Quella all'ingegner Alfio Marchini doveva essere la quarta intervista de "l'Espresso" ai candidati sindaci di Roma, dopo quelle a Giachetti, Raggi e Fassina.
L'appuntamento per l'incontro, che doveva avvenire lunedì 30 maggio alle 10, era stato concordato lunedì 23 maggio con il suo staff e confermato mercoledì scorso via sms, con altra persona del medesimo staff.
Lunedì mattina, quando già mi trovavo al comitato, lo staff mi ha informato che l'intervista era stata annullata per "altri impegni" del candidato.
Dopo aver insistito per un altro appuntamento, all'ora di pranzo sono stato richiesto invece di inviare le domande via mail, con impegno di risposta da Marchini in giornata, sempre via mail.
La prassi delle domande via mail per un'intervista politica non è la migliore (impedisce la "second question", tra le altre cose) tuttavia - per ottenere le risposte - le domande sono state spedite.
Lunedì sera, non essendo giunte le risposte, lo staff è stato nuovamente sollecitato senza successo.
Martedì mattina è avvenuto lo stesso.
Pubblichiamo quindi qui di seguito le domande a cui l'ingegner Marchini ha ritenuto di non rispondere.
Ovviamente se il candidato sindaco decidesse di ripensarci, saremmo lieti di pubblicare le sue risposte.
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Da consigliere comunale nel periodo 2013-2016 lei ha un record: quello di maggiore assenteista. Nel 2015, aprile: 2 presenze su 15 sedute; maggio sempre 2 presenze su 15 sedute; giugno: zero presenze su 8 sedute. Luglio: sempre 2 presenze su 15 sedute. In particolare lei in consiglio era noto perché, dato che dopo 10 assenze si viene dichiarati “decaduti”, partecipava sempre alla decima seduta per non decadere, poi stava a casa altre nove. Le sembra un modo serio e rispettoso dei suoi elettori di interpretare la rappresentanza?
Lei nel 2013 con la sua lista ha ottenuto tre consiglieri comunali. Uno è andato subito nel Misto, uno è lei che in consiglio è stato poco presente, quindi è rimasto solo Alessandro
Onorato, che ora ripresenta come capolista. Onorato ha iniziato come consigliere municipale del Pd, area Veltroni, poi è passato all'Udc con cui si è candidato anche al Parlamento nel 2013. Il suo raggruppamento però si autodefinisce “liberi dai partiti”. Non c'è una contraddizione?
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Ecco il curriculum di alcuni candidati della sua lista, mi corregga se ci sono errori: Maria Beatrice Scibetta era legatissima a Gianfranco Fini e tra i fondatori di Futuro e Libertà; Cinzia Renzi era candidata alle europee con Scelta Europea; Maria Marchionni è stata candidata nel 2013 con il Pd; Ignazio Cozzoli era consigliere comunale di Forza Italia poi è diventato coordinatore del partito di Fitto, Conservatori e riformisti; Andrea Aquilini è stato candidato nel Movimento 5 Stelle alla regione Lazio; Laura Claudicante era consigliere municipale nell'Italia dei Valori; Alessandra Consorti era consigliere municipale del Ccd, poi è passata al Pdl e poi all'Ncd; Francesca Barbato era consigliera comunale eletta nella lista Cittadini per Alemanno; Jessica De Napoli era consigliera municipale prima del Pdl poi del Nuovo Centro Destra; Stefano Erbaggi è stato consigliere municipale prima di Alleanza Nazionale poi, dopo il Pdl, è passato al Ncd di Alfano; Gianfranco Bafundi è stato vicepresidente della Provincia di Roma per Forza Italia, consigliere regionale dell'Udc, poi consigliere regionale del Pd. Scusi, ma "liberi dai partiti" o riciclati dei partiti?
Nella sua lista è candidato anche tal Marco Ferdinandi, che nel 2014 ha postato un video in cui diceva: «Marino, stacce a sentì. Famo 'na cosa: mettiamo nel Colosseo gli zingari amici tua che così hanno casa e lavoro», frase a cui il futuro candidato aggiungeva il gesto del rubare, riferito agli zingari. E poi, insieme all'amico: «Così non escono più e non danno fastidio». Può commentare questo video del suo candidato?
Veniamo a domande più specifiche su di lei. La sua attuale ricchezza, ingegner Marchini, ha origine nella costruzione selvaggia di edifici avvenuta in ex zone agricole alla fine degli anni Sessanta. In particolare la sua famiglia costruì il quartiere della Magliana. Un'area verde dove pascolavano le pecore diventata in pochi anni un mostro di cemento con 50 mila abitanti. Le leggo cosa scriveva su “l'Espresso” Mauro Bene, nel 1976: «Tutta l'area è stata costruita senza reti fognarie e gli edifici scaricano i rifiuti in un fosso scoperto ai margini delle case. I primi due piani dei palazzi sotto stati costruiti abusivamente sotto il livello del Tevere e i lavori di reinterro promessi non sono mai stati eseguiti. I bambini giocano nelle vie fangose accanto agli scarichi, ammalandosi di epatite virale, salmonellosi e gastroenterite, malattie che nel quartiere sono endemiche. La Magliana è l'esempio più tangibile e più drammatico dei guasti provocati dalla speculazione edilizia». Come può Roma eleggere un sindaco che è miliardario grazie allo scempio e al saccheggio di Roma?
Sempre sulla Magliana, le cito uno stralcio da una ricerca pubblicata dalla “Rivista di Scienze Sociali”: «Gran parte degli alloggi erano privi di insolazione e areazione perché i palazzinari non rispettarono neppure le distanze minime tra i condomini fissate dal piano regolatore. Il quartiere della Magliana è un esempio peculiare di una malsana situazione che produsse una serie di problemi sociali: sviluppo di fenomeni criminali e del consumo di droga, precarie condizioni igienico sanitarie e sovraffollamento abitativo». Ecco Marchini, di nuovo: tutte le sue ricchezze affondano le radici in questo. Non crede che sia il caso almeno di chiedere scusa a Roma, a nome di tutta la famiglia, prima di chiedere il voto ai romani?
La costruzione della Magliana segna anche l'inizio dei rapporti strettissimi fra la sua famiglia e quella dei Caltagirone, che si spartirono l’edificazione della zona. Un sodalizio che dura ancora oggi. Lei è stato accanto a Caltagirone nel tentativo di scalare la spagnola Metrovacesa, poi è stato diversi anni e fino a pochi mesi fa nel Cda della Cementir, la principale società di Caltagirone. E Caltagirone era a sua volta socio con lei nella E-Care. Oggi “Il Messaggero” della famiglia Caltagirone è il suo principale sponsor mediatico. Insomma, lei è legato a doppio filo da rapporti di affari e di amicizia con uno dei più forti e controversi poteri di Roma. Ritiene che questo suo legame sia compatibile con il suo ruolo di sindaco?
Ignazio Marino ha avuto il potente Caltagirone come suo principale nemico. Viene da pensare che se lei invece diventasse sindaco, Caltagirone avrebbe a Palazzo senatorio un ottimo amico. È in grado di smentire gli effetti che questa lunghissima amicizia può avere per Roma con lei sindaco?
Lei dice di aver venduto tutta la Lujan, cioè la sua storica holding di partecipazioni di aziende in Italia, alcune delle quali porterebbero a grossi conflitti d'interessi perché in affari con il comune di Roma (come E-Care) o che dal comune di Roma dipendono per permessi, destinazioni d'uso di aree urbane (come Edilnova e Barcaccia 2000). E dice di averla venduta a una fiduciaria, la Finnat, che appartiene a Giampietro Nattino, banchiere vicinissimo alle finanze Vaticane e accusato di riciclaggio, che gestiste molti affari delle più ricche famiglie romane legate al Vaticano. Questa società, la Finnat appunto, essendo una fiduciaria serve a schermare chi acquista e possiede le società. Quindi noi non sappiamo chi ha acquistato la Lujan, con dentro tutte le sue partecipazioni in Italia o lei può dircelo?
Come mai, se lei ha venduto la Lujan, la gestione della stessa Lujan risulta ancora oggi avere come amministratore unico l'avvocato Giovanni Carlodalatri, che ha incarichi nelle sue società ed è un suo collaboratore?
Il sospetto, se lei non dice chi ha acquistato Lujan, è che attraverso lo schermo della Finnat lei abbia venduto a se stesso. Quindi che lei sia ancora proprietario della Lujan e di tutte le società che fanno affari con il Comune di Roma. Anche perché lei stesso ha usato la Finnat come società schermo, quando le ha intestato il 90 per cento della Fimar, la sua società di costruzione appena liquidata. Sbaglio?
Oltre all'opacità delle sue partecipazioni italiane, le sue società in passato hanno avuto relazioni con fondi lussemburghesi. In particolare lei era o è proprietario al 16,59 per cento della banca d'affari romana Methorios Capital che ha come primo azionista una società maltese, Futura Funds Sicav, a sua volta facente capo a un fondo lussemburghese che si chiama Optimum Asset Management. Insomma lei è o è stato socio di fondi lussemburghesi. Lei è in grado di garantire che lei non ha capitali in Lussemburgo o in altri paradisi fiscali?
Quando di certo era ancora sua, la Lujan ha acquistato un pacchetto di azioni della Popolare di Vicenza che adesso valgono zero. In sostanza lei ha fatto un investimento sbagliato di 30 milioni di euro. Come può un cittadino romano affidare la sua città a un businessman che sbaglia così clamorosamente gli investimenti?
In quella operazione, comunque, i fondi lussemburghesi-maltesi erano interamente finanziati da Popolare Vicenza. Quei fondi hanno quindi usato soldi di Popolare Vicenza per comprare azioni della Methorios che a quei tempi (2014) era controllata sicuramente da lei. Si può quindi concludere che lei ha comprato azioni Vicenza e in cambio la banca gli ha tolto le castagne dal fuoco su Methorios che aveva bilanci in rosso. Le sembra un'operazione da capitalismo sano e trasparente?
Tra le partecipazioni che lei ha o aveva attraverso la Lujan, c'è anche una società di call center, la E-Care, di cui è socio anche Caltagirone. Quindi: lei e Caltagirone siete soci di E-Care che fornisce il call center ad Acea, che è controllata dal Comune di Roma ma di cui è socio di minoranza lo stesso Caltagirone. Non le sembra un triplo conflitto di interessi, un po' eccessivo per un candidato sindaco di Roma?
La società Asteco Industria, che produce chioschi ed è di proprietà della famiglia della sua seconda compagna, Eleonora Tabacchiera, ha come suo principale cliente il Comune di Roma. Non ritiene che ci sia anche qui un conflitto d'interessi?
Dalle visure camerali emerge comunque che tutte le società che facevano o fanno capo a lei hanno un intreccio di partecipazioni incrociate che rendono quasi impossibile capire dove lei abbia interessi e dove no. Non ritiene che per votarla i cittadini romani debbano vedere una mappa chiara e limpida di tutte le sue partecipazioni in Italia e all'estero?
Può dirci a quanto ammonta il suo patrimonio e quali sono le sue componenti principali, in Italia e all'estero, tra quote societarie e immobili?
Nel 2013, quando la giunta Marino chiese a tutti i consiglieri la trasparenza, lei non pubblicò la sua situazione patrimoniale, tra beni immobili e quote societarie. Perché?
Fino a pochi mesi fa lei risultava tra i soci proprietari di Alerion Clean Power S.p.A, società fondata da Pippo Garofano e Gotti Tedeschi, quindi Opus Dei. Anche il presidente è il conte Gastone Colleoni, uomo dell’Opus Dei. Insomma lei era socio dell'Opus Dei, che è un altro potere forte a Roma, dove controlla cliniche, centri anziani, collegi, università e moltissime proprietà immobiliari. Essendone stato socio ed essendone amico, come può garantire che l'Opus Dei e i suoi interessi stiano fuori dal comune di Roma, con lei sindaco?
Come mai nel 1993 decise di finanziare “il Sabato”, settimanale di Comunione e Liberazione, comprandone il 55 per cento? Glielo chiese D'Alema? O chi altro?
Marco Bucarelli, un pezzo grosso di Cl a Roma che raccoglieva finanziamenti per il “Sabato”, rivelò e confermò che per mettere i soldi nel "Sabato" lei impose come condizione l'uscita di un dossier a firma di Roberto Chiodi contro Antonio Di Pietro. In altre parole, secondo Bucarelli lei voleva far uscire un dossier del suo amico Chiodi contro Di Pietro. È vero? E se sì, perché? E chi le chiese di pubblicare quel dossier contro Di Pietro?
Oltre ai rapporti con Caltagirone, un'altra sua amicizia celebre è quella con Cesare Geronzi. Fu Geronzi a volerla nel tra i soci di Capitalia e poi di Unicredit. Lei sostanzialmente lei ha operato acquisti e vendite, per decenni, all'ombra di Geronzi, cioè di quello che è stato uno dei più potenti banchieri italiani e poi è uscito di scena con condanne penali di diverso tipo, concorso in bancarotta, bancarotta fraudolenta e usura aggravata e frode fiscale. Non è un gran bel biglietto da visita per lei o sbaglio?
Può dirci quanti e quali immobili possiede lei oggi a Roma?
Quanti soldi ha speso in questa campagna elettorale?
Mario Corsi, ex neofascista dei Nar in stabili rapporti con Carminati (uno dei principali imputati di Mafia Capitale), è stato intercettato a dire: «Alfio mi ha chiesto una mano. Ci ho parlato mi ha chiesto una mano e gliela daremo, al caro Alfio». Anche questo non mi sembra un gran biglietto da visita o sbaglio?
Nel 2014 due politici di destra poi coinvolti in Mafia Capitale, cioè Giovanni Quarzo e Luca Gramazio, si parlano al telefono e uno dice all'altro: «L'obiettivo è costruire il personaggio Marchini come il nuovo Renzi. Anche Berlusconi è d'accordo». Due anni dopo mi sembra che questo scenario si sia realizzato. Sbaglio?
Dalle carte di Mafia Capitale risulta anche una sua amicizia con Erasmo Cinque, costruttore romano e buon amico di Carminati, legato agli affari dell'ex ministro Altero Matteoli, molto ben servito dal Comune al tempo di Alemanno, oggi imputato nel processo per le tangenti Mose e indagato nell'inchiesta su Expo, già presidente dell'associazione costruttori edili di Roma e provincia. Questo Erasmo Cinque nel 2013 è stato entusiasta del suo ingresso in politica. Lei ha ammesso che con Cinque siete amici fin da ragazzini. Ecco, lei per fare il sindaco di Roma non ha un po' troppi amici costruttori, alcuni dei quali al limite della legge?
Ma con tutti questi legami tra lei e i costruttori, da Caltagirone a Cinque, non ritiene che sia il caso di tenersi lontano dal potere politico della città di Roma, che proprio per i troppi rapporti tra politica e costruttori è stata ridotta nell'alveare di cemento che è?