fiducia, e le unioni civili, già sicure, arrivano così blindate e senza emendamenti all’ultimo voto del parlamento che - se tutto va bene - dovrebbe arrivare entro le 19. La giornata, che Maria Elena Boschi - fresca della delega alle Pari opportunità che le ha passato Renzi - definisce «epocale» e Renzi «di festa», è così animata solo dalle proteste delle associazioni ultra cattoliche, dalle minacce di Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day che assicura che il suo movimento si ricorderà delle unioni, «matrimoni mascherati», quando dovrà votare sul referendum costituzionale. «Non usiamo il temine vendetta, per carità», ha detto a Repubblica, «non ce l'ho personalmente con Renzi. Ma penso che vada fermato». Gli ultra cattolici, così, pensano già a un referendum abrogativo, e a una nuova manifestazione se dopo le unioni il parlamento dovesse veramente mettere mano - come promesso dal governo - alla legge sulle adozioni.



Va poi raccontato il dibattito interno agli alfaniani che, dopo le modifiche ottenute al Senato, tra cui l’eliminazione della stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner, alla Camera devono allinearsi, disciplinati. Votano la fiducia, specificando che è per «il complesso» dell’esperienza di governo, ma la votano, così come votano la legge. Cercando di rassicurare il proprio elettorato, come fa Fabrizio Cicchitto che replica a Alfio Marchini: «L'amico Marchini può stare tranquillo», dice il deputato alfaniano, «tra la legge sulle unioni civili e il matrimonio c'è una netta distinzione, che infatti sta determinando l'insoddisfazione di una parte di coloro che volevano una legge diversa, a partire dalla stepchild adoption».
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Dopo una riunione non certo allegra, solo Paola Binetti e Alessandro Pagano hanno detto di voler tenere il punto, votando no. E qualche altro collega potrebbe optare per l’uscita, silenziosa, dall’aula. Il doppio voto, prima sulla fiducia e poi sulla legge, previsto dal regolamento di Montecitorio, è in questi casi (come lo fu per i dem sul l’abolizione dell’articolo 18 e la riforma del lavoro) un toccasana per i malpancisti.



Permette di votare la fiducia e di non votare una legge su cui non si è d’accordo, così come permette di fare l’inverso. Sinistra Italiana, ad esempio, non vota la fiducia ma vota la legge, pur giudicata «troppo arretrata». Possibile di Civati e i 5 stelle, invece, non votano né la fiducia, ovviamente, né la legge optando per l'astensione. I 5 stelle indicando come motivazione «le troppe falle di una legge su cui è stato impedito al parlamento di intervenire». L’esempio che viene riferito dagli staff è quello degli alimenti: non va bene ai 5 stelle che la legge preveda che un giudice possa riconosce gli alimenti, pur «proporzionati alla durata della convivenza», anche per le coppie di fatto e non solo alle unioni civili (per cui sono previsti sia gli alimenti che il mantenimento, che è slegato dallo stato di bisogno). «È un principio di civiltà già applicato dalla corte di Cassazione», è la replica «sbigottita» della senatrice Monica Cirinnà, madre della legge.



Va comunque per la maggiore, tra chi sarebbe favorevole a dei veri matrimoni egualitari - con pari diritti reali, anche in tema di adozioni, come non sarebbe stato neanche con la sola stepchild adoption - l’opinione del senatore democratico Stefano Lo Giudice, finito nel mirino della destra, nei lunghi dibattiti in aula in quanto padre omosessuale ricorso alla gestazione per altri, il famigerato «utero in affitto». «Oggi il Parlamento italiano», scrive Lo Giudice, «dopo trent'anni esatti dalla prima proposta di legge in Senato e dopo ventotto anni dalla prima legge danese sulle unioni registrate - insomma, dopo che il mondo si è messo a correre lasciandoci drammaticamente indietro - approverà una legge sulle unioni civili tra le coppie dello stesso sesso». «Non è una legge che gli altri paesi civili ci ci invidieranno», conferma, ma insomma: «in fin dei conti è un gran giorno».